SpaceX ce l’ha fatta

Dopo molti tentativi, l’azienda spaziale del miliardario Elon Musk è riuscita a mandare un razzo in orbita e farne atterrare una parte in sicurezza

(SpaceX)
(SpaceX)

Nella sera di lunedì 21 dicembre a Cape Canaveral in Florida (in Italia erano le 2:30 circa del 22 dicembre), l’azienda spaziale privata SpaceX del miliardario Elon Musk è riuscita a fare atterrare un suo razzo Falcon 9, dopo essere stato lanciato verso l’orbita terrestre per il trasporto di 11 piccoli satelliti. È la prima volta nella storia dell’esplorazione spaziale che viene ottenuto un risultato di questo tipo, fondamentale per dimostrare che si possono creare razzi sicuri e riutilizzabili per i lanci. Questo metodo permette un notevole risparmio di denaro; come richiesto dalla NASA, che ha commissionato a SpaceX diverse missioni nei prossimi anni.

Per SpaceX il lancio era molto importante perché arrivava ad alcuni mesi di distanza dal fallimento dello scorso giugno, quando un altro Falcon 9 esplose poco dopo la sua partenza dalla rampa (e gli altri fallimenti, per quanto promettenti, di gennaio e di aprile). Il nuovo lancio è avvenuto alle 20:33, ora locale, come previsto: il primo stadio del razzo si è comportato normalmente e in seguito si è separato dallo stadio superiore, che ha continuato a trasportare i satelliti verso l’orbita. Il primo stadio, intanto, si è capovolto e ha iniziato a rallentare per il suo rientro verso il suolo. I piccoli razzi di posizione hanno corretto la sua traiettoria e a quasi 10 minuti dalla sua partenza è tornato a Cape Canaveral, in un grande spiazzo allestito per il suo atterraggio.

La missione è stata un successo anche per quanto riguarda la messa in orbita degli 11 piccoli satelliti. Il secondo stadio che li ha trasportati rientrerà sulla Terra impattando contro l’atmosfera a un angolo tale che porterà alla sua distruzione sull’oceano Indiano.

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SpaceX era al lavoro da anni per raggiungere il risultato di questa notte: aveva provato con razzi di dimensioni più piccole e aveva tentato atterraggi su una grande chiatta in mare, senza riuscirci. Il Falcon 9 sarà ora sottoposto a diverse verifiche per capire quali conseguenze abbia portato il breve viaggio suborbitale sulla sua struttura. Il prossimo passo sarà dimostrare che lo stesso razzo potrà essere usato una seconda volta, senza la spesa di costruirne uno nuovo. Il lancio è inoltre servito a dimostrare alla NASA che SpaceX sta rispettando i tempi in vista del 2017, quando dovrà gestire il primo lancio di una capsula spaziale con astronauti a bordo verso la Stazione Spaziale Internazionale.

Lo scorso novembre un’altra società spaziale privata, Blue Origin del CEO di Amazon Jeff Bezos, aveva ottenuto in risultato simile riportando il suo razzo New Shepard al suolo dopo un lancio suborbitale. Il test era però meno complicato rispetto a quello di SpaceX, perché il razzo aveva sostanzialmente mantenuto un assetto verticale, mentre il Falcon 9 si è spostato verso oriente e poi è tornato verso occidente per centrare il punto di atterraggio. In tutto questo ha anche permesso la messa in orbita di alcuni satelliti.