A chi sono andati quest’anno i fondi per l’editoria
Quasi 4 milioni ad Avvenire, quasi 3 a Italia Oggi, quasi 2 al Manifesto, in tutto sono più di 30 milioni: la lista completa
Il governo italiano ha diffuso la lista dei finanziamenti all’editoria (“contributi diretti alle imprese editoriali”, per fare i precisi) erogati nel 2014, pari a circa 30,7 milioni di euro, suddivisi e affidati a 46 testate. Questi contributi si sommano a quelli emessi per altre tipologie di aziende editrici. Il finanziamento più sostanzioso nel 2014 è andato al quotidiano Avvenire, che ha ricevuto 3,8 milioni di euro, poi Italia Oggi con 2,9 milioni di euro e il Manifesto con 1,9 milioni di euro.
Nella loro forma diretta, i finanziamenti riguardano solo tre tipologie di giornali: i giornali organi dei partiti politici, quelli delle cooperative di giornalisti e quelli delle minoranze linguistiche e che fanno riferimento a «enti morali», quelli cioè per le comunità italiane all’estero. I contributi indiretti – che non sono compresi nella lista qui sotto – sono piuttosto difficili da quantificare: per i quotidiani o i periodici che sono classificati nella categoria dei prodotti “stampabili”, che hanno indicato il prezzo di vendita in copertina o in un allegato comprendente anche il titolo e l’indicazione dell’editore, è previsto un regime fiscale agevolato del 4 per cento sul 20 per cento delle copie stampate.
Ciclicamente vengono avanzate proposte per cambiare l’attuale meccanismo dei finanziamenti, comunque già rivisto e modificato rispetto a un tempo. L’attuale bozza in Parlamento, presentata dal Partito Democratico, prevede che sia messo a disposizione un fondo unico, con una durata di cinque anni e che comprenda sia le risorse che lo stato normalmente dà per sostenere il settore, sia il denaro disposto in forma straordinaria nella legge di stabilità del 2014. I soldi dovrebbero essere ripartiti ogni anno sulla base delle esigenze e con valutazioni fatte direttamente dal governo, tramite un decreto. L’ipotesi è eliminare definitivamente i contributi per i giornali di partito e sindacati, mantenendo invece quelli per le cooperative e gli enti senza scopo di lucro.