Abbiamo sempre chiamato il panama con il nome sbagliato?
Il famoso cappello "di paglia" (giusto: di cosa è fatto?) in realtà c'entra molto poco con Panama
Negli ultimi mesi, in occasione della realizzazione del “miglior cappello panama della storia”, si è tornati a parlare delle sue lontane origini, che si devono ricercare in Sud America. Fra gli altri, hanno raccontato la sua storia e tradizione l’edizione in spagnolo di BBC, Quartz e il sito di NPR.
Innanzitutto, va detto che il panama non è originario dello stato di Panama: storicamente, viene realizzato nella piccola città di Montecristi, in Ecuador, situata a pochi chilometri dalle coste dell’Oceano Pacifico. A Montecristi la produzione di cappelli panama va avanti da secoli – il cappello è stato menzionato anche dai conquistadores spagnoli che passarono in queste zone, nel Cinquecento – ed è attiva ancora oggi, sebbene la produzione commerciale si sia spostata altrove. C’è una ragione perché il panama arriva proprio da quel posto: il materiale con cui è intrecciato il suo “corpo” principale è ricavato dalle frasche di una pianta locale simile a una palma, la Carludovica palmata. La pianta viene anche chiamata “palma di Jipijapa”, dal nome della regione in cui si trova: e quindi per alcuni il panama è il “cappello di Jipijapa”. Dalle frasche di questa pianta viene estratta una specie di “fibra” in fili molto resistenti, che vengono fatti bollire e seccare per poterli lavorare. Quindi degli artigiani altamente specializzati provvedono a intrecciare il corpo principale dei cappelli, per mezzo di un lavoro che può durare dei mesi.
Un artigiano di Montecristi lavora a un panama (RODRIGO BUENDIA/AFP/Getty Images)
Proprio uno degli artigiani di Montecristi, il 47enne Simon Espinal, negli ultimi due anni ha intrecciato quello che a suo dire è «il punto più alto di un’arte bella e antica», come ha detto a NPR. Espinal, che ha imparato il mestiere da suo padre, un famoso artigiano di cappelli panama, ha detto a NPR di aver realizzato il miglior cappello di panama della sua carriera intrecciando fili per più di un anno e mezzo, dal 19 giugno 2003 al 20 febbraio 2015, raggiungendo un totale vicino alle mille ore di lavoro. Espinal ha detto che il cappello in questione ha circa 4000 trame per pollice quadrato (un pollice equivale a circa 2,5 centimetri), mentre raramente ne hanno più di 3000. Espinal ha detto di sperare che il suo cappello “vada a finire in un museo”.
La bottega di un artigiano di panama a Montecristi (RODRIGO BUENDIA/AFP/Getty Images)
Ma la lavorazione del panama non coinvolge solo la persona che intreccia il corpo principale del cappello, come racconta NPR:
Esiste tutta una serie di specialisti incaricata di dare i tocchi finali a ciascun cappello di panama prodotto, ognuno dei quali possiede dei titoli affascinanti e alla Hemingway come il rematador, il cortador, l’apeleador e il planchador. Il rematador è un termine che deriva proprio dalla corrida – è quello che “finisce” il toro, o in questo caso l’artigiano che rifinisce l’orlo e conclude l’intreccio. Il cortador invece è quello che dà una “rasata” alla superficie del cappello, eliminando con un rasoio i fili fuori posto, mentre l’apeleador colpisce il cappello con una mazzuola per dare una forma migliore ai fili – un compito molto delicato, dato che un colpo eccessivamente forte può rovinare il cappello, mentre uno troppo debole non ha effetti. Il planchador, l’ultimo della catena, ne rifinisce la forma con una specie di ferro da stiro.
Il panama non si è sempre chiamato in questo modo: Quartz riassume bene le vicende per cui assunse questo nome spiegando che «nel 19esimo secolo, un esule spagnolo di nome Manuel Alfaro arrivò in Ecuador, ed ebbe l’idea di espandere la vendita di questi cappelli. Riorganizzò la produzione e iniziò a vedere i cappelli ai viaggiatori che passavano per Panama sulla via della California per la corsa all’oro. I cappelli ebbero un grande successo, vennero associati a Panama e reso Alfaro un uomo ricco».
Nella storia sono stati apprezzati e resi famosi da diversi politici e personaggi famosi, fra cui Napoleone III, Theodore Roosevelt – che lo indossò anche in diverse foto famose – e più tardi anche Bill Clinton e diversi attori americani. Dal 2012 l’Unesco ha incluso il cappello panama nella lista dei patrimoni culturali dell’umanità.