Le intercettazioni sulla morte di Stefano Cucchi
Le ha pubblicate il Corriere, riguardano i carabinieri indagati: a uno l'ex moglie ricorda di quando raccontava in giro di "quanto vi eravate divertiti a picchiare quel drogato di merda"
Il Corriere della Sera ha pubblicato la registrazione di una telefonata del 26 settembre 2015 tra Raffaele D’Alessandro, un carabiniere indagato dalla procura di Roma per la morte di Stefano Cucchi, e la sua ex moglie Anna Carino in cui i due litigano molto animatamente dopo che Carino ricorda a D’Alessandro che lui aveva raccontato a diverse persone di “quanto vi eravate divertiti a picchiare quel drogato di merda”.
L’intercettazione fa parte delle prove che la procura di Roma presenterà il 29 gennaio in un’udienza per chiedere nuove perizie sulla morte di Cucchi e le percosse che aveva subito prima di morire. La nuova indagine è stata avviata agli inizi di dicembre ed è una cosa separata dai processi che ci sono già stati a carico di agenti di polizia e medici: questa riguarda cinque carabinieri di cui tre (D’Alessandro è uno di questi) accusati di lesioni aggravate e due di falsa testimonianza.
Il Corriere spiega che dopo questa prima conversazione con Carino, D’Alessandro chiamò altre persone spiegando che la sua ex moglie stava cercando di estorcergli più soldi in una questione legata al mantenimento dei loro figli facendogli ammettere cose che non aveva fatto. Un’altra intercettazione pubblicata dal Corriere fa sentire i carabinieri parlare della morte di Cucchi in un’auto di servizio.
Stefano Cucchi, 31 anni, fu arrestato dai carabinieri nel parco degli Acquedotti alle 23.30 del 15 ottobre 2009 perché trovato in possesso di droga. Il giorno successivo, dopo una perquisizione notturna nella casa dove viveva con i genitori e l’udienza di convalida dell’arresto, fu portato nel carcere romano di Regina Cœli. Successivamente, Cucchi passò sei giorni in diverse strutture e con il coinvolgimento di decine di operatori sanitari e della giustizia, in una catena di abusi e illegalità solo parzialmente ricostruita. Cucchi morì il 22 ottobre nel reparto protetto dell’ospedale “Sandro Pertini” di Roma intorno alle tre di mattina.
La lite tra ex coniugi sui soldi da versare per il mantenimento dei figli, registrata dalle microspie della polizia, è divenuta una delle principali prove a carico nella nuova indagine sulla morte di Stefano Cucchi. Raffaele D’Alessandro, uno dei carabinieri indagati per il «violentissimo pestaggio» a cui secondo la Procura di Roma fu sottoposto il trentunenne romano arrestato il 15 ottobre 2009 e morto dopo una settimana di detenzione, il 26 settembre scorso parla al telefono con la ex moglie Anna Carino.
Nei giorni precedenti fra i due (entrambi di origine campana) c’era stato uno scambio di sms in cui la donna aveva scritto a D’Alessandro, sempre a proposito dei figli: «Prima o poi dovrai cacciare la tua parte…cosa che fino ad adesso sta a provvede qualcun’altro! Poi ti lamenti che non li vedi x via della partita la domenica e il catechismo!!ma sii contento che fanno ste cose e so felici.. preoccupati di piu se nn li vedi se t’arrestano!!». Un riferimento, quello alla possibilità di finire in carcere, che l’ex marito mostra di non gradire quando parla con la Carino. La quale ribatte che era stato lui stesso a raccontare, a lei come ad altre persone, «di quanto vi eravate divertiti a picchiare quel drogato di merda», cioè Cucchi. Quando la donna dice questa frase D’Alessandro perde completamente le staffe, sospettando – a ragione, visto che l’indagine a suo carico era stata aperta da mesi e lui stesso era stato interrogato a luglio dal pubblico ministero di Roma Giovanni Musarò – di avere il telefono intercettato.
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