Il blocco del traffico serve a qualcosa?
Qualche beneficio lo porta, se si guardano con attenzione i dati, ma per migliorare le cose servono soluzioni che non si fanno in un giorno
Sulle prime pagine di alcuni giornali di oggi ci sono critiche nei confronti delle amministrazioni di Milano, Roma e altre città, accusate di avere preso decisioni inefficaci contro l’inquinamento atmosferico come il blocco totale o parziale della circolazione dei veicoli. Le accuse sono basate sui primi dati forniti dall’Agenzia regionale per l’ambiente (ARPA) della Lombardia e da quella del Lazio, che hanno segnalato un lieve aumento delle PM10 (gli inquinanti ritenuti più pericolosi per la salute) tra lunedì e martedì, i primi due giorni in cui sono stati attivi i blocchi. Libero, noto per fare titoli spesso sopra le righe, titola in prima pagina “Bei pirla. Fermano le auto, sale lo smog”, mentre il Tempo scrive “Il blocco del traffico fa aumentare lo smog”. Le cose sono naturalmente più complesse di così, ma riportano a una domanda ricorrente in questi casi: fermare il traffico per qualche giorno serve davvero a qualcosa?
Come spiega Antonio Cianciullo di Repubblica, che da tempo si occupa di ambiente, in realtà il blocco della circolazione ha portato a qualche beneficio tangibile, se si analizzano in modo più accurato i dati:
La misura ha dato effetti ridotti, perché per avere più successo avrebbe dovuto essere estesa nel tempo e nello spazio, ma comunque un risultato c’è stato. Il successo, relativo visto che i valori restano troppo alti, consiste nel non aver peggiorato la situazione passando dalla giornata festiva a quella feriale. Se si confronta il dato registrato da varie centraline non con quello del giorno prima (domenica) ma con quello del lunedì precedente si scopre che una riduzione c’è stata.
I dati dell’ARPA riferiti ad alcune stazioni di rilevamento di Milano confermano l’analisi di Cianciullo. In quella di via Senato, per esempio, la riduzione da un lunedì all’altro è stata del 18 per cento; alla stazione di Verziere del 29 per cento e a quella di Pascal del 30 per cento. Nelle città della Lombardia dove non è stato effettuato alcun blocco la percentuale di PM10 nell’aria è invece aumentata: una prova indiretta del fatto che qualche beneficio nel brevissimo periodo viene portato dalla riduzione del traffico.
Anche nel caso di Roma le cose sono migliorate, se si fa un confronto su base settimanale tra lo scorso lunedì e quello precedente. Quasi tutte le centraline hanno fatto segnare una riduzione della quantità di PM10, anche se in misura inferiore rispetto alle variazioni di Milano.
Le informazioni raccolte dall’ARPA indicano quindi che il blocco del traffico porta qualche beneficio, ma è bene ricordare che è difficile fare valutazioni su periodi di tempo così brevi. Il problema dell’inquinamento delle grandi città è strutturale e dipende da molti fattori oltre le automobili: l’andamento del clima (veniamo da un periodo molto secco e poco ventoso), i riscaldamenti delle case e le emissioni degli stabilimenti industriali, per citarne alcuni. È sufficiente una giornata con un po’ più di vento o con una differente pressione atmosferica per cambiare i dati: un giorno poco ventoso con il blocco delle auto può rivelarsi più inquinato di un giorno ventoso o piovoso con la normale circolazione, per esempio.
I blocchi alla circolazione di questi giorni hanno contribuito a non peggiorare le cose, ma per avere benefici nel lungo periodo sono necessari provvedimenti di altro tipo che riducano le emissioni di inquinanti nell’atmosfera. I consigli che danno gli esperti sono ormai gli stessi da anni: più trasporto pubblico, a patto che sia pulito, più zone a traffico limitato, incentivi per usare i mezzi elettrici, più controlli sulle emissioni di condomini e impianti industriali, maggiore pulizia delle strade per rimuovere parte del particolato, più percorsi sicuri per pedoni e ciclisti.