Nicki Minaj ha fatto un concerto per un dittatore
La cantante americana si è esibita in Angola a un festival sponsorizzato da una società della famiglia del dittatore dos Santos: e secondo Slate ha sbagliato a farlo
Sabato 19 dicembre la cantante statunitense Nicki Minaj ha tenuto un concerto a Luanda, la capitale dell’Angola. Il concerto faceva parte di un festival natalizio sponsorizzato da Unitel, una società di telecomunicazione in parte controllata dalla figlia di Jose Eduardo dos Santos, presidente e dittatore dell’Angola dal 1979. Slate stima che la società Blueprint Group, che controlla i diritti dei concerti di Minaj, guadagnerà circa 2 milioni di dollari. Tra quelli che hanno criticato la scelta di Minaj di partecipare al festival – organizzato in un paese governato da una dittatura e per di più che coinvolge una società vicina alla famiglia del dittatore – c’è l’associazione no profit Human Rights Foundation, il cui presidente Thor Halvorssen ha detto: «Nicki Minaj è un’artista mondiale, apprezzata da milioni di persone. Non ci sono buone ragioni perché lei possa accettare di mettersi in affari con la corrotta dittatura dell’Angola e appoggiare la società della famiglia che controlla quella dittatura».
Dos Santos è sopravvissuto all’eredità del colonialismo e a devastanti guerre civili. È riuscito negli ultimi 25 anni a consolidare il suo potere, controllando l’esercito e il sistema giudiziario e «devastando il giornalismo indipendente e la società civile», scrive Slate. È riuscito a rimanere presidente grazie a brogli elettorali e a una «spietata repressione dei dissidenti».
Per 36 anni dos Santos ha sfruttato le molte riserve naturali dell’Angola per costruire il suo enorme impero finanziario, arricchendo la sua famiglia e posizionandone i membri al comando delle più importanti aziende nazionali. Da quelle posizioni i familiari di dos Santos hanno rubato quello che volevano dall’Angola, il secondo più grande produttore di petrolio di tutta l’Africa. Secondo il Fondo Monetario Internazionale tra il 2007 e il 2010 si sono perse le tracce di almeno 30 miliardi di euro provenienti dai ricavi legati al petrolio.
Alcuni mesi fa il giornalista Michael Specter aveva parlato sul New Yorker delle “grottesche ineguaglianze” prodotte dalla dittatura di dos Santos: gli abitanti dell’Angola hanno un’aspettativa media di vita di 52 anni, la metà di loro vive con meno di due dollari al giorno e il 60 per cento delle persone non ha un regolare accesso all’elettricità. Isabel dos Santos, figlia 42enne del dittatore e presidente dell’Angola, è invece la più giovane miliardaria africana, con un patrimonio netto di oltre tre miliardi di euro. Secondo l’associazione anti-corruzione Maka Angola, una consistente parte del patrimonio di Isabel dos Santos arriva dal traffico illegale di diamanti.
Secondo Slate la scelta di Minaj è criticabile anche perché la cantante e i suoi manager si sono espressi a favore del movimento Black Lives Matter (“le vite dei neri sono importanti”), nato per protestare contro le violenze della polizia nei confronti dei neri. «Sembra che quando i neri sono in Angola le loro vite valgono meno di un assegno di un dittatore». «È possibile che Minaj non sappia nulla dell’Angola», scrive Slate, ma non è accettabile che i suoi manager non ci abbiano pensato.