I film Disney hanno un problema di maschilismo?

Nei film sulle principesse le protagoniste hanno meno battute e ruoli meno importanti degli uomini, e non sempre le cose sono migliorate col tempo

di Jeff Guo – Washington Post

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Visti oggi, i tre grandi classici del filone delle principesse Disney – usciti nel 1937, 1950 e 1959 – possono sembrare terribilmente retrogradi. Perché i personaggi sono ossessionati dall’aspetto di Biancaneve? Come mai Cenerentola non ha nessun hobby o talento? E perché la bella addormentata non fa niente se non pungersi e aspettare di essere salvata?

Le diverse serie del filone sono divise da un gap generazionale. Dopo l’uscita di La bella addormentata nel bosco nel 1959, ci sono voluti trent’anni perché Disney producesse un altro film d’animazione su una principessa. In quei decenni ci furono grandi cambiamenti: Walt Disney era morto, Betty Friedan aveva pubblicato La mistica della femminilità e Martin Luther King aveva organizzato la marcia su Washington. Quando alla fine Disney produsse La sirenetta nel 1989, la critica apprezzò la nuova eroina moderna. A differenza dei suoi predecessori, «Ariel (la protagonista) è un personaggio femminile pienamente realizzato, che pensa e agisce in modo indipendente e quasi ribelle», scrisse il critico cinematografico Robert Ebert, mentre il New York Times definì Ariel “una tipa tosta e spericolata”.

In un certo senso, tuttavia, La sirenetta rappresentò un passo indietro nel genere delle principesse. Per essere un film basato su una giovane donna, molti dialoghi erano appannaggio degli uomini. In effetti, si tratta del primo film Disney della serie sulle principesse in cui gli uomini hanno molte più battute delle donne. Fu l’inizio di una tendenza. Ovviamente, va considerato che in La sirenetta Ariel perde letteralmente la voce, ma nei successivi film Disney della serie le donne parlano addirittura meno, e gli uomini hanno in media tre volte il numero di battute delle donne. I dati sono stati raccolti dalle linguiste Carmen Fought e Caren Eisenhauer, che lavorano a un progetto di analisi di tutti i dialoghi del filone Disney sulle principesse. Dal momento che così tante ragazze guardano questi film, spesso in continuazione, vale la pena esaminare cosa insegnano sul ruolo dei generi.

«Non crediamo che le bambine siano portate a giocare o parlare in un determinato modo naturalmente», ha detto Fought, professoressa di linguistica al Pitzer College di Claremont, in California. «Non nascono con una preferenza per il colore rosa. Siamo noi che a un certo punto glielo insegniamo. Quindi una bella domanda sarebbe: le ragazze dove imparano come essere ragazze?». La ricerca sulle principesse Disney è ancora nella sua fase preliminare, ma Fought e Eisenhauer l’hanno presentata in anteprima durante la più importante conferenza di linguisti degli Stati Uniti. Fought e Eisenhauer hanno iniziato a contare la frequenza delle battute dei personaggi nei film del filone, con l’obiettivo di utilizzare i dati per fare luce sul diverso modo in cui parlano i personaggi maschili e femminili. Così facendo, si sono imbattute in un dato sorprendente e ironico.

Nella serie classica dei film Disney sulle principesse, le donne parlano quanto o più degli uomini. In Biancaneve, il rapporto è 50-50; in Cenerentola 60-40. In La bella addormentata invece, i dialoghi femminili sono addirittura il 71 percento. Nonostante questi film siano stati prodotti oltre cinquant’anni fa, ai personaggi femminili è dato ampio spazio per esprimersi. Al contrario, tutti i film sulle principesse del periodo 1989-1999 – l’era del cosiddetto “Rinascimento” Disney – sono dominati dagli uomini, incredibilmente: i personaggi maschili parlano per il 68 per cento della durata de La sirenetta, il 71 per cento ne La bella e la bestia, il 90 per cento in Aladdin, il 76 per cento in Pocahontas, e il 77 per cento in Mulan (dove la protagonista è stata contata come donna anche nelle scene in cui impersona un uomo).

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Parte del problema è rappresentato dal fatto che questi film sono popolati prevalentemente da uomini: a parte l’eroina, offrono pochi esempi di donne in posizioni di potere, che siano rispettate, utili o divertenti. «C’è una principessa isolata che cerca di farsi sposare, ma non si vedono altre donne fare altro», ha detto Fought. «Non ci sono donne che guidano gli abitanti del paese contro la Bestia, che fanno gruppo nella taverna cantando mentre bevono, che si danno indicazioni, o inventano qualcosa. In sostanza, chiunque nel film faccia una qualsiasi attività che non sia trovarsi un marito, grosso modo, è un maschio».

I primi film sulle principesse avevano meno ruoli parlanti e più equilibrio di genere. La sirenetta, tuttavia, segnò l’inizio di un nuovo stile di film Disney, ispirato ai cast corali dei musical di Broadway. Con il crescere del numero dei personaggi, aumentò anche la disuguaglianza di genere.
«Credo si sia trattato di trascuratezza: siamo abituati a pensare che “uomo sia la norma”», ha detto Eisenhauer, specializzanda all’università North Carolina State. «Quindi, quando ti serve un negoziante, il negoziante sarà un uomo. Se devi aggiungere una guardia, sarà un uomo. Penso sia inculcato nella nostra cultura».

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L’aiutante chiacchierone è un altro esempio di ruolo che viene assegnato in automatico a un uomo. È un personaggio fisso nei film Disney più recenti, e spesso ottiene alcune tra le battute migliori. Ci sono Flounder, Sebastian, Lumière, Tockins, Iago, il Genio della lampada e Mushu: perché nessuno di loro può essere una donna? Mrs. Bric – la teiera di La bella e la bestia – è l’unico esempio di aiutante femminile, e viene comunque messa in ombra dagli altri personaggi del castello.

Dopo Mulan (1998), la Disney si prese dieci anni di pausa prima di produrre un’altra serie di film sulle principesse. Nei film più recenti, la battute sono distribuite tra donne e uomini in modo più equo. In Rapunzel – L’intreccio della torre le donne hanno il 52 per cento dei dialoghi e in Ribelle – The Brave, un film che racconta il rapporto tra una madre e sua figlia, il 74 per cento. Frozen – Il regno di ghiaccio, però, interrompe la tendenza: nonostante racconti la storia di due principesse sorelle, nel film gli uomini hanno il 59 per cento delle battute.

Ovviamente, giudicare un film solo dal numero di parole pronunciate dalle donne non rappresenta un approccio esaustivo. Anche cosa dicono i personaggi è importante. Per ora, Fought e Eisenhauer si sono concentrate sui complimenti: hanno classificato ogni lode in tutti i film Disney sulle principesse, per capire come nel tempo è cambiato il modo di parlare alle donne. In questo caso, la tendenza è positiva. Nei film classici, i complimenti si concentravano sull’aspetto fisico: più della metà – il 55 per cento – erano rivolti alle fattezze delle donne, e solo l’11 per cento era riferito alle loro abilità o ai loro successi. (I complimenti possono esseri rivolti anche per altre ragioni, come le proprietà o la personalità).

Alcuni psicologi consigliano ai genitori di non far complimenti ai propri figli – specialmente alla bambine – per il loro aspetto fisico. Anche i commenti positivi possono causare problemi legati al corpo e all’immagine, perché rafforzano l’idea secondo cui l’apparenza sarebbe importante. Alcuni studi suggeriscono inoltre di lodare i bambini per i loro sforzi o successi, invece che per le loro caratteristiche (meglio un “Sei stato davvero bravo in quella verifica” che un “Sei davvero intelligente”), in quanto i bambini sono più motivati quando vengono riconosciuti i loro sforzi.

I film dell’era del “Rinascimento” Disney degli anni Novanta hanno segnato un miglioramento, in questo senso. Circa il 38 per cento dei complimenti rivolti alle donne hanno a che fare con l’aspetto fisico, mentre quasi il 25 per cento è riferito alle loro capacità o azioni. Nell’ultima serie di film – La principessa e il ranocchio, Rapunzel, Ribelle e Frozen – si registra finalmente un’inversione di tendenza. Per la prima volta, le donne sono apprezzate più per le loro abilità e successi che per l’aspetto fisico (il 40 per cento contro il 22 per cento).

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Parte del merito è forse da attribuire alle persone in capo agli ultimi film. Frozen e Ribelle sono stati entrambi ideati, scritti e diretti da una donna o da un team che comprendeva donne. Brenda Chapman, co-regista di Ribelle, ha detto che ha precisamente voluto rompere lo stereotipo del film Disney sulle principesse: «La protagonista Merida è stata creata con l’intento preciso di infrangere questo modello», ha raccontato Chapman su un sito internet dedicato ai genitori, «È stata creata per rivoltare come un calzino la classica principessa Disney».

«Credo che la Disney abbia risposto molto bene agli appelli che, francamente, ci hanno messo parecchio tempo ad arrivare», ha detto Dawn England, una dottoranda dell’università Arizona State che ha pubblicato una ricerca sul comportamento di uomini e donne nei film Disney sulle principesse. Secondo England, c’è bisogno di più studi che esaminino il modo in cui i bambini elaborano questi film, per capire come la rappresentazione del genere possa influenzare le menti più giovani, anche se si tratta di un’impresa difficile, vista la diffusione di queste immagini. Perlomeno, Disney si sta visibilmente sforzando di infondere un po’ di femminismo nei suoi film. «La strada è ancora lunga, ma è innegabile che si siano orientati verso principesse più androgine», sostiene England.

Belle, la protagonista de La bella e la bestia del 1991, per esempio, fu ideata come modello di femminismo: i dirigenti della Disney assunsero Linda Woolverton, la prima donna a scrivere la sceneggiatura di un film d’animazione Disney. Per Belle, Woolverton si ispirò a Katharine Hepburn in Piccole donne: «donne forti e attive, che amano leggere», aveva raccontato al L.A. Times nel 1992.

Disney è chiaramente orgogliosa dei suoi sforzi per rendere più moderno il genere delle principesse, ma ha ancora molto lavoro da fare. «Guardando i documentari sui “dietro le quinte”, si parla in modo esplicito di come dovrà essere la principessa e, in qualche modo, c’è sempre un’argomentazione femminista di mezzo», ha detto Eisenhauer. «Vogliono che abbia potere, ma le conversazioni non sembrano mai andare oltre la principessa». La ricerca di Fought e Eisenhauer ci ricorda che il punto non è solamente come sono rappresentate le principesse. È anche necessario prendere in considerazione i mondi che le principesse abitano, chi li comanda, chi detiene il potere e, infine, chi parla. In molti casi, le principesse sono superate dagli uomini nei loro stessi film, in termini di battute.

«I film del “Rinascimento” Disney– iniziato con La sirenetta e La bella e la bestia – furono descritti come diversi “dal classico film frivolo sulle principesse”. Avevano “donne attive che portavano a termine le cose”», ha detto Fought.«Va bene. Ma è davvero una buona idea farli guardare a delle bambine? Se si inizia ad analizzarli, il dubbio sorge spontaneo».

© The Washington Post 2016