Mattarella ha graziato due americani condannati per il rapimento di Abu Omar
Fu un caso intricato di “extraordinary rendition”, iniziato nel 2003 con il rapimento a Milano di un noto imam egiziano
Mercoledì il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, ha firmato tre decreti di concessione di grazia, due dei quali diretti ai cittadini statunitensi Robert Seldon Lady e Betnie Medero. Entrambi furono condannati per essere stati coinvolti nel rapimento dell’imam egiziano Osama Hassan Mustafa Nasr, conosciuto come Abu Omar, avvenuto a Milano il 17 febbraio del 2003 per opera della CIA e con la collaborazione dei servizi segreti italiani. Omar – che era un noto imam di Milano ed era sospettato di avere legami col terrorismo – fu fermato per strada da un uomo che si qualificò come poliziotto: fu bendato, caricato su un furgone e trasferito in una prigione in Egitto dove fu torturato, raccontò lui in seguito. Della vicenda si parlò molto perché fu un caso di “extraordinary rendition”, cioè un rapimento e detenzione illegale compiuti dagli Stati Uniti con la collaborazione di un altro paese. Sia Seldon Lady che Medero non si trovano in Italia e non hanno mai scontato le condanne in carcere.
A Robert Seldon Lady, l’allora capo centro della CIA a Milano, è stata concessa una grazia parziale di due anni, su una condanna totale di nove anni. Seldon Lady aveva progettato il rapimento di Abu Omar e fu l’uomo della CIA che mantenne i contatti con i servizi segreti italiani che collaborarono nell’operazione. Fu arrestato a Panama nel luglio del 2013 e due mesi dopo chiese la grazia all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Il rimedio che le chiedo è lo stesso che l’Italia sta sollecitando nel deplorevole caso dei fucilieri di Marina. Io non indossavo la divisa, ma ero lo stesso un soldato della guerra al terrorismo, avevo l’immunità».
A Betnie Medero, all’epoca seconda segretaria dell’ambasciata degli Stati Uniti a Roma, è stata concessa una grazia per tre anni di carcere. Medero fu coinvolta nella fase sia preparatoria che operativa del rapimento, “fino al trasferimento di Abu Omar nella base aerea di Aviano”, scrive il Giornale. Sul sito del Quirinale è spiegata anche la motivazione della concessione della grazia ai due cittadini statunitensi:
«Il Capo dello Stato ha in primo luogo considerato la circostanza che gli Stati Uniti hanno, sin dalla prima elezione del Presidente Obama, interrotto la pratica delle extraordinary renditions, giudicata dall’Italia e dall’Unione Europea non compatibile con i principi fondamentali di uno Stato di diritto.»
Ai tempi del rapimento di Abu Omar il presidente dell’Egitto era ancora Hosni Mubarak, uno degli alleati più stretti degli Stati Uniti in Medio Oriente. In quel periodo gli americani collaboravano frequentemente con i servizi segreti egiziani, molto attivi contro l’estremismo islamico, anche se il regime di Mubarak non era propriamente una garanzia riguardo al rispetto dei diritti umani e allo stato di diritto. La stessa pratica delle “extraordinary rendition”, risalente almeno alla metà degli anni Novanta, era criticata molto dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Una volta liberato dal carcere egiziano nel quale era stato portato, Abu Omar raccontò di essere stato torturato per dodici ore al giorno per sette mesi, descrivendo nei dettagli le forme di tortura, tra cui pestaggi, scosse elettriche, sospensioni prolungate e dolorose a testa in giù. Non fu mai accusato formalmente in Egitto, né subì alcun processo.
Le indagini sul rapimento di Abu Omar portarono all’apertura di un processo nel giugno del 2007: fu un caso molto seguito, non solo perché portò alle dimissioni dell’allora capo del SISMI Niccolò Pollari, ma anche perché era la prima volta nel mondo in cui un’operazione del programma dei rapimenti illegali della CIA era al centro di un processo. Oltre a Seldon Lady e Medero furono condannate altre 24 persone. Nel 2013 un tribunale italiano ha condannato per terrorismo internazionale Abu Omar, accusato di gestire una rete di reclutamento per conto di un gruppo alleato in Kurdistan con al Qaida.
La terza persona che ha ricevuto la grazia da Mattarella è Massimo Romani, condannato a trent’anni di carcere per detenzione di sostanze stupefacenti in Thailandia. Dall’agosto del 2014 Romani scontava la sua condanna in carcere in Italia.