Il traffico dei passaporti falsi in Europa
È diventato un grosso problema di sicurezza dopo gli attentati di Parigi e riguarda anche l'Italia: ora gli Stati Uniti minacciano di prendere contromisure se non verrà risolto
Dopo gli attentati di Parigi compiuti dallo Stato Islamico (o ISIS) lo scorso novembre, si è cominciato a discutere parecchio del problema dei passaporti falsi usati da molti migranti per entrare e muoversi in Europa e per ottenere più facilmente lo status di rifugiato politico. Almeno due degli attentatori di Parigi avevano con loro dei passaporti falsi siriani che avevano usato per risalire la cosiddetta “rotta balcanica”, cioè la rotta dei migranti che dalla Grecia, che si raggiunge via mare partendo dalla Turchia, arriva fino alla Germania e all’Europa settentrionale. Il dipartimento di stato americano ha dato a questo riguardo un ultimatum a cinque paesi dell’Unione Europea – Francia, Belgio, Germania, Italia e Grecia: se entro il primo febbraio i governi di questi paesi non prenderanno dei provvedimenti adeguati a limitare il problema dei passaporti falsi, perderanno l’accesso al programma attualmente in vigore che permette ai loro cittadini di andare negli Stati Uniti senza visto (per capirci facendo solo l’ESTA, una specie di visto veloce, che si fa online in poco tempo al costo di 14 dollari).
Del traffico dei passaporti falsi si è occupata la stampa internazionale subito dopo gli attentati di Parigi, e il 27 gennaio ne ha scritto la giornalista italiana Giulia Paravicini su Politico.eu. Lunedì il ministro degli Interni francese, Bernard Cazaneuve, si è incontrato con gli altri ministri degli Interni europei ad Amsterdam per parlare della questione: Cazaneuve ha detto che lo Stato Islamico ha creato una sua “industria” dei passaporti falsi sequestrati in Iraq, Siria e Libia (per esempio quattro giorni dopo gli attentati di Parigi, la polizia serba arrestò un uomo che era in possesso di un passaporto che indicava gli stessi dettagli di uno dei due passaporti trovati di fianco ai corpi degli attentatori). Inoltre, negli ultimi cinque anni il numero delle denunce per passaporti persi o rubati in Europa è raddoppiato: Paravicini scrive – citando le polizie di diversi paesi europei – che in Europa sul mercato nero si può comprare un passaporto falso per un prezzo che va dai 2mila ai 7mila euro. Anche per questo Cazaneuve ha fatto pressioni per creare una task force dell’Unione Europea in grado di usare i database sull’antiterrorismo di tutti i paesi membri.
Paravicini dice che i funzionari statunitensi sono preoccupati soprattutto per i casi di Grecia e Italia, i due paesi che sono più esposti all’arrivo dei migranti. In Italia nel giro di due settimane dovrebbero essere diffusi i risultati di un’indagine su centinaia di passaporti falsi che 18 mesi fa avrebbero dovuto essere distrutti ma che non si sa come sono stati rubati. La polizia italiana si è accorta del furto solo qualche mese dopo, quando un uomo ha tentato di usare uno di questi passaporti all’aeroporto di Fiumicino, a Roma: il passaporto aveva un numero che secondo i registri delle autorità italiane era associato a un documento già distrutto. Nelle ultime settimane in Italia la polizia ha compiuto diversi arresti di persone sospettate di essere legate ad attività terroristiche e in possesso di passaporti falsi.
Anche la Grecia ha diversi problemi. La Commissione Europea ha di nuovo ripreso il governo greco accusandolo di non fare abbastanza per controllare i migranti che entrano nell’area Schengen – di cui la Grecia fa parte – per esempio non registrandoli tramite le impronte digitali. Il viceprimo ministro greco Nikos Toskas ha detto che l’individuazione dei passaporti falsi è un compito molto complicato per le autorità greche, soprattutto con il recente aumento del numero di migranti che sbarcano in Grecia per intraprendere la cosiddetta “rotta balcanica”: Toskas ha detto che molti documenti falsi sono venduti nei mercati del Medio Oriente e ha spiegato che è piuttosto semplice fare i controlli quando la situazione è tranquilla e con le adeguate attrezzature, ma non lo è quando «devi affrontare 4mila arrivi ogni giorno». Nonostante l’Europol, l’agenzia di polizia europea, abbia detto che i suoi specialisti sono disponibili ad aiutare il governo greco, finora non è stata presa alcuna decisione a riguardo.
Un’altra iniziativa per far fronte al problema riguarda invece i database dell’Interpol (l’Organizzazione internazionale della polizia criminale). A novembre i ministri degli Interni dei paesi europei hanno chiesto che tutti i punti di controllo delle frontiere esterne dell’Unione Europea vengano messi in collegamento diretto con il database dell’Interpol riguardo alla verifica dei documenti di viaggio (il database si chiama Stolen and Lost Travel Documents e fu creato nel 2002, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 a New York): l’iniziativa dovrebbe essere implementata dal marzo del 2016.