Le cose che hanno in comune “The Revenant” e “The Hateful Eight”
Neve, sangue e violenza, prima di tutto: e poi sono ambientati nell'Ottocento nel vecchio "west" degli Stati Uniti
L’articolo contiene spoiler minimissimi sulla trama generale di The Hateful Eight e The Revenant: tutte cose che probabilmente avete già letto ovunque.
The Hateful Eight, l’ottavo film di Quentin Tarantino, esce in Italia il 4 febbraio. È ambientato nella seconda metà dell’Ottocento, nel freddo West degli Stati Uniti: ci sono molta neve, molto sangue e quindi moltissima violenza. Neve, sangue e violenza sono molto presenti anche in Revenant – Redivivo, il nuovo film del regista messicano Alejandro González Iñárritu, nei cinema italiani dal 16 gennaio. Anche The Revenant è ambientato nell’Ottocento e la sua storia si svolge nel freddo West degli Stati Uniti. The Hateful Eight e The Revenant sono due dei film più importanti di questo periodo e da quando sono usciti negli Stati Uniti – entrambi il giorno di Natale – i critici dei giornali ne hanno discusso spesso associandoli. In un articolo dal titolo “Selvaggissimo West” il principale critico di cinema del New Yorker, Anthony Lane, ha scritto:
Se mettiamo insieme The Hateful Eight e The Revenant cosa ne esce? Cinque ore e trentacinque minuti di rancore e sfiducia, in cui i protagonisti – quasi sempre maschi – sono intrappolati in condizioni meteo estreme e risolvono le loro differenze con estrema violenza.
The Hateful Eight è un film molto statico: la maggior parte delle scene si svolgono in una carrozza, prima, e in una locanda poi. Una locanda in cui gli otto protagonisti del film, gli otto “odiosi”, si trovano costretti a dover passare insieme del tempo perché fuori nevica e non ci si può muovere. Nel film di Tarantino si parla molto e tutta la trama gira attorno alle storie dei protagonisti e a quello che loro dicono di essere, aver fatto e dover fare. C’è qualcosa di strano e sospetto nel fatto che tutti quei personaggi si trovino proprio lì: come dice nel film John Ruth, uno dei protagonisti, per essere un giorno di bufera c’è un sacco di gente nella locanda. The Revenant è invece un film di movimento: il protagonista Hugh Glass (interpretato da Leonardo DiCaprio) cammina, “nuota”, striscia e corre per molti chilometri. Ci sono tantissimi paesaggi: quasi tutto il film è girato all’aperto. La storia inoltre si sviluppa in un periodo di tempo molto più lungo di quello di The Hateful Eight. Per provare a fare un paragone con la letteratura: The Hateful Eight è un po’ Dieci piccoli indiani di Agatha Christie, The Revenant è invece più un Conte di Montecristo.
C’è anche chi li ha messi insieme in un unico trailer, i due film
Al di là del simile contesto storico e geografico e delle comunque numerose differenze, sia The Hateful Eight che The Revenant hanno una grande cosa in comune: la violenza. Quella di questi due film è una violenza che raramente si vede in film di questa importanza. In The Revenant c’è poi un altro tipo di violenza, oltre a quella di chi si insulta, si picchia e si spara: è quella visiva, dovuta alla messa in scena di tutte le cose che a Glass capita di dover fare per sopravvivere (sono tante). La violenza di Tarantino è stata descritta come una violenza-da-poltrona, una violenza divertita e quindi a suo modo divertente e colta. Lane scrive che Tarantino «fa saltare la testa ai suoi personaggi, per far andare noi fuori di testa».
In generale, al momento The Revenant è piaciuto di più di The Hateful Eight: ha incassato di più e ottenuto recensioni migliori (di The Hateful Eight si dice che si vede che è di Tarantino, ma che è peggio di quasi tutti i suoi altri film; di The Revenant si dice che è un gran film). The Revenant ha ottenuto 12 nomination agli Oscar, contro le 3 di The Hateful Eight. Le idee più estreme a riguardo le ha Alberto Crespi dell’Unità:
Revenant è un film solenne e a tratti magnifico, antico nella trama e moderno nella realizzazione; The Hateful Eight è un’inutile esibizione di macelleria, e trascorrere quasi tre ore in una stanza in compagnia di otto personaggi tutti odiosi, psicopatici e assetati di sangue ci è sembrata, da parte di Tarantino, una sadica e gratuita tortura.
Circolano comunque anche opinioni diverse. Peter Bradshaw del Guardian ha scritto che The Hateful Eight è bellissimo e che Tarantino «ha creato un altro film astuto e che toglie il fiato, intimo eppure stranamente colossale». Sempre sul Guardian, Carole Cadwalladr ha scritto che The Revenant è invece «una pornografia del dolore senza alcun senso». Un articolo scritto da Ann Hornaday, critica di cinema del Washington Post, ha invece criticato entrambi i film per la troppa e superflua violenza che mostrano.
Si possono apprezzare entrambi i film, li si può persino ammirare per il loro grande coraggio e la loro quasi perfezione. Ma i virtuosismi sullo schermo generano anche una grande diffidenza. Che si tratti dell’ironica distanza a cui si tiene Tarantino o dell’estremo e artistico masochismo di Iñárritu vengono però meno l’empatia e la capacità di riflettere su quel che succede: sono sommerse da superficiali valori estetici e tecnici.
Hornaday scrive che sia The Hateful Eight che The Revenant ingigantiscono e manipolano le nostre emozioni, e stuzzicano il nostro piacere nel vedere l’altrui sofferenza. Secondo lei entrambi i film usano la violenza e la sofferenza per intrattenere, senza fare nient’altro. «Ogni volta che si spengono le luci e inizia un film, il regista invita il pubblico a fare qualcosa: essere spettatori passivi o collaboratori attivi». La violenza e la sofferenza non sono problemi in quanto tali, hanno sempre fatto parte del cinema e probabilmente sarà sempre così: «Il problema è se i film ci chiederanno di fare qualcosa in più, oltre che guardare».