Come cambiano le agenzie di moda
La storia di Matthew Moneypenny e della sua Great Bowery, che rappresenta truccatori, parrucchieri, fotografi e vuole renderli famosi quanto gli stilisti e le modelle
di Enrico Matzeu – @enricomatzeu
Per realizzare un servizio fotografico per una pubblicità o rivista di moda sono necessari, oltre al fotografo, molti altri professionisti: truccatori, parrucchieri, stylist (che scelgono e abbinano i vestiti), scenografi (che allestiscono il set) e naturalmente le modelle e i modelli. In tutto il mondo ci sono agenzie specializzate che mettono a disposizione tutte queste figure.
Il giornalista Matthew Schneier spiega sul New York Times come sta cambiando a Los Angeles il sistema delle agenzie che forniscono questi servizi. È soprattutto merito di Matthew Moneypenny, 46 anni, presidente e amministratore delegato dell’agenzia Trunk Archive, che realizza e fornisce fotografie (non solo di moda) utilizzate da riviste, confezioni di prodotti e sfondi degli smartphone.
Nel grande catalogo della Trunk Archive ci sono parecchie fotografie di fotografi di moda molto famosi, come Annie Leibovitz, Bruce Weber, Arthur Elgort e Patrick Demarchelier. Anche per questo le immagini vendute da Moneypenny costano molto e fanno guadagnare molto. La stessa agenzia ha utilizzato questo paragone: «se Corbis e Getty (due grosse agenzie fotografiche) sono Kmart e Walmart (due catene di abbigliamento low cost), noi siamo Bergdorf Goodman (i grandi magazzini di lusso di New York)».
Negli ultimi due anni, Moneypenny ha acquistato – con l’aiuto di Waddell & Reed, un’agenzia finanziaria che ha interessi nei grandi gruppi del lusso come LVHM e Richemont – una serie di agenzie di servizi per la moda e ha fondato Great Bowery, una sorta di mega-azienda che fa da cappello a tutte le altre, a cui fornisce servizi legali e risorse umane, e che reperisce e tutela tutte le figure che lavorano nel settore della fotografia di moda. Molti dei cosiddetti make up artist (cioè i truccatori) o degli hair stylist (i parrucchieri) che lavorano con grandi star e importanti fotografi sono per lo più sconosciuti al pubblico: l’idea di Moneypenny è di renderli a loro volta famosi. Fabien Baron, direttore editoriale della rivista Interview, ha detto che apprezza molto il progetto e che «se alcuni stilisti sono delle grandi star, allora lo possono essere anche i fotografi, gli stylist e le modelle. Ognuno è importante a modo suo, fa parte della cultura pop».
Secondo Schneier, l’industria della moda è cambiata molto negli ultimi anni, dopo l’introduzione di figure professionali nuove che si occupano di girare video o gestire i social network. È dello stesso parere anche Grace Coddington, la direttrice creativa di Vogue America e braccio destro di Anna Wintour. Coddington, ricordando il suo passato da modella, ha detto che «una volta non esistevano truccatori né parrucchieri specializzati negli shooting fotografici. Inoltre non c’era nessuno stylist pronto a sistemarti la borsa o gli accessori sul set».
Nel creare Great Bowery, Matthew Moneypenny si è ispirato al “modello Hollywood”, cioè a come funzionano e sono organizzate le agenzie del cinema americano. Moneypenny ha lavorato per molti anni alla ICM, un’importante agenzia che rappresenta artisti e tecnici del settore cinematografico e sta cercando di replicare quel modello e applicare le cose che ha imparato allora al mondo della moda. È l’unico agente di moda con un passato nel mondo del cinema, ma non è ormai l’unica persona convinta che «se inizialmente i tre pilastri erano la musica, la tv e il cinema, si può dire che la moda è ora il quarto».
I cambiamenti portati avanti da Moneypenny non piacciono però a tutti. Ad esempio, l’agenzia Art & Commerce, dove lavorava prima Moneypenny, non si è affiliata a Great Bowery. Mark Shapiro – responsabile dei contenuti dell’agenzia di moda WME-IMG, che controlla Wall Group, una delle più importanti agenzie di parrucchieri che lavorano per i red carpet – ha per esempio detto che: «Matthew ha avuto molto successo con la sua agenzia fotografica e l’archivio che ha costruito. Ma buttarsi in queste acque è un’altra cosa».