Gli americani tenuti in ostaggio a Teheran nel 1979 riceveranno un risarcimento
Fu la crisi che provocò la rottura dei rapporti tra Iran e Stati Uniti, raccontata dal film "Argo": la disputa legale proseguiva da 36 anni
Il Congresso americano ha approvato un risarcimento per i 53 dipendenti della sua ambasciata che vennero tenuti in ostaggio a Teheran, in Iran, per 444 giorni, dal 4 novembre del 1979 al 20 gennaio del 1981. Quell’evento è conosciuto in tutto il mondo come “crisi degli ostaggi” e causò la rottura dei rapporti diplomatici tra Iran e Stati Uniti. Il risarcimento è stato approvato all’interno della legge finanziaria e stabilisce che ogni ex ostaggio potrà ricevere fino a 4,4 milioni di dollari (4 milioni di euro), circa 10mila per ogni giorno di prigionia. Gli ostaggi ancora in vita sono 37 e il compenso per gli altri 16 sarà consegnato alle famiglie. La legge prevede anche 600mila dollari per il marito, la moglie e i figli degli ex ostaggi: in tutto, dicono gli avvocati, saranno coinvolte nel provvedimento 150 persone. La somma sarà presa da un fondo che raccoglie le multe – come quella da 1,1 miliardi di dollari della banca francese BNP Paribas – pagate da paesi e banche che hanno violato le sanzioni imposte dagli Stati Uniti a Iran, Cuba e Sudan. Il risarcimento non sarà quindi pagato dall’Iran ma, commenta Thomas Lankford, uno degli avvocati degli ex ostaggi, «è la cosa più vicina a cui si poteva arrivare».
La battaglia legale per ottenere un risarcimento va avanti da anni e finora non aveva ottenuto alcun risultato. Gli accordi di Algeri del 1981, che posero le basi per la liberazione degli ostaggi, vietavano di intraprendere un’azione legale contro l’Iran. Da allora le richieste degli ex ostaggi sono rimaste inascoltate da tribunali e presidenti americani oltre che dal Congresso e dal Dipartimento di stato. Nel 2012 anche la Corte Suprema bocciò le loro richieste. La situazione è cambiata dopo l’accordo sul nucleare firmato a luglio da Iran e Stati Uniti, e anche grazie al film Argo (2012) di Ben Affleck, che racconta l’operazione con la CIA cha salvò sei degli ostaggi tenuti prigionieri, e che nel 2013 ha vinto l’Oscar come miglior film contribuendo a far conoscere all’opinione pubblica la loro storia. Joe Hall, uno degli ex ostaggi che ora ha 66 anni, è convinto che «Argo prima e l’accordo sul nucleare poi sono stati molto utili».
L’articolo che prevede il compenso è stato introdotto dal senatore repubblicano Johnny Isakson, capo del Comitato per gli affari dei veterani al Senato – che conta tre ex ostaggi – e che lo propone ogni anno dal 2013. La multa di Paribas non copre interamente le richieste ma il fondo resterà aperto per dieci anni e sarà rimpolpato dalle multe a chi ha violato le sanzioni. La legge è un precedente per futuri risarcimenti ad altri americani coinvolti in attentati terroristici nel mondo, come quelli che furono colpiti dagli attacchi nelle ambasciate statunitensi in Africa del 1998 e i primi soccorritori dell’11 settembre 2001 a New York.
La crisi degli ostaggi iniziò il 4 novembre del 1979, pochi mesi dopo la Rivoluzione islamica guidata dall’ayatollah Ruhollah Khomeini: centinaia di studenti attaccarono l’ambasciata statunitense a Teheran e presero in ostaggio 53 dei suoi dipendenti. La liberazione degli ostaggi avvenne al termine di lunghi negoziati, e la crisi contribuì ad affondare la presidenza di Carter e le sue speranze di rielezione. Gli ostaggi furono liberati il 20 gennaio 1981, mentre Ronald Reagan stava giurando come nuovo presidente. Durante la prigionia molti ostaggi vennero torturati: scrive il Washington Post che vennero inscenate finte fucilazioni, furono picchiati con tubi di gomma, appesi nei vani degli ascensori o costretti a correre bendati all’aperto; uno di loro si suicidò altri tentarono più volte di farlo. Qui potete leggere per intero la storia della crisi degli ostaggi, come ci si arrivò e come se ne venne fuori.