Il piano di ricollocamento dei rifugiati va malissimo
Gli stati europei si erano accordati per dividersi l'accoglienza di 160mila richiedenti asilo in due anni: per ora ne sono stati trasferiti solo 272
La Commissione Europea ha diffuso i dati riguardo l’avanzamento del piano di ricollocamento dei rifugiati arrivati in territorio europeo nel 2015: dei 160mila richiedenti asilo che secondo gli accordi presi tra gli stati europei lo scorso settembre avrebbero dovuto essere trasferiti dalla Grecia e dall’Italia agli altri stati membri dell’UE nei prossimi due anni, solo 272 per ora sono stati effettivamente ricollocati.
Normalmente per i migranti è possibile fare richiesta di asilo solo nel primo stato in cui vengono identificati una volta entrati in Europa, non sempre tuttavia questo succede negli stati di confine: soprattutto negli ultimi mesi, nei quali il numero di migranti è stato esponenzialmente più alto del solito, era prassi consentire ai migranti di raggiungere gli stati del centro Europa prima di essere identificati. Questo consentiva agli stati di confine di non dover gestire da soli troppi migranti. Lo scorso settembre, per regolare questo sistema, gli stati europei si erano accordati per ricollocare nell’arco di due anni 160mila richiedenti asilo – principalmente siriani, eritrei e iracheni – dall’Italia e dalla Grecia agli altri stati che ospitavano un numero di migranti inferiore. Gli accordi per ora non sono stati rispettati: i 272 migranti ricollocati finora sono lo 0,17 per cento della quota stabilita, e lo 0,03 per cento dei 1.008.616 migranti arrivati in Europa nel 2015.
Dei 160mila migranti per i quali era previsto il ricollocamento, 40mila appartenevano a un programma di accoglienza volontario da parte degli stati europei concordato a giugno, mentre il ricollocamento dei restanti 120mila era stato imposti a tutti gli stati con un sistema di quote. Diciannove paesi vincolati dall’accordo di settembre non hanno accolto neanche un migrante, mentre la Finlandia ne ha ospitati 111, la Svezia 39, il Lussemburgo 30, il Portogallo 24, la Germania 21, la Francia 19, la Spagna 18, il Belgio 6 e la Lituania 4. L’accordo di settembre era stato molto criticato da Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e Slovacchia, che avevano votato contro. Negli accordi di settembre c’era anche un punto che prevedeva l’invio di forze dell’ordine per aiutare Grecia e Italia a pattugliare i confini: dei 775 agenti promessi ne sono stati inviati solo 447. L’Ungheria, tra i più accesi sostenitori dei controlli dei confini europei, ha contribuito con soli 4 agenti, mentre lo stato che ne ha inviati di più è la Francia, con 59.
Steve Symonds, direttore della sezione di Amnesty International UK che si occupa dei diritti dei migranti, ha spiegato che l’applicazione caotica degli accordi di settembre non incentiva i migranti a rimanere in Grecia e in Italia in attesa di essere ricollocati, ma anzi li spinge a spostarsi per conto proprio e illegalmente, perché non si fidano del sistema. Il Corriere della Sera ieri ha scritto che l’accordo «prevedeva che lasciassero il nostro Paese 80 stranieri al giorno, in tre mesi ne sono partiti appena 190, altri 50 andranno via entro il 15 gennaio». Nonostante la cosiddetta “crisi dei migranti”, però, nel 2015 sono arrivate in Italia 153.842 persone, il 9 per cento in meno rispetto al 2014: l’Italia è stato uno dei paesi europei meno coinvolti dalla crisi dei migranti, e uno di quelli in cui meno persone hanno fatto richiesta di asilo.