Perché era un fenomeno, Buster Keaton
Uno dei più grandi attori e registi del cinema morì oggi 50 anni fa: storie e scene per farci sentire in colpa per averlo quasi dimenticato
Buster Keaton, uno dei più grandi personaggi del cinema muto, è morto oggi 50 anni fa: era il primo febbraio 1966, e lui aveva settant’anni. Keaton, il cui vero nome era Joseph Frank Keaton, è stato attore, sceneggiatore e regista di decine di cortometraggi e film: l’American Film Institute l’ha messo al 21esimo posto in una classifica delle più grandi star maschili della storia del cinema, alcuni anni fa Entertainment Weekly lo mise al settimo posto nella classifica dei migliori registi della storia del cinema e nel 2002 il celebre critico cinematografico Roger Ebert definì Keaton il più grande attore-regista di sempre. Ma a parte il ristretto circolo dei critici e degli appassionati di cinema, oggi non lo conosce quasi nessuno.
In pratica, Keaton è famoso per avere creato alcune delle più famose “gag” della storia del cinema, di quelle che si dice che “hanno fatto scuola”. La sua comicità era mimica, fisica e spesso acrobatica: nonostante girò spesso scene piuttosto complicate e pericolose Keaton non usò quasi mai (proprio mai, secondo alcuni) degli stuntmen. Eppure Keaton era anche famoso per la sua espressione triste, stralunata e alle volte imperturbabile: negli Stati Uniti si parlava di lui come della “Great stone face”, la grande faccia di pietra.
Keaton ebbe un enorme successo negli anni Venti. A differenza dell’altro grande attore-regista del cinema muto – Charlie Chaplin – le gag di Keaton risentirono però molto dell’arrivo del sonoro, che rovinò la sua comicità per la quale le parole e i suoni erano superflui e anzi, rappresentavano un problema. Keaton lavorò sempre meno, ebbe problemi di alcolismo e non riuscì mai – nonostante alcuni importanti film – a riconquistare il ruolo che ebbe negli anni Venti.
Un nome dato da Houdini
Keaton nacque il 4 ottobre 1885 a Piqua, in Kansas: i genitori erano attori di Vaudeville – un genere teatrale di origine francese, in cui si mettevano in scena commedie leggere – e Keaton iniziò sin da giovanissimo a prendere parte ai loro spettacoli. Secondo un aneddoto – mai del tutto smentito o davvero confermato – fu l’illusionista Harry Houdini, amico dei genitori di Keaton a dargli, seppur indirettamente, il soprannome “Buster”. Si dice che Houdini vide una rovinosa caduta del piccolo Keaton mentre era in visita dai suoi genitori e, vedendola, disse: “That was a real buster!”. Una frase che, secondo lo “slang” di quel tempo, significava: «questo è stato un gran capitombolo». Keaton aveva allora 18 mesi, ma furono i genitori a decidere di iniziare a chiamarlo con quel soprannome. “Buster” è oggi un nome relativamente diffuso negli Stati Uniti: non era diffuso – e anzi non era proprio usato come nome proprio – prima che Buster Keaton diventasse famoso.
Uno stuntman
Già durante le collaborazioni di Keaton agli spettacoli di Vaudeville dei genitori si iniziò ad apprezzare una delle sue migliori qualità: era un ottimo stuntman. Repubblica scrive che nella recensione di uno di quegli spettacoli si legge: «I suoi vecchi sono abbastanza bravi a modo loro, ma vengono eclissati quando il loro giovane e promettente Buster prende il centro del palco. È un mix di misurata allegria, agilità, clowneria e vero talento. Per quanto suo padre lo lanci da una parte all’altra della scena, Buster casca sempre in piedi». Keaton ha saputo conservare questo suo talento anche negli anni del successo cinematografico.
Il critico Tony Zhou ha spiegato che «per Keaton ogni caduta era un’occasione di creatività» e che Keaton era famoso per fare quasi sempre i suoi “stunt” e per riuscire a farli giusti al primo colpo. Parlando dei suoi “stunt” Keaton disse: «Non usavo mai controfigure, anzi a volte la controfigura ero io. Avete presente la scena in Sherlock Jr. in cui io salto sul manubrio della moto di un poliziotto e poi, per colpa di una buca della strada, il poliziotto vola via? Bene, il poliziotto ero io».
Un cortometraggio
Keaton è stato attore e regista di decine di cortometraggi. Il più famoso è Una settimana, girato nel 1920. Una settimana (il titolo originale è One week) è la parodia di un documentario sulle case portatili (quelle che si possono trasportare da un luogo all’altro) realizzato poco tempo prima dalla Ford Motor Company. Nel corto Keaton è un novello sposo che, insieme alla sua sposa, subisce le conseguenze di alcuni problemi di costruzione della casa. C’è una scena, famosissima, in cui la facciata della casa crolla sopra a Keaton. È il momento, scrive Matthew Dessem su Slate, in cui «Keaton fa il suo ingresso tra i grandi talenti del cinema. Una settimana ha la più bella gag conclusiva tra tutte quelle dei film di Keaton – anzi, di tutte le commedie, punto».
Un film
A dover scegliere un solo film per spiegare chi era Buster Keaton, viene spontaneo scegliere Come vinsi la guerra (The General, in inglese). Dopo un sondaggio mondiale fatto nel 2012 fatto da Sight & Sound – una rivista britannica di cinema – Come vinsi la guerra è finito al 34esimo posto nella classifica dei migliori film di sempre, il più alto tra le commedie in classifica. Il regista Orson Welles, uno dei più grandi di sempre parlando di Come vinsi la guerra disse: «È la miglior commedia mai fatta, il più grande film sulla Guerra civile americana e, forse, il più grande film di guerra di sempre». Come vinsi la guerra racconta la storia di un uomo che, per difendere la propria amata riesce, in vari modi, a respingere l’esercito nemico. Il film è interpretato, scritto, diretto, prodotto e montato da Keaton.
Il film, uscito nel 1926, costò molto per via di alcune complesse scene, ma non fu ben accolto. IMDB spiega che il film «aveva quella che al tempo era la sequenza più costosa della storia del cinema, quella in cui un ponte crolla mentre un treno gli passa sopra. La cosa strabiliò il pubblico, ma non bastò. Agli spettatori il film non piacque: non gli piacque che il protagonista principale era un soldato confederato e che le componenti “drama” erano più di quelle “comedy”».
Una scena con Chaplin
Nel film Luci della ribalta del 1952, uno dei miglior scritti e interpretati da Chaplin, Chaplin chiese a Keaton di recitare una piccola parte nel film, una sorta di omaggio ai tempi del cinema muto. Keaton accettò.
Una cosa strana
Alcuni mesi fa è girato su internet uno strano remix di alcune scene di Come vinsi la guerra. Le scene sono quelle originali, la colonna sonora è quella di Mad Max: Fury Road. Slate ne ha parlato qui, dicendo che in fondo i due film sono stati ugualmente ambiziosi e capaci nel rivoluzionare le scene di inseguimenti, ognuno a suo tempo e a suo modo.
Una frase, anzi tre
Oltre che per il cinema muto, Keaton è famoso anche per alcune sue “massime”. Queste sono tre delle più famose.
Un comico fa cose divertenti. Un buon comico rende le cose divertenti.
Perché essere difficili quando con un minimo sforzo potete diventare impossibili? »
La tragedia è uno zoom, la commedia è un campo lungo.
Un video di otto minuti per capire Keaton
Tony Zhou è un critico cinematografico il cui canale YouTube “Every frame a painting” (“ogni inquadratura è un dipinto”) è molto seguito da chi s’intende di cinema. Alcuni mesi fa ha spiegato benissimo e in modo molto chiaro cosa è stato Keaton per il cinema. Zhou fa notare per esempio come, grazie alla sua capacità di raccontare le cose per azioni, Keaton non avesse bisogni di usare le schede di testo che i film muti inserivano per spiegare le scene. La media di quelle schede di testo era, nei film muti, 240 a film. Keaton ne usò al massimo 56. Zhou spiega anche una semplice regola del cinema di Keaton: «I suoi mondi hanno una sola legge. Se la cinepresa non vede qualcosa, allora non lo vede nemmeno il protagonista della scena».