Le ultime sulla sparatoria a Tel Aviv
La polizia sta ancora cercando l'uomo che ha ucciso due persone in un bar del centro: i suoi parenti dicono che ha problemi mentali e che non è un terrorista
La polizia israeliana sta ancora cercando l’uomo che venerdì ha attaccato un bar del centro di Tel Aviv, in Israele, sparando con un’arma semi-automatica e uccidendo due persone e ferendone altre sette. L’uomo è stato identificato. La polizia aveva inizialmente deciso di non diffondere il nome ma nel pomeriggio di sabato lo ha poi reso noto: si chiama Nashat Milhem è arabo-israeliano e ha un’età compresa trai 29 e i 31 anni (Haaretz scrive che il suo nome è invece Mashat Melhem: è una questione di traduzione). Milhem – le cui motivazioni non sono ancora state chiarite – è stato denunciato dal padre che lo ha riconosciuto dopo che la sua descrizione e alcuni video dell’attacco – oltre ad alcune foto del sospettato – sono stati pubblicati dai media israeliani. I giornali israeliani dicono che la polizia non sa dove si trova ora l’assalitore: in città le misure di sicurezza sono aumentate, e le ricerche sono continuate anche nella notte fra l’1 e il 2 gennaio.
Manhunt underway for terrorist who went on Tel Aviv shooting rampage https://t.co/HU7h5cSsPV #ArabIsraeliConflict pic.twitter.com/nQlgc7Uxpp
— The Jerusalem Post (@Jerusalem_Post) January 2, 2016
Venerdì e sabato la polizia israeliana ha concentrato controlli e perquisizioni nell’area di Wadi Ara, la zona a maggioranza araba nel nord di Israele dove vive la famiglia del sospettato. Nello zaino che l’uomo aveva abbandonato in un negozio vicino prima di cominciare l’attacco, la polizia ha ritrovato una copia del Corano, ma l’avvocato di famiglia ha detto al Jerusalem Post che il sospettato «non è sano mentalmente» e che non è un terrorista.
Diversi parenti del sospettato hanno raccontato ai media israeliani che Mihelm era sottoposto a cure mediche per alcuni disturbi mentali e che in passato la sua famiglia era stata costretta a chiamare la polizia a causa di alcuni suoi gesti violenti. Secondo la televisione israeliana Channel 10, un cugino del sospettato è stato ucciso dieci anni fa durante un’operazione della polizia di confine israeliana. Nel 2007 il sospettato raccontò di aver aggredito con un cacciavite e cercato di disarmare un militare per vendicare la morte del suo parente.
Intanto, è stata diffusa qualche informazione in più sulle due persone morte nell’attacco: sono Alon Bakal, che aveva 26 anni ed era il gestore del bar attaccato, e Shimon Ruimi, che aveva trent’anni e che si trovava a Tel Aviv per la festa di compleanno di un amico organizzata in quel bar. Fra le persone ferite, due rimangono in condizioni critiche dopo aver subito un intervento chirurgico nella notte fra venerdì e sabato.