L’ultima partita di Abby Wambach
La superstar del calcio femminile americano ha giocato domenica scorsa l'ultima partita della carriera, dopo alcune polemiche nate dalle sue affermazioni sui giocatori nati o cresciuti al di fuori degli Stati Uniti
La costante crescita di popolarità del calcio femminile negli Stati Uniti, e molti dei successi della nazionale americana negli ultimi dieci anni, si devono soprattutto alla bravura e alla notorietà di alcune giocatrici: tra queste c’è sicuramente Abby Wambach, che con Mia Hamm verrà ricordata come una delle più forti calciatrici della storia. Wambach ha disputato la sua ultima partita domenica sera, giocando 70 minuti dell’amichevole tra le nazionali degli Stati Uniti e della Cina. Nel corso della sua carriera Wambach ha segnato più di duecento gol fra club e nazionale, e ha vinto tutto quello che una giocatrice di calcio può vincere: due medaglie d’oro alle Olimpiadi, il FIFA Women’s World Player of the Year nel 2012, i Mondiali del 2015 e il premio come migliore giocatrice americana per sei anni.
Wambach ha annunciato il suo ritiro lo scorso ottobre, a 35 anni, dopo 11 anni di professionismo. Iniziò a giocare a calcio dopo aver compiuto quattro anni, all’inizio con i suoi sei fratelli maggiori. Fra il 1994 e il 2001 giocò in alcune squadre giovanili nello stato di New York, dov’è nata e cresciuta, e in Florida. Da professionista giocò per i Washington Freedom nel 2002 e nel 2003, ma poi arrivò il fallimento della WUSA – l’organizzazione che gestiva il campionato femminile americano – e quindi giocò ad alti livelli solo con la nazionale. Nel 2008 venne istituita una nuova lega professionistica a cui Wambach prese parte prima con i magicJack, poi con i Western New York Flash.
Wambach ha partecipato a quattro edizioni dei Mondiali di calcio e, con la nazionale statunitense, è riuscita a piazzarsi sempre nei primi tre posti: terzi nel 2003 e nel 2007, secondi nel 2011 e primi nel 2015. Nell’edizione del 2011, ospitata dalla Germania, Wambach segnò probabilmente il gol più importante della sua carriera. Nel recupero del secondo tempo supplementare dei quarti di finale contro il Brasile, Wambach colpì di testa una palla crossata dalla fascia sinistra da una compagna di squadra e, grazie all’uscita improvvisata del portiere avversario, segnò il gol del 2 a 2, che portò gli Stati Uniti ai rigori, vinti per 5 a 3.
Nonostante il suo imminente ritiro, alcuni giorni prima della sua ultima partita Wambach è stata molto criticata per alcune sue frasi dette durante un’intervista con Bill Simmons, uno dei più famosi giornalisti sportivi americani e fondatore del sito Grantland, una popolare e apprezzata rivista online che dal 2011 pubblicava articoli molto lunghi di sport e cultura pop e che è stata chiusa pochi mesi fa. Wambach ha detto che Jurgen Klinsmann, l’allenatore della nazionale maschile degli Stati Uniti, dovrebbe essere licenziato perché fa giocare troppi giocatori nati e cresciuti in altri paesi. Wambach si è riferita a loro come “quel gruppetto di ragazzi stranieri”. Attualmente buona parte della nazionale maschile degli Stati Uniti è composta da calciatori nati o cresciuti al di fuori degli Stati Uniti da genitori americani. Fra loro ci sono alcuni dei più forti giocatori in rosa, come Jermaine Jones, Fabian Johnson, Mix Diskerud e Julian Green, quasi tutti figli di soldati americani di stanza all’estero.
In realtà giocatori con origini non esclusivamente americane vengono convocati dalla nazionale maschile già da prima che Klinsmann fosse nominato allenatore. Mix Diskerud, calciatore della nazionale statunitense e nato a Oslo, in Norvegia, ha risposto a Wambach con un post su Instagram in cui dice, tra le altre cose: “Io e te condividiamo qualcosa che non è unico ma è garantito dalla costituzione: il diritto acquisito dalla nascita di difendere questa nazione in quanto americani”.