Da dove arriva la parola “stakanovista”?
Dal nome di un minatore russo che nacque oggi 110 anni fa, e che negli Trenta divenne il lavoratore-modello dell'URSS (finendo persino sulla copertina di Time)
Aleksej Stachanov è stato un minatore sovietico: morì nel novembre 1977 e nacque il 3 gennaio 1906, 110 anni fa. Durante la sua vita Stachanov diventò un simbolo dell’Unione Sovietica, finì su una copertina del Time, diede il nome a due città sovietiche e a un movimento sull’organizzazione del lavoro – il cosiddetto stakanovismo – ma soprattutto, per estensione, una parola ancora in uso in molte lingue tra cui l’italiano: la si usa, spesso in modo ironico, per riferirsi all’eccessivo zelo nello svolgimento particolarmente intenso e prolungato di un lavoro.
Stachanov nacque a Lugovaja, una città della Russia occidentale: era figlio di contadini e nei suoi primi anni di vita fece sia il contadino che il pastore, studiando alcuni anni nella scuola locale. Nel 1927 Stachanov – che parlando della sua gioventù si definì scarsamente educato – iniziò a lavorare in una miniera di carbone dell’Ucraina orientale. L’Unione Sovietica esisteva dal 1922 e Stalin – che nel 1924 aveva preso il posto di Lenin – puntava molto sull’industria (mineraria, ma non solo) per trasformarla da uno stato con un’economia agricola a una potenza industriale.
Per trasformare l’URSS serviva, tra le altre cose, una migliore organizzazione del lavoro. Secondo la propaganda sovietica Stachanov contribuì in modo determinante a migliorare il modo in cui i minatori prima, e molti altri lavoratori poi, affrontarono il proprio lavoro. Le cronache sovietiche parlano infatti di un giorno, il 31 agosto 1935, in cui Stachanov ideò un nuovo metodo per la gestione delle estrazioni che gli permise di estrarre dalla miniera in cui lavorava 102 tonnellate di carbone in poco meno di sei ore. Al tempo ogni minatore sovietico doveva raggiungere una quota giornaliera di tonnellate da estrarre: le 102 tonnellate rappresentavano 14 quote giornaliere. Si dice – ma i dati a riguardo sono pochi e ancora meno affidabili – che in un’altra occasione Stachanov riuscì a estrarre 227 tonnellate di carbone in un solo turno.
Stachanov era un uomo possente e quasi certamente un ottimo lavoratore: il suo record fu però dovuto a un’intuizione piuttosto che alle sue abilità fisiche. Per farla breve: prima di Stachanov ogni lavoratore alternava momenti in cui picconava a quelli in cui portava fuori dalla miniera. Stachanov introdusse invece la specializzazione del lavoro: un minatore (lui) picconava costantemente, gli altri facevano avanti-indietro per portare dove serviva il carbone da lui picconato. Più che picconare Stachanov però trapanava: sua figlia ha infatti spiegato a BBC che Stachanov si era infatti appassionato alla “novità” rappresentata dal trapano. I trapani da miniera stavano iniziando a diffondersi in quegli anni: pesavano però più di 15 chili ed era piuttosto difficile usarli. Violetta, figlia di Stachanov ha spiegato: «Mio padre andò a un corso per imparare a usare il trapano. Si era fermato alle scuole elementari, ma quando si trattava di lavoro era molto determinato».
Da molti anni esistono molti dubbi sul record di tonnellate estratte da Stachanov. Ne parlò nel dettaglio un articolo del New York Times pubblicato il 31 agosto 1985, cinquant’anni dopo la presunta impresa di Stachanov. Secondo l’articolo l’evento fu orchestrato dall’Unione Sovietica, che in Stachanov aveva solo bisogno di un modello/eroe per dare un nome e una faccia alla sua propaganda. Fu scelto Stachanov – ma chiunque altro sarebbe andato bene – e si fece di tutto per fare in modo che riuscisse, con alcuni aiuti da altri minatori e da tecniche allora all’avanguardia, a fare il suo record. Non ci sono elementi per confermare o smentire il numero di tonnellate estratte da Stachanov, è però certo che le condizioni che gli permisero di estrarle non furono normali, quotidiane e uguali a quelle di qualsiasi altro minatore.
Dopo il successo del 31 agosto, Stachanov fu comunque molto celebrato: prima a livello locale e poi a livello statale, dal Partito Comunista sovietico. Stachanov divenne un ottimo strumento di propaganda: fu invitato a girare l’Unione Sovietica in quanto lavoratore modello ed “emancipato”, promotore di una sua stessa idea per il miglioramento dell’efficienza delle estrazioni. Nel 1935 si tenne a Mosca, alla presenza di Stalin, la Prima Conferenza del Movimento Stachanov – una specie di conferenza governativa sulla teoria del lavoro – fu lì che nacque la parola “stakanovismo“, intesa come la “dottrina” di Stachanov. Fu sempre in quell’anno che la parola iniziò a diffondersi anche all’estero, spesso per parlare semplicemente di una persona che lavora davvero molto. A quella conferenza partecipò anche un reporter di Time, che nel novembre 1935 dedicò a Stachanov la sua copertina.
Negli anni successivi Stachanov si trasferì a Mosca con la sua seconda moglie – conosciuta durante i “tour” propagandistici organizzati dal governo sovietico – e studiò all’accademia industriale. Diresse poi per alcuni anni una miniera in Kazakistan e dal 1943 al 1957 lavorò per il ministero dell’Industria mineraria sovietica. Nel 1957 Nikita Chruščëv – che alla morte di Stalin aveva preso il suo posto – decise di rimandare Stachanov nel luogo in cui era nato, di fatto “licenziandolo”. BBC scrive che Stachanov passò gli ultimi vent’anni della sua vita solo e spesso ubriaco, prima di morire d’infarto nel 1977.
Nel 1970 Stachanov ricevette la medaglia di Eroe socialista del lavoro, il più importante riconoscimento sovietico di quel tipo. Nel 1978 alla città di Kadievka, nell’attuale Ucraina, fu dato il nome Stachanov: la città, che ha circa 80mila abitanti, si chiama ancora così (un’altra città prese il nome di Stachanovo dal 1938 al 1947).