L’Italia deve risolvere subito la faccenda banche, dice Bloomberg
Un editoriale spiega perché i guai di questi giorni sui mercati finanziari riguardano particolarmente l'Italia e il suo sistema bancario
Editoriale pubblicato su Bloombergview.com.
Negli ultimi anni l’Europa si è abituata al panico dei mercati finanziari, ma la causa del timore di questi giorni non riguarda la Grecia, Cipro o l’Irlanda. L’allarme viene dalle banche in Italia, la quarta maggiore economia del continente. Se già di suo l’Europa è stata piuttosto lenta nel risolvere i problemi del settore bancario, l’Italia lo è stata ancora di più. Il recente crollo in Borsa di molti di titoli di banche italiane ha mostrato che non si può più aspettare per prendere una decisione precisa riguardo i non performing loans: i prestiti effettuati dalle banche per i quali – semplificando – le possibilità che vengano ripagati sono poche. Il governo italiano sta discutendo un piano con gli altri paesi europei: devono tagliare corto la conversazione e agire.
Nessuno crede più che il problema riguardi solo le banche di piccole dimensioni, come le quattro “salvate” lo scorso novembre. Quella tesi è sparita nel momento in cui la Banca Centrale Europea ha chiesto ad altre sei banche approfondite informazioni sui loro bilanci: una di queste sei era il Monte dei Paschi di Siena, la più antica banca italiana e la terza per dimensioni. Dall’inizio di quest’anno il valore in Borsa di Monte dei Paschi si è dimezzato, salvo riprendersi un po’ alla fine della settimana scorsa.
Se Monte dei Paschi è un caso estremo, le altre banche non sono in condizioni molto diverse. La percentuale di non performing loans sul totale degli impieghi è del 17 per cento per le banche italiane, il quadruplo della media delle banche europee (che comunque non sono messe molto bene, se paragonate con quelle degli Stati Uniti). La soluzione è la creazione di una “bad bank” – una scatola vuota che esista soltanto per tenere in pancia le perdite e vendere i crediti inesigibili a società specializzate nel recuperarne almeno una parte – in modo da risanare il resto del sistema bancario e riportarlo a svolgere la sua funzione essenziale: prestare i soldi per far crescere l’economia del paese. La domanda che sorge di conseguenza è come distribuire le perdite tra le banche coinvolte. L’Unione Europea ha recentemente istituito delle nuove regole che ripartiscono l’onere del risanamento di una banca tra i suoi azionisti e obbligazionisti. Insiste inoltre che l’Italia riduca il suo debito pubblico, rendendo improbabile un qualunque tipo di salvataggio con soldi pubblici.
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha respinto alcune delle richieste della Commissione Europea ma un po’ di flessibilità da entrambi i lati dovrebbe riuscire a colmare i punti di disaccordo. L’Unione Europea dovrebbe ricordare che Renzi sta cercando, contro una forte opposizione nel paese, di essere il leader favorevole al mercato e attento ai conti pubblici che l’Europa vorrebbe. Un ulteriore ritardo nella soluzione del problema potrebbe essere pericoloso. L’Italia ha un’ottima classe di uomini d’affari ed eccellenti prospettive sul lungo termine, ma un sistema finanziario ancora irrisolto potrebbe mettere il paese in difficoltà. L’ultima cosa di cui il resto d’Europa ha bisogno è il peggioramento della crisi per una delle sue maggiori economie, proprio mentre l’Unione Europea e le sue banche centrali si stanno sforzando di ravvivare la domanda ed evitare la trappola della deflazione.
L’Italia e l’Europa devono trovare un accordo sulla riforma del sistema bancario, e devono farlo velocemente.
© Bloomberg 2016