Il lettore ideale di Elena Ferrante
Il Sydney Morning Herald ha pubblicato una rara intervista a Elena Ferrante, pseudonimo dell’autrice – o autore – anonimo e sconosciuto della saga L’amica geniale, che racconta in quattro libri l’amicizia di due donne – Lila ed Elena – ed è ambientato nei quartieri popolari di Napoli dagli anni del Dopoguerra in poi. La saga è uno dei casi editoriali dell’anno, soprattutto negli Stati Uniti dov’è in cima alle classifiche dei libri più venduti e dove l’ultimo capitolo, Storia della bambina perduta, è consigliato anche dai critici come uno dei libri migliori dell’anno (secondo alcuni anche grazie alla traduzione di Ann Goldstein). Nell’intervista Ferrante affronta alcune questioni letterarie: la scelta dell’anonimato e il ruolo dell’autore, il suo rapporto con la scrittura e il mondo editoriale, l’atteggiamento dei lettori verso il testo, la ricerca di autenticità nell’arte. Tra le altre cose spiega per esempio che:
«Al centro di tutta la storia della letteratura c’è il problema della verità. Per questo è normale che le autobiografie siano considerate la miglior garanzia di verità. In realtà non è così. Se la figlia di un missionario non ha la capacità di raccontare una storia, se non sa come caricare ogni parola con energia, la sua storia sembrerà più falsa che se l’avesse raccontata un banchiere. La verità nei romanzi è, in breve, direttamente proporzionale alla qualità della scrittura e non ha niente a che fare con la verità autobiografica che, al massimo, funge da canovaccio, come il marmo per una statua».
Ferrante suggerisce anche il modo migliore di leggere un romanzo, e come sono i suoi lettori ideali:
«Bisogna stabilire una relazione intensa e duratura con un libro. Il miglior lettore è quello che considera il libro un organismo vivente. Il miglior lettore è quello che esegue la partitura del testo non soltanto abbandonandovisi ma anche assaporando la responsabilità e il privilegio di esplorarlo con tutta la sensibilità e tutta l’immaginazione che possiede».
«Più di tutti amo i lettori che non vogliono essere consolati. Scrivo per raccontare un’esperienza. Il mio lettore ideale è appassionato al groviglio dell’esistenza e detesta le semplificazioni».
L’intervista si può leggere per intero, in inglese, qui.