Le incredibili scimmie di mare
BBC racconta la storia di uno degli animali più resistenti e longevi al mondo e di cui oggi stiamo cominciando a scoprire i segreti
Uno degli animali più longevi del nostro pianeta può vivere fino a 10 mila anni. Non solo: può sopravvivere alla disidratazione, a temperature vicino allo zero assoluto e oltre quella di ebollizione dell’acqua. Non viene danneggiato né dal vuoto dello spazio né dalle pressioni che si trovano sul fondo degli oceani. L’acido gli fa poco o nulla, così come altissime concentrazioni di sale. Questo animale prodigioso, che a vederlo sembra invece molto fragile e delicato, si chiama artemia salina, un piccolo crostaceo lungo circa una quindicina di millimetri. Zaria Gorvett, una giornalista scientifica freelance, ha raccontato per BBC che finalmente, dopo decenni di studi, stiamo cominciando a scoprire i segreti proprio dell’artemia salina.
Chi era un ragazzo negli anni Settanta probabilmente si ricorderà delle “scimmie di mare”. Era un prodotto che all’epoca aveva un discreto successo e consisteva in una bustina, riempita di una polverina che la confezione definiva “magica”, decorata con disegni di creature simili a sirene o tritoni. Una volta disciolta in un acquario, dopo pochi giorni, la polverina si trasformava in piccole creature, minuscoli crostacei lunghi qualche decina di millimetri. Il fatto che si potesse comprare una bustina di polvere e discioglierla in acqua, come un preparato da cucina, e ottenere in cambio un acquario pieno di creature viventi, fu una delle ragioni del successo di questo prodotto. Quelle creature, le scimmie di mare, non erano altro che esemplari di artemia salina.
Normalmente le scimmie di mare vivono nei laghi e nelle pozze con alta concentrazione salina. Uno dei luoghi dove è possibile trovarne di più è il Great Salt Lake, nello Utah, nel sud ovest degli Stati Uniti. Sono creature antiche, vecchie di almeno cento milioni di anni, e di loro Gorvett fa questa breve descrizione: «Mangiano alghe che filtrano dall’acqua, nuotano a testa in giù, respirano dalle loro gambe – ne hanno 11 paia – e le femmine non hanno bisogno dei maschi per riprodursi». Inoltre hanno tre occhi e, come abbiamo visto, riescono a tollerare concentrazione saline intorno al 50 per cento, molto superiore alla salinità degli oceani, intorno al 3,5 per cento.
Non è facile vivere in questi ambienti così salati. Uno dei problemi che si possono incontrare è che spesso i laghi si ritirano, lasciando gli animali acquatici all’asciutto. Il Great Salt Lake ad esempio, è così poco profondo che se il livello dell’acqua scende di appena trenta centimetri le acque possono ritirarsi per chilometri interi. È una situazione potenzialmente distruttiva per qualsiasi animale acquatico. Le scimmie di mare hanno trovato una soluzione per sopravvivere senza difficoltà a questo rischio.
In condizioni normali, le femmine depongono uova che si schiudono quasi subito. Ma quando il cibo comincia a scarseggiare o quando percepiscono che il livello di salinità aumenta – un potenziale segnale di una diminuzione del livello delle acque – invece delle normali uova producono delle “cisti”, involucri rigidi che al loro interno contengono una larva già quasi completamente sviluppata. La caratteristica interessante di queste cisti è che possono sopravvivere a una perdita del 97 per cento dell’acqua al loro interno. In questa situazione, la ciste blocca tutti i processi vitali ed entra in uno stato di sospensione asciutta che si trova in un punto intermedio tra la vita e la morte.
Quanto può durare questo stadio di ibernazione? Non lo sappiamo esattamente, ma sappiamo che nel 1990 una compagnia petrolifera recuperò da un pozzo di trivellazione molto profondo alcune cisti ibernate. La compagnia le mise in acqua e un certo numero di loro, nel giro di 24 ore, si sviluppò in scimmie di mare perfettamente formate. Quando furono datate con la prova del carbonio-14 si scoprì che erano vecchie di diecimila anni.
Come ci erano riuscite?, si chiede Gorvett. Per avere una risposta bisogna fare un passo indietro e farsi un’altra domanda: come fanno le cisti di scimmie di mare a sopravvivere dopo essere quasi completamente disidratate? Fin dalle elementari sappiamo tutti che l’acqua è fondamentale per la vita. Le cellule viventi sono composte in gran parte di acqua che “sostiene” le varie molecole che le compongono. Togliere l’acqua è come eliminare l’impalcatura che sostiene un intero edificio: proteine, cromosomi e altre componenti crollano, si deformano e, in sostanza, si rompono.
Il trucco è trovare un modo di mantenere la forma delle strutture cellulari una volta eliminata l’acqua. Le scimmie di mare ci riescono grazie ad uno speciale tipo di zucchero, il trealosio, che rappresenta il 15 per cento di tutto il peso di una ciste una volta eliminata tutta l’acqua. Questo zucchero forma una specie di impalcatura alternativa, che sostiene le cellule e gli altri elementi quando la ciste si secca ed entra in ibernazione. In maniera piuttosto sorprendente, liberarsi dell’acqua rende le cisti delle scimmie di mare quasi invulnerabili a tutta un’altra serie di pericoli. Ad esempio, quando la temperatura scende oltre una certa soglia, è proprio l’acqua a diventare letale per gli esseri viventi. Minuscoli cristalli di ghiaccio che si formano all’interno delle cellule diventano come coltelli che lacerano le pareti cellulari. Quando l’acqua si avvicina al punto di ebollizione o a quello di congelamento, si espande, facendo esplodere le cellule che la contengono.
La ragione per questa ultra-specializzazione alla sopravvivenza deriva probabilmente dall’ambiente nel quale si sono evolute le scimmie di mare, cioè i laghi altamente salini, uno degli ambienti più ostili alla vita presenti sulla Terra (non è un caso se il Mar Morto, il lago salato che si trova in Israele, ha proprio questo nome). In questi ambienti c’è poca competizione. Le scimmie di mare sono praticamente l’unica specie che vive nel Great Salt Lake, a parte alcune larve di insetto. Durante la stagione della riproduzione il lago viene letteralmente coperto da miliardi di uova che si schiudono quando la temperatura ritorna a salire nella primavera successiva.
Intorno al lago esiste un’industria che raccoglie le cisti: grazie alla loro resistenza, le cisti possono essere semplicemente impacchettate e spedite in tutto il mondo come mangime per pesci, senza preoccuparsi troppo di conservarle con particolare cura. Ma le cisti di scimmia di mare sono interessanti anche per altri motivi. La scienza medica è molto interessata alle proprietà degli zuccheri che permettono alle cisti di sopravvivere in condizioni di assenza di acqua. Disidratare un vaccino senza fargli perdere le sue proprietà permetterebbe di inviare cure mediche anche in luoghi remoti dove è difficile conservarlo a basse temperature. Alcuni prodotti, conclude Gorvett, basati sulle straordinarie proprietà delle scimmie di mare, hanno già raggiunto la fase dei test clinici.