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  • Mercoledì 13 gennaio 2016

I dieci soldati americani fermati in Iran sono stati rilasciati

Erano entrati in acque iraniane a causa di un guasto meccanico: la crisi si è risolta rapidamente grazie ai nuovi rapporti tra i due paesi

Una barca statunitense per il pattugliamento nel Golfo Persico in una foto di repertorio (Torrey W. Lee/U.S. Navy via AP)
Una barca statunitense per il pattugliamento nel Golfo Persico in una foto di repertorio (Torrey W. Lee/U.S. Navy via AP)

Aggiornamento – I dieci militari americani a bordo delle due imbarcazioni che avevano sconfinato in acque iraniane sono state rilasciati, hanno annunciato i media iraniani citando un comunicato delle Guardie della rivoluzione. I soldati sono stati rilasciati senza che nessuno di loro fosse rimasto ferito durante la breve permanenza in Iran.

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Il segretario di stato americano John Kerry ha diffuso un comunicato sul sito del Dipartimento di stato, che tra le altre cose dice: «Voglio esprimere la mia gratitudine alle autorità iraniane per avere risolto rapidamente la questione». Diversi giornalisti e analisti hanno ripreso e commentato il comunicato di Kerry, visto che non è troppo usuale che i governi di Stati Uniti e Iran mostrino rapporti cordiali e risolvano una crisi di questo tipo così rapidamente. Il New York Times ha scritto che la risoluzione della crisi è stata piuttosto rapida perché il governo americano ha spiegato subito agli iraniani che lo sconfinamento delle due imbarcazioni in acque iraniane era stato causato da un guasto meccanico: il governo iraniano gli ha creduto e le Guardie della rivoluzione – che rispondono direttamente alla Guida Suprema Ali Khamenei e che fanno parte del ramo più conservatore del potere iraniano – hanno comunicato la liberazione dei soldati americani poche ore dopo. Il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif – che invece viene considerato vicino alle posizioni più moderate dell’attuale governo – ha usato toni altrettanto concilianti su Twitter, scrivendo: «Felice di vedere che il dialogo e il rispetto, non le minacce e l’impulsività, hanno permesso la risoluzione dell’episodio dei soldati americani. Impariamo da questo ultimo esempio».

Diversi giornalisti hanno fatto notare che le cose sono andate molto diversamente dall’ultima volta che si era creata una crisi di questo genere, quando 15 marines britannici erano stati arrestati dalle Guardie della rivoluzione per essere entrati in acque iraniane: era il 2007 e allora il presidente dell’Iran non era Hassan Rouhani, considerato un moderato, ma il conservatore Mahmud Ahmadinejad. I marines britannici erano stati rilasciati solo 13 giorni dopo il loro arresto. Una delle cose più importanti che sono cambiate rispetto ad allora è il raggiungimento di un accordo sul nucleare iraniano, che ha contribuito ad allentare la tensione tra Stati Uniti e Iran (i due paesi non hanno rapporti diplomatici ufficiali da oltre trent’anni). Alcuni giornalisti, come Thomas Erdbrink, corrispondente del New York Times in Iran, hanno scritto che la crisi è stata risolta rapidamente soprattutto grazie ai buoni rapporti personali che si sono instaurati tra Kerry e Zarif negli ultimi mesi. Erdbrink ha però fatto notare che tra Iran e Stati Uniti non esiste una struttura diplomatica ufficiale ma solo relazioni personali: la facilità a risolvere crisi di questo tipo potrebbe ridursi nel momento in cui ci sarà il cambio nell’amministrazione americana (Obama è stato un grande promotore e sostenitore dell’accordo sul nucleare, ma ha incontrato molto resistenze soprattutto tra i Repubblicani americani).

La crisi di oggi ha messo in evidenza un’altra volta le divisioni politiche che esistono all’interno del regime iraniano. Dopo la liberazione dei militari, l’Iran ha diffuso il video del fermo dei soldati americani, che li mostra sulla nave inginocchiati e con le mani dietro la testa. Diversi giornalisti, tra cui Borzou Daragahi di Buzzfeed, hanno scritto che le immagini sono state diffuse per imbarazzare l’amministrazione americana, e di conseguenze indebolire il governo di Rouhani.

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Nella notte tra martedì 12 e mercoledì 13 gennaio, le autorità dell’Iran hanno sequestrato due imbarcazioni militari statunitensi e trattenuto il loro equipaggio per un sospetto sconfinamento non autorizzato nel Golfo Persico. Le due barche erano in viaggio per una missione di routine dal Kuwait verso il Bahrein e, stando alla versione data dagli Stati Uniti, avrebbero avuto un problema tecnico che le ha portate a entrare nelle acque di competenza dell’Iran. I dieci militari a bordo sono stati fermati dal Corpo delle guardie della rivoluzione islamica e non è chiaro se saranno rilasciati già nella giornata di oggi.

Le notizie fornite dai media iraniani sono per ora piuttosto confuse. Il generale Ramezan Sharif delle Guardie della rivoluzione ha detto che per ora c’è solo un’ipotesi di rilasciare i militari statunitensi, ma che non è ancora stato deciso nulla in merito. Ha poi aggiunto che sono in corso indagini per ricostruire le cause dello sconfinamento e che i militari sono stati sentiti dalle autorità iraniane, cosa che fa ipotizzare siano stati interrogati. Le loro condizioni sono comunque buone e sono trattati con rispetto, ha detto sempre Sharif.

L’agenzia di stampa iraniana FARS scrive che le due navi si sarebbero spinte per quasi due chilometri all’interno delle acque iraniane nel Golfo, avvicinandosi all’isola di Farsi dove si trova una base navale dell’Iran. Dalle due imbarcazioni sono stati sequestrati alcuni dispositivi che, secondo le Guardie della rivoluzione, dimostrerebbero chiaramente l’avvenuto sconfinamento non autorizzato. Quel tratto di mare è del resto molto trafficato e navi militari iraniane, statunitensi e di altri stati del Golfo si incrociano spesso mentre svolgono le loro attività, che comprendono la raccolta di informazioni di intelligence di vario tipo. Le due barche statunitensi sono di piccole dimensioni, lunghe poco più di 11 metri, e di solito utilizzate per il pattugliamento di fiumi e aree costiere: viaggiavano verso una nave più grande per fare rifornimento, quando si è verificato un problema tecnico al sistema di navigazione.

L’incidente nel Golfo si è verificato in un momento piuttosto delicato per i rapporti tra Iran e Stati Uniti. I due paesi sono al lavoro per mettere in atto i termini dell’accordo internazionale sul nucleare, concordati l’estate scorsa dopo anni di trattative molto difficili e complicate. Entrambi i governi hanno l’interesse a fare in modo che non ci siano tensioni che potrebbero rallentare l’attuazione dei punti previsti nell’accordo. Avendo rinunciato alla ricerca sulle tecnologie nucleari e accettando maggiori controlli da parte degli osservatori internazionali, l’Iran potrebbe beneficiare entro poche settimane di una riduzione delle sanzioni economiche in vigore da anni e che hanno limitato la sua crescita economica.