Le nuove accuse di abusi sessuali contro i soldati dell’ONU
Un rapporto di Human Rights Watch ha parlato di almeno 8 aggressioni ai danni di donne e bambine avvenuti in Repubblica Centrafricana negli ultimi mesi
Dopo la pubblicazione di un nuovo rapporto dell’organizzazione internazionale Human Rights Watch sugli abusi sessuali commessi dai soldati delle Nazioni Unite nella Repubblica Centrafricana su donne e bambine, le Nazioni Unite hanno confermato di aver identificato sette nuove possibili vittime. Gli abusi sarebbero stati commessi a Bambari, una delle comunità più povere e vulnerabili del paese dove si trova un grande campo per famiglie sfollate a causa della guerra civile. Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno fatto sapere che rimpatrieranno 120 caschi blu di nazionalità congolese i cui membri sono sospettati di essere responsabili di alcuni dei più recenti abusi.
Nel suo rapporto, Human Rights Watch parla di almeno otto donne e bambine violentate o molestate sessualmente tra l’ottobre e il dicembre dello scorso anno. Due delle vittime (una di 14 anni e una di 18) hanno raccontato di aver subito violenze di gruppo da militari dell’ONU vicino all’aeroporto di Bambari, nella zona centrale del paese. La più grande ha detto che lo stupro è avvenuto verso la fine del 2015, si trovava vicino all’aeroporto in cerca di cibo e alcuni soldati armati l’avevano trascinata con la forza nella boscaglia: «Erano in tre sopra di me. Erano armati. Mi hanno detto che se avessi fatto resistenza, mi avrebbero uccisa. Mi hanno violentata uno dopo l’altro». La ragazza di 14 anni ha raccontato che lo scorso novembre, due soldati l’avevano aggredita mentre camminava vicino alla base delle Nazioni Unite di Bambari: «Indossavano uniformi militari e avevano le loro armi. Sono passata vicino a loro e all’improvviso uno mi ha afferrata per un braccio e l’altro mi ha strappato i vestiti. Mi hanno trascinata nell’erba alta e uno di loro mi teneva ferme le braccia mentre l’altro mi bloccava le gambe e mi violentava. Il soldato che mi teneva le braccia ha cercato di imbavagliarmi, ma sono riuscita a urlare. Questo è il motivo per cui sono fuggiti prima che il secondo soldato mi potesse violentare». Gli altri casi raccontati nel dettaglio nel rapporto riguardano degli stupri commessi da singoli militari, due dei quali contro delle bambine, e altri casi di donne che hanno detto di aver accettato dei rapporti sessuali con i soldati della missione ONU in cambio di cibo o denaro.
Da diverso tempo le forze di pace delle Nazioni Unite sono accusate di commettere abusi sessuali contro le donne dei paesi in cui sono inviate per delle operazioni di “protezione”, ma le ultime notizie riguardano la Repubblica Centrafricana. Lo scorso gennaio quattro soldati dell’ONU erano stati accusati di aver sfruttato sessualmente delle bambine anche di tredici anni in cambio di somme che andavano dai 50 centesimi ai tre dollari, ma nei pesi ancora precedenti sono emerse decine di casi.
Nella Repubblica Centrafricana le Nazioni Unite sono state inviate nel 2014 per contribuire a porre fine alla guerra civile con un’operazione chiamata MINUSCA. Dallo scorso agosto il capo della missione dell’ONU nella Repubblica Centrafricana è Parfait Onanga-Anyanga che aveva sostituito il suo predecessore su richiesta del segretario Generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon a seguito di una serie di denunce per violenze sessuali nei confronti di minori da parte di caschi blu. Questi episodi proseguono in realtà da anni e secondo diversi analisti stanno seriamente minacciando la credibilità delle operazioni di pace. Il Washington Post, che sta seguendo con molta attenzione la storia, ha intervistato un funzionario dell’ONU che ha chiesto di restare anonimo e che ha dichiarato: «Stiamo conducendo dei pattugliamenti sui nostri stessi uomini, cosa che non era mai accaduta prima». Qualche mese fa Ban Ki-moon aveva definito queste accuse «un cancro nel nostro sistema» e Parfait Onanga-Anyanga ha anticipato che le storie di cui si è saputo finora sono solo «la punta di un iceberg».