I guai del Valencia di Gary Neville
Uno dei più affascinanti esperimenti di questa stagione sta andando molto male – ieri ne ha presi 7 dal Barcellona – per questioni di lingua, di soldi e forse di amicizia
di Pietro Cabrio
Mercoledì sera, nella semifinale di andata di Coppa del Re, il Valencia ha perso 7-0 contro il Barcellona. L’allenatore del Valencia, Gary Neville, l’ha definita come “una delle più brutte esperienze mai vissute nel calcio”. L’ingaggio di Neville – famoso ex calciatore inglese del Manchester United – era stata una sorpresa per molti: fino a qualche giorno prima dell’annuncio lavorava come commentatore televisivo per l’edizione britannica di Sky Sport e non aveva nessuna esperienza in panchina. Il Valencia, poi, è tornato ad avere grandi ambizioni da quando è stato comprato dall’imprenditore singaporiano Peter Lim, che sta investendo molti soldi per cercare di avvicinarsi al livello delle tre squadre più forti del campionato, Barcellona, Real Madrid e Atletico.
Al momento dell’arrivo di Neville in Spagna, il Valencia si trovava al nono posto in campionato ma a soli cinque punti dalla zona che garantisce la qualificazione alla Champions League, considerata inizialmente l’obiettivo minimo in questa stagione. Nel girone di Champions League, invece, il Valencia era terzo con buone probabilità di ottenere la qualificazione agli ottavi di finale. Poco più di due mesi dopo il Valencia si trova al dodicesimo posto in classifica, a 19 punti dal quarto posto, e si può dire che ci sia stato un crollo verticale nelle prestazioni e nei risultati: in otto partite di campionato la squadra di Neville non ha mai vinto, ha pareggiato cinque volte e ha subito tre sconfitte. In Champions League, nonostante abbia perso l’ultima partita del proprio di girone contro l’ultima in classifica, il Lione, è riuscito a qualificarsi ai sedicesimi di Europa League ma solo grazie ai punti ottenuti nei mesi precedenti.
L’inesperienza, la lingua e gli infortuni
L’attuale situazione del Valencia era considerata parecchio improbabile a inizio stagione, quando la squadra era allenata da Nuno Espirito Santo, che l’anno prima era riuscito a portarla al quarto posto nella Liga. Espirito Santo ha lasciato inaspettatamente la squadra a novembre facendo capire a tutti che non gradiva le frequenti contestazioni dei tifosi nei suoi confronti. Tuttavia le difficoltà del Valencia sotto la guida di Neville non sono una sorpresa, per una serie di motivi.
Neville è alla sua prima esperienza da allenatore, in una società ambiziosa ma già con qualche difficoltà, in un paese di cui non sa la lingua e in un campionato che conosce poco. La squadra era stata allestita per un altro allenatore e nei mesi precedenti aveva perso il suo difensore migliore, Nicolas Otamendi, ceduto al Manchester City. Il suo sostituto, Aymen Abdennour, sta facendo molta fatica ad abituarsi alle istruzioni di Neville e per ora deve essere ancora aiutato dai compagni. I giocatori da cui ci si aspettava di più – Javi Fuego, Sofiane Feghouli, Pablo Piatti e Paco Alcacer – hanno subìto tutti una serie di infortuni: Javi Fuego, Paco Alcacer e Enzo Perez sono tuttora indisponibili. Fin qui Neville ha allenato una squadra molto giovane e con pochi leader in campo. Spesso ha dovuto portare in panchina dei ragazzi della primavera. Per giunta parla solo poche parole di spagnolo in una situazione in cui la comunicazione con i giocatori in campo dovrebbe essere immediata e continua.
Le difficoltà tattiche
Neville ha iniziato ad allenare il Valencia con l’intento di schierare la squadra con un 4-3-3 o un 4-2-3-1, invitando i calciatori a giocare con la palla a terra fin dalla difesa e cercando di evitare il più possibile i lanci lunghi. Questo sistema di gioco è molto usato in Europa negli ultimi anni ma ha bisogno, tra le altre cose, di due difensori centrali abili tecnicamente per impostare il gioco. Neville ha utilizzato come centrali Mustafi, Aderlan e Abdennour, i quali nelle ultime partite hanno commesso diversi errori e non sembrano ancora in grado di cavarsela nelle situazioni più complicate, in cui bisognerebbe fare più affidamento sulla propria tecnica.
La squadra non ha ancora assimilato le istruzioni di Neville, come si è visto diverse volte anche nella fase offensiva. Dovrebbe pressare continuamente gli avversari anche subito dopo aver perso palla, per recuperarla immediatamente: fin qui però si è vista una pressione confusionaria e disorganizzata che ha lasciato spazi vuoti in mezzo al campo, favorendo così la rapida avanzata delle squadre avversarie.
Neville ha provato a cambiare la posizione in campo di alcuni giocatori, con risultati non soddisfacenti. Il centrocampista Dani Parejo, per esempio, è stato schierato più vicino alla difesa, dove inizialmente è riuscito a cavarsela bene grazie alle sue notevoli abilità tecniche ma poi ha sofferto parecchio per via della sua scarsa prestanza fisica. Neville ha provato ad affiancargli altri giocatori più robusti, ma alla fine ha deciso di riportare Parejo più avanti.
Nei due mesi di Neville a Valencia la squadra ha fatto vedere solo alcune piccole cose buone. Ha pareggiato sia contro il Real Madrid che contro il Barcellona, ed è arrivata in semifinale (poi persa malamente contro il Barcellona) di Coppa del Re dopo aver eliminato il Granada e il Las Palmas.
I rapporti con Peter Lim
Da circa due anni il Valencia è di proprietà dell’imprenditore singaporiano Peter Lim, uno fra gli uomini più ricchi del suo paese e secondo la rivista Forbes al 949esimo posto nella classifica dei più ricchi al mondo. Il primo anno in carica di Lim è coinciso con una spesa di più di 50 milioni di euro e col mantenimento dei rapporti con Doyen Sport, un controverso fondo d’investimenti che finanzia diverse squadre di calcio europee, e con Jorge Mendes, uno dei più influenti procuratori sportivi. Di conseguenza il Valencia ogni anno vende regolarmente i suoi migliori giocatori, anche se avrebbe la possibilità di trattenerne alcuni. La società, che dispone di molti fondi, ne compra di nuovi ogni anno e in questo modo la rosa titolare cambia troppo ogni stagione.
Alcuni tifosi hanno contestato la scelta di ingaggiare un allenatore inesperto come Neville a stagione in corso, per la questione linguistica e perché non conosce bene né il calcio della Liga né la squadra. Inoltre considerano il suo ingaggio come un favore fatto da Lim a un amico. Neville e Lim infatti si conoscono da quando il primo era ancora un giocatore in attività e Lim gestiva una rete di negozi ufficiali del Manchester United in Asia. I due hanno mantenuto i buoni rapporti e insieme ad altri ex giocatori del Manchester United e al fratello Phil (ingaggiato a sua volte come vice allenatore del Valencia la scorsa estate) sono soci in affari: possiedono un hotel a Manchester e la squadra di calcio del Salford City.