La Catalogna avrà un presidente indipendentista
I due principali partiti indipendentisti hanno trovato un accordo dopo più di tre mesi di discussioni: il nuovo presidente della regione sarà Carles Puigdemont, sindaco di Girona
Junts pel sì (“Uniti per il sì”) e Candidatura d’unitat popular (CUP), le due principali forze politiche indipendentiste della Catalogna, hanno raggiunto un accordo per la formazione di un nuovo governo regionale. I negoziati sono stati molto complicati: sono iniziati alla fine delle elezioni regionali del 27 settembre e si sono conclusi solamente il 9 gennaio, a poche ore da una scadenza che avrebbe imposto nuove elezioni. L’accordo è stato trovato sulla base del fatto che il prossimo presidente di regione non sarà Artur Mas, presidente uscente e leader del partito principale della coalizione Junts pel sì: il suo posto sarà preso da Carles Puigdemont, attuale sindaco della città di Girona. Il Parlamento ufficializzerà la nomina di Puigdemont nel corso della giornata di domenica.
Secondo i giornali spagnoli, Mas era particolarmente sgradito al CUP, il partito di sinistra radicale che alle elezioni aveva ottenuto 10 seggi e che di conseguenza ha assunto un peso molto rilevante nella formazione del governo: la coalizione indipendentista di Junts pel sì ha vinto le elezioni ottenendo quasi il 40 per cento dei voti, ma i suoi 62 seggi non le permettevano di governare da sola. Fin dalla campagna elettorale, i leader di CUP avevano detto che non avrebbero appoggiato un nuovo governo Mas, accusato di aver applicato misure di eccessiva austerità economica e di non aver affrontato con decisione il problema della corruzione nel suo partito, la Convergència Democràtica de Catalunya (CDC, nazionalista e liberista). La scadenza per raggiungere un accordo era stata fissata per domenica 10 gennaio: in assenza di un nuovo governo entro questa data, la Catalogna avrebbe dovuto convocare nuove elezioni.
Puigdemont ha 53 anni e prima di entrare in politica era un giornalista. È sindaco di Girona dal 2011. L’obiettivo del nuovo governo è quello di raggiungere l’indipendenza della regione entro 18 mesi. Nel suo primo discorso, Puigdemont ha detto che l’obiettivo del suo governo è quello di «negoziare con lo Stato spagnolo» e con le autorità europee la creazione di uno Stato di Catalogna. La risoluzione per avviare formalmente il processo di indipendenza della Catalogna dalla Spagna era stata votata dal nuovo parlamento appena eletto il 9 novembre scorso. Qualche giorno dopo la Corte Costituzionale spagnola aveva però accolto il ricorso del governo del primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e sospeso la risoluzione presa dal parlamento catalano. Molti sono scettici sulle capacità della nuova coalizione indipendentista di realizzare il suo obiettivo verso l’indipendenza, e le divisioni degli ultimi mesi ne sarebbero una prova. La CDC, il partito di Mas, è una forza politica di impronta conservatrice, mentre i suoi due principali alleati, CUP ed Esquerra Republicana, sono rispettivamente di sinistra radicale e centro sinistra. Il CUP ha già chiarito che il suo sostegno a Puigdemont è strettamente subordinato ai progressi verso una rottura con la Spagna.
Il nuovo governo catalano avrà delle conseguenze anche a Madrid per la formazione di un nuovo governo nazionale, dopo le votazioni di domenica 20 dicembre che hanno portato all’elezione di un Parlamento molto frammentato, senza una maggioranza assoluta e senza degli accordi chiari tra i principali partiti. Dal punto di vista politico, uno degli ostacoli principali agli accordi sono la questione della Catalogna e le differenti posizioni sulla sua indipendenza. Mariano Rajoy, primo ministro uscente del Partito Popolare, sta cercando – finora senza successo – di trovare degli alleati che permettano una sua nuova nomina. Rajoy sta cercando l’appoggio del partito socialista PSOE e del partito centrista Ciudadanos intorno alla difesa di una Spagna unita. Pochi minuti prima del voto del parlamento catalano, Rajoy ha tenuto un discorso a Madrid trasmesso in diretta televisiva in cui ha ricordato che nessuna maggioranza nel parlamento locale potrà giustificare atti illegali come la secessione di una regione: «Il governo non lascerà passare un solo atto che comprometta l’unità e la sovranità della Spagna».