Come saranno le migliori città del futuro
Saranno soprattutto a misura di anziano, dice un nuovo studio, e bisognerà adeguarle
di Dominic Basulto - Washington Post
Due grandi tendenze – la rapida urbanizzazione della popolazione mondiale e il suo invecchiamento – sono destinate a incrociarsi presto. Entro il 2030 un miliardo di persone – una su otto – avrà almeno 65 anni; entro il 2050 quasi due terzi della popolazione mondiale risiederanno in aree urbane. Prima di allora – secondo un nuovo rapporto del McGraw Hill Financial Global Institute (MHFI) – sarà necessario pensare in modo innovativo a come creare “città a misura di anziano”.
Creare una città a misura di anziano può essere più difficile di quanto sembri. Pensiamo ancora alle grandi città – New York, Washington D.C., Los Angeles – come al parco giochi dei giovani ambiziosi: luoghi dove i neolaureati possono farsi un nome nel mondo del business o dello spettacolo, lavorare a start-up innovative e sfruttare le nuove invenzioni di moda. Invecchiando queste stesse persone di solito si trasferiscono in periferia, abbandonando la città. Di conseguenza, tendiamo a trascurare il fenomeno dell’invecchiamento delle città mondiali. Adattarsi alle sfide dell’invecchiamento della popolazione urbana, inoltre, richiede un cambio radicale di mentalità da parte di politici e innovatori, rispetto a chi davvero vive nelle città e quali sono le loro necessità. Secondo il rapporto, un esempio di questo cambio di mentalità sarebbe la creazione di meccanismi che rendano più facile per i cittadini sopra i 55 anni diventare imprenditori e aprire start-up. In futuro non saranno solo i ragazzi appena usciti dall’università a fondare aziende multi-milionarie a New York o San Francisco: potrebbe essere vostro nonno!
La buona notizia è che il MHFI – in collaborazione con la Global Coalition of Aging – ha individuato quattro linee guida principali che possono essere usate per lo sviluppo della città del futuro.
Per prima cosa, la città del futuro dovrà dotarsi di infrastrutture e collegamenti per il trasposto pubblico che vadano incontro ai bisogni dei cittadini di tutte le età. Secondo, le città dovrebbero predisporre nuove opzioni abitative, per consentire ai cittadini di “invecchiare sul posto”. Terzo, ogni città dovrebbe prevedere l’accesso a piani sanitari locali dotati di tecnologie mediche innovative per gli anziani. Infine, la città del futuro dovrebbe offrire diverse opportunità per continuare a lavorare, studiare e svolgere attività artistiche e ricreative, a tutte le età. Il rapporto evidenzia come due città negli Stati Uniti – New York e Sausalito, in California – abbiano adottato un approccio innovativo per gestire l’invecchiamento della popolazione. A New York, per esempio, alcuni incroci stradali in aree pedonali ad alto traffico sono stati riprogettati perché gli anziani possano attraversarli con maggiore sicurezza. La città ha anche lanciato un’iniziativa di apprendimento online (“Age-Friendly NYC link”) rivolta agli anziani. Sausalito, invece, ha raccolto diversi consensi per l’iniziativa “Call A Ride Sausalito Seniors” (CARSS), un programma che offre passaggi in auto gratuiti ai cittadini dai sessant’anni in su.
Queste innovazioni stanno prendendo piede più velocemente in Asia e in Europa, dove c’è una maggiore consapevolezza sul tema dell’invecchiamento della popolazione rispetto agli Stati Uniti. Secondo uno studio commissionato da MHFI – che prende in esame gli atteggiamenti e le preoccupazioni delle persone su urbanizzazione e invecchiamento – il 94 per cento della popolazione in Cina e l’84 per cento in Brasile è a conoscenza dell’imminente cambiamento demografico, contro solo il 49 per cento negli Stati Uniti. La maggiore consapevolezza sull’invecchiamento della popolazione urbana ha portato allo sviluppo di alcune innovazioni ingegnose. Ad Akita, in Giappone, per esempio, sono stati installati marciapiedi dotati di sistemi per lo scioglimento della neve e percorsi pedonali adatti a tutte le stagioni: nel 2012 hanno favorito la riduzione delle cadute e degli infortuni degli anziani causati dal tempo. In Italia la città di Bolzano ha collaborato con IBM per la creazione del programma “Living Safe”, che raccoglie dati da sensori per sviluppare strategie per aumentare la sicurezza e l’indipendenza degli anziani (una sorta di “big data” per anziani).
Affinché le città possano affrontare l’imminente aumento della popolazione anziana, il settore pubblico e quello privato devono unire le forze e lavorare a soluzioni innovative per sviluppare politiche a misura di anziano. Oltre al rapporto di MHFI, circolano molte buone idee su come creare la città del futuro. Nel 2016, l’Organizzazione Mondiale della Sanità continuerà a lavorare sul suo “Decennio per l’Invecchiamento Sano, 2020-2030”, un quadro strategico dedicato all’invecchiamento la cui adozione è prevista per maggio 2016, in occasione dell’Assemblea Mondiale della Sanità. Il tema dell’invecchiamento sarà affrontato anche al World Economic Forum del 2016, che si concentrerà su come l’invecchiamento sano possa promuovere la crescita economica nelle economie sviluppate ed emergenti.
In definitiva, quindi, possiamo aspettarci che le città del futuro abbiano nuovi mezzi di trasporto che portino i cittadini anziani (la maggior parte dei quali non guida più) dove hanno bisogno di andare; nuove aree residenziali che permettano di invecchiare in città, con l’aiuto della tecnologia; innovazioni mediche che rispondano alle necessità degli anziani; e nuove opportunità di lavoro e svago che non siano orientate solo ai cittadini più giovani e al passo coi tempi. Questo significa che tra le città del futuro potrebbero essercene alcune che non definiremmo immediatamente come futuristiche. Verso la fine del suo rapporto, il McGraw Hill Financial Global Institute, segnala alcune località emergenti – Newcastle in Inghilterra, Canberra in Australia, i Paesi Baschi in Spagna e La Plata in Argentina – che si sono dimostrate all’avanguardia nella trasformazione in città a misura di anziano. Questi luoghi si uniscono a Seul, New York e Hong Kong, nel gruppo di aree metropolitane urbane che si stanno preparando a un futuro più ottimista, ma anche più vecchio.
© Washington Post 2016