Gli ultimi testi di David Bowie, riletti oggi
Critici musicali e fan stanno unendo i puntini dell'ultimo disco, uscito pochi giorni fa, per capire se stava parlando della sua morte imminente
Una delle ragioni che hanno reso sorprendente la morte di David Bowie è che non era affatto attesa: la notizia che Bowie fosse malato di cancro da un anno e mezzo non era nota nemmeno a fan e critici musicali e lo staff di Bowie l’ha diffusa solamente lunedì 11 gennaio, contestualmente a quella della sua morte. Gli stessi critici e fan sono andati allora a rileggersi i testi delle canzoni di Blackstar, il suo ultimo disco uscito appena tre giorni fa, trovandoci moltissimi riferimenti alla morte e alla sofferenza che prima erano passati quasi inosservati. Come ha sintetizzato efficacemente il critico musicale Tim Jonze, sul Guardian: «David Bowie stava davvero dicendoci addio? E non sembra ovvio, ora che sappiamo della sua morte?».
His last words in #Lazarus last single released by #DavidBowie everything he wanted to say…we just didnt know. https://t.co/7yB2tkciam
— Mrs Samira Khan (@this_is_samira) January 11, 2016
Quando è uscito Blackstar, alcuni si erano già accorti che i suoi temi principali erano la morte e in generale le difficoltà della vita: ma i testi di Bowie sono sempre stati piuttosto oscuri e indecifrabili, e quindi nessuno ci si era soffermato più di tanto. Oltretutto Blackstar è un prodotto artistico, non un comunicato stampa o un generico testo in prosa: e cercare di cavarne informazioni o messaggi è un processo fragile e rischioso. Da stamattina però le cose sono cambiate, in parte grazie a un post su Facebook di Tony Visconti, lo storico produttore di Bowie. Poco dopo che si è diffusa la notizia della sua morte, Visconti ha fatto intuire che Blackstar possa essere stato un “regalo di addio” preparato con molta attenzione in vista della sua morte imminente.
Ha sempre fatto quello che voleva fare. E ha voluto farlo in questo modo, e voleva farlo nel modo migliore. La sua morte non è stata diversa dalla sua vita: un’opera d’arte. Ha fatto Blackstar per noi, è stato il suo regalo di addio. Sapevo da un anno che questa sarebbe stata la sua maniera. Non ero preparato, però: è stato un uomo straordinario, pieno di amore e di vita. Sarà sempre con noi. Ora possiamo piangere.
In molti stanno portando il testo di “Lazarus”, l’ultimo singolo del disco, come prova del fatto che Bowie volesse “dirci qualcosa”. La storia di Lazzaro è nota: è un personaggio del Vangelo che viene resuscitato da Gesù Cristo quattro giorni dopo essere stato dato per morto. Il testo di “Lazarus” non contiene riferimenti alla storia originale, e sembra invece concentrarsi su una persona in difficoltà – «sono così fatto che il mio cervello si è messo a girare» – mentre il video mostra Bowie che canta dentro una specie di stanza da ospedale, con indosso una camicia da notte.
Forse il pezzo di testo di “Lazarus” più interessante, da leggere oggi, comprende i primi sei versi della canzone: secondo Mashable, che ha pubblicato una lunga analisi del testo e del video della canzone, parla della sua situazione e della sua eredità artistica.
Guarda quassù, sono in paradiso
Ho delle cicatrici che non possono essere viste
Ho una storia che non può essermi rubata
Ora tutti lo sanno
Guarda quassù, amico, sono in pericolo
Non ho nulla da perdere
Jonze, sul Guardian, ha invece visto negli ultimi versi di “Lazarus” una «visione positiva della morte, in quanto separazione dalla malattia – cosa che mi ha ricordato la poesia di Charles Bukowski “Bluebird”, in cui lo stesso uccellino citato da Bowie simboleggiava la liberazione dalla prigionia».
«Oh, e sarò libero, libero come quell’uccellino [bluebird, nella versione originale] / Oh, e sarò libero / Non è proprio da me?»
Altri riferimenti che a posteriori possono essere letti come “indizi” si ritrovano per esempio nei testi delle canzoni “Sue (Or in a Season of Crime)” – «ha chiamato la clinica, la radiografia è andata a bene, ti ho riportato a casa» – o nella stessa “Blackstar”, che parla di morti, dolore, esecuzioni – cosa che aveva fatto pensare che Bowie si riferisse all’ISIS, come ha lasciato intuire un musicista jazz che ha collaborato al disco. Secondo Jonze, però, la canzone “più potente” da riascoltare adesso è quella che chiude il disco, I Can’t Give Everything Away, che contiene i versi:
«Vedere di più e provare di meno
Dire di no, volendo dire sì
Per me è sempre stato così
È questo il messaggio che mando»
Scrive Jonze:
C’è la sensazione che Bowie abbia un segreto spiacevole che vuole disperatamente condividere, cosa che vuole riaffermare anche nel ritornello: «non posso dare via tutto».