Il sogno di vivere come un gatto a Venezia
«Per molti aspetti ricorda la mia città, San Pietroburgo. Ma l’aspetto principale è che quel posto è talmente bello che ci puoi vivere senza essere innamorato. È così bella che lo sai bene che niente che nella vita tu ti possa inventare o realizzare, sopratntutto in termini di pura esistenza, avrebbe una bellezza paragonabile. È così superiore. Se dovessi reincarnarmi, vorrei essere un gatto che vive a Venezia, qualsiasi cosa va bene purché a Venezia. Anche un topo. Dal 1970 avevo un’idea fissa: andare a Venezia. Avevo l’idea di trasferirmi e affittare un appartamento al piano terra in qualche palazzo sull’acqua, sedermi lì e scrivere, e gettare i mozziconi delle sigarette così sarebbero sfrigolati nell’acqua. E quando i soldi sarebbero finiti, sarei andato al negozio, avrei comprato una pistola da quattro soldi con quel che mi restava, e mi sarei fatto esplodere le cervella».
Joseph Brodsky in un’intervista data alla Paris Review nel suo appartamento nel Greenwich Village, New York, nel 1979.
Brodsky (1940-1996) è considerato uno dei più importanti poeti russi del Novecento, e scrisse anche saggi e opere teatrali. Dopo l’esilio dall’Unione Sovietica avvenuto nel 1972 si stabilì negli Stati Uniti, prese la cittadinanza americana e e insegnò letteratura in importanti università, come Yale, Cambridge e la Columbia. Nel 1987 vinse il premio Nobel per la Letteratura e nel 1991 venne nominato poeta laureato. Brodsky, che andò regolarmente a Venezia per tutta la vita, ha dedicato un saggio alla bellezza della città, Fondamenta degli incurabili.