Si riparla di ebrei ultraortodossi e terrorismo
Circola un video in cui alcuni giovani di estrema destra cantano slogan violenti e celebrano la morte di un neonato palestinese
Mercoledì 23 dicembre la tv israeliana Channel 10 ha trasmesso un breve video girato alla fine di novembre al ricevimento di un matrimonio fra ebrei ortodossi a Gerusalemme. Nel video viene mostrato un gruppo di ragazzi – definiti da alcuni giornali “estremisti della destra radicale” israeliana – che ballano agitando in aria armi da fuoco e coltelli: uno di loro mostra anche una foto trafitta con un coltello di Ali Dawabsheh, un neonato palestinese di 18 mesi ucciso alla fine di luglio in un attacco incendiario ad alcune case di Douma, in Cisgiordania. Nel video la foto non si vede in maniera chiarissima, ma diversi giornali israeliani danno per certo che mostri Ali Dawabsheh.
Fin dai giorni successivi all’attacco, che in molti considerano uno degli atti di violenza che ha generato un nuovo ciclo di scontri in Israele e Palestina, i sospettati principali sono un gruppo di ebrei ultraortodossi. Il video, che è circolato moltissimo in Israele ed è stato ripreso da diversi giornali internazionali, ha fatto nuovamente parlare di possibili collegamenti fra ebrei ultraortodossi, partiti sionisti di estrema destra e il terrorismo di natura ebraica in Israele. In sottofondo, secondo una traduzione del Guardian, si sente anche un coro che dice: «fa sì che con un colpo solo riesca a vendicarmi sui palestinesi, per i miei due occhi».
Nel corso del servizio di Channel 10, la coppia di sposi viene definita «molto conosciuta negli ambienti dell’estrema destra», e i ragazzi che sono stati filmati mentre ballano sono stati descritti come degli amici delle persone che hanno ucciso Ali Dawabsheh. Il Guardian ha scritto che secondo alcuni giornali israeliani lo sposo in passato è stato arrestato e interrogato dai servizi segreti israeliani per il suo coinvolgimento in atti di terrorismo, e successivamente rilasciato. Il Times of Israel definisce i ragazzi mostrati nel video come “giovani estremisti della destra radicale”, anche se non è chiaro di quale dei molti partiti della destra radicale israeliana possano fare parte.
Luba Samri, un portavoce della polizia israeliana, ha detto che la polizia è in possesso di una porzione più lunga del video mostrato mercoledì: il procuratore generale israeliano ha approvato la richiesta della polizia di aprire un’inchiesta per incitamento all’odio e altri reati. Haaretz scrive che la polizia «intende interrogare le persone che hanno tenuto un comportamento irresponsabile con le loro armi, e ritirare il loro porto d’armi».
Channel 10 dice che al ricevimento giravano molte armi dell’esercito israeliano, date in mano anche a bambini. Un invitato al matrimonio in questione ha detto al Guardian: «A questi ragazzi l’odio viene praticamente inculcato: ho partecipato a molti matrimoni di questo genere per anni, e queste canzoni si sentivano già: ma con le armi e la foto del neonato Dawabsheh hanno davvero passato il segno». David Lau, il rabbino capo di Israele, ha detto che «atti del genere non rappresentano la fede ebraica. Stiamo parlando della negazione dei valori fondanti del popolo ebraico, della Torah e dell’unicità degli ebrei».
Molti israeliani considerano le comunità di ebrei ultraortodossi come un grosso problema per Israele: molti di loro non lavorano e vivono grazie a sussidi che il governo passa loro formalmente per occuparsi dello studio della Bibbia. Buona parte degli ebrei ultraortodossi hanno anche delle convinzioni politiche molto forti: votano spesso per partiti di estrema destra, si oppongono a qualsiasi compromesso con i palestinesi e guardano con favore alla costruzione di nuove colonie in Cisgiordania. In passato le loro convinzioni li hanno anche portati a compiere violenti attentati: l’ultimo in ordine di tempo è accaduto in luglio al Gay Pride di Gerusalemme, durante il quale un ebreo ultraortodosso ha accoltellato e ucciso una ragazza di 16 anni, ferendo successivamente altre cinque persone.
Gli attacchi a Douma di luglio, in cui oltre ad Ali Dawabsheh sono morte altre due persone della sua famiglia, sono considerati uno degli eventi che ha contribuito a provocare il nuovo ciclo di violenze fra israeliani e palestinesi iniziati a ottobre. Scrive il Guardian che «ad oggi 20 israeliani sono stati uccisi da aggressioni di palestinesi, mentre almeno 121 palestinesi – di cui 72 sono stati descritti come attentatori dalle autorità israeliane – sono morti in scontri con le forze israeliane».