È morto Pierre Boulez
Aveva 90 anni, ed è stato uno dei più importanti compositori e direttori d'orchestra contemporanei
Pierre Boulez, compositore e direttore d’orchestra francese, è morto martedì 5 gennaio nella sua casa di a Baden-Baden, in Germania. La notizia è stata diffusa con un comunicato della famiglia alla Filarmonica di Parigi, il 6 gennaio. Boulez aveva 90 anni e si era trasferito nella città termale di Baden-Baden da qualche anno. Era malato da e non aveva potuto presenziare diverse celebrazioni organizzate per il suo compleanno, lo scorso 26 marzo.
Boulez era nato nel 1925 a Montrbison, una paese dalla Loira, in Francia. Aveva fatto parte di un gruppo di giovanissimi compositori che avevano avuto molto successo nel Dopoguerra rivoluzionando il mondo della musica classica. Nel 1960 raggiunse una grande popolarità come direttore d’orchestra: diresse la Concertgebouw in Amsterdam, la Berlin Philharmonic e la Cleveland Orchestra; fu direttore della BBC Orchestra dal 1971 al 1975 e contemporaneamente direttore della New York Philarmonic Orchestra dal 1971 al 1977. Si dedicò molto a fare conoscere e valorizzare Debussy, Mahler, Stravinsky e Bartók. Il suo stile nella direzione dell’orchestra era unico, non usava mai la bacchetta ma dirigeva usando solo le mani.
Boulez era considerato uno dei più grandi compositori viventi, promotore di diverse innovazioni nella composizione per quanto riguarda durate, dinamiche e timbro. Molte delle sue opere erano definite “aperte”, lavori su cui Boulez tornava periodicamente per aggiornarli e introdurvi nuovi effetti e accorgimenti. Quando aveva compiuto 90 anni, il New York Times aveva intervistato diversi compositori e direttori d’orchestra che lo avevano conosciuto per raccontare la sua influenza nella musica contemporanea. Boulez aveva delle posizioni molto nette su molti aspetti del suo lavoro: una delle sue frasi più citate è che un compositore che non conosce la dodecafonia di Schoenberg sia completamente inutile; aveva una pessima idea di Shostakovich e diceva che «bisogna distruggere tutta l’arte del passato».