Le polemiche sui romanzi “distillati”
Francesco Longo su Rivista Studio scrive della nuova collana di libri famosi in versione accorciata, e di tutte le discussioni che ne sono derivate
Francesco Longo su Rivista Studio ha riassunto e commentato le polemiche che in questi giorni si sono sviluppate a proposito di Distillati, una collana della casa editrice Centuria (di proprietà del gruppo Rcs Libri) che propone delle rivisitazioni di bestseller in versione concentrata: meno della metà della pagine. La collana è stata lanciata alla fine di dicembre 2015 e ogni mese Centuria propone due libri in versione ridotta, le uscite di gennaio sono Uomini che odiano le donne di Stieg Larsson (240 pagine invece delle 688 dell’originale) e Venuto al mondo di Margaret Mazzantini (200 pagine invece di 540). L’obiettivo della collana, che è distribuita solo in edicola, è di conquistare la parte di pubblico che ancora non legge libri regolarmente perché, forse, spaventata dall’impegno che richiede la lettura dei libri più lunghi.
La pubblicazione di romanzi distillati da parte dell’editore Centuria (gruppo Rcs) – «distillati non riassunti» – è stata accolta con ironia, critiche severe e insulti, anche dal mondo culturale che di solito si spende per la promozione alla lettura. Nell’epoca delle continue iniziative per avvicinare i non-lettori ai libri, la notizia dei romanzi condensati ha sollevato una levata di scudi che forse è solo l’altra faccia di quello stesso proselitismo. Perché non gioire per una collana che riduce numero di pagine, taglia il prezzo di copertina (a 3,99 euro), ed è pensata per spianare il clima di sospetto (noia e pesantezza) che separa i non-lettori dai libri? Tra l’altro, i volumetti usciranno in edicola, luogo frequentato anche da chi non va in libreria.
Le reazioni invece sono state negative. Non si tratta solo delle epidermiche risposte da social network, dove i libri distillati sono stati considerati «un insulto», uno «schifo», «un’iniziativa pessima», «un’atroce scoperta», uno «squallore», «un’idea terribile», «l’editoria italiana ha raggiunto livelli di degrado indescrivibili» , uno «scempio».
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