La canzone di Natale triste
Com’è che un doloroso pezzo di Joni Mitchell è diventato un classico dei dischi natalizi in mezzo a tanta gioia e campanelle
di J. Freedom du Lac – Washington Post
Diversi anni fa Michael Ball, un attore e cantante britannico, stava assistendo a uno spettacolo natalizio di una scuola teatrale di Londra quando gli studenti hanno attaccato con “River” di Joni Mitchell, celebre cantautrice canadese degli anni Sessanta e Settanta. Ball rimase stupito: quella famosa canzone di Mitchell uscita nel 1971 non è proprio una canzone “natalizia”.
È vero, la sua melodia iniziale è “Jingle Bells” suonata in chiave minore, e il testo dice: «Sta arrivando il Natale, stanno tagliando gli alberi / Stanno appendendo le renne, cantando canzoni di gioia e di pace». Alla fine, però, “River” è una canzone triste che parla di una storia d’amore finita male e di una donna che vuole scappare il più lontano possibile dalla propria infelicità, e che canta: «vorrei avere sotto di me un fiume, su cui pattinare via». Questa situazione strappalacrime avviene durante le feste, ma solo per caso.
In un’intervista al Washington Post, Ball ha ricordato: «C’erano tutti questi diciottenni e diciannovenni che cantavano cose tradizionali natalizie, quando a un certo punto – bum! – iniziano a cantare “River”. Ho pensato: e questa da dove diavolo salta fuori?».
Ball avrebbe potuto rivolgere la domanda a se stesso. Nel 2000 lui stesso ha registrato infatti una versione di “River” per il suo disco natalizio, Christmas. Ai tempi credeva di aver fatto una scelta bizzarra, inserendo un pezzo del genere vicino a “Silent Night” e “Have Yourself a Merry Little Christmas”. Sembra però che un sacco di gente abbia immaginato un Natale molto triste nel corso degli ultimi vent’anni: e quindi la canzone “River” – che in origine è uscita nel malinconico Blue, pubblicato nel 1971 – è diventato un classico natalizio. Tutto questo nonostante gente come Guy Garvey – il capo degli Elbow – prima di eseguirla in uno spettacolo natalizio del 2009 l’abbia definita «davvero deprimente».
La stessa Mitchell lo scorso anno ha detto a NPR, scherzando: «Avevamo bisogno di una canzone natalizia triste, no? Nello spirito del “fanculo il Natale”, ecco».
“River” è sempre stata una canzone piuttosto popolare fra i musicisti: finora è stata registrata come cover a fini commerciali da più di 400 artisti. Innumerevoli altri l’hanno eseguita durante un concerto. Ma da quando il chitarrista smooth-jazz Peter White l’ha inclusa nel suo disco del 1997 Songs of the Season, la canzone è stata inclusa in decine di dischi natalizi, fra cui Wintersong di Sarah McLachlan – nominato fra l’altro per un Grammy – e Christmas in Tahoe dei Train.
Lo scorso anno, quando la doppiatrice originale di Elsa in Frozen Idina Menzel ha pubblicato un disco natalizio, ha detto di aver voluto includere una sua versione di “River” perché «sentivo il bisogno di includere anche quelle che persone che stanno soffrendo per la perdita di una persona cara o per la solitudine, perché il Natale non è solamente feste e gioia per tutto il tempo».
L’artista britannica Beth Orton ha registrato una cover di “River” per una compilation di Amazon uscita nel 2014, e ha poi spiegato al Wall Street Journal: «Non farei la cover di nessun’altra canzone di Natale (eccetto solo “Little Drummer Boy”)».
Nel 2006 James Taylor ha detto al Washington Post: «Non ho idea del perché all’improvviso sia diventata una canzone natalizia. Ma alcuni pezzi vengono identificati come tali e ora “River” fa parte di quel gruppo». Ai tempi, Tayor aveva appena pubblicato James Taylor at Christmas: c’era dentro “River”, una canzone che aveva sentito per la prima volta a casa di Mitchell a Los Angeles poco dopo che lei l’aveva composta. Taylor descrive così “River”: «Inizia con la descrizione di un Natale “commerciale” per le strade di Los Angeles, e poi la giustappone a questo fiume ghiacciato: è come se dicesse “Il Natale mi sta buttando giù”. Il Natale è citato solamente nel primo verso, quando poi dice “vorrei avere un fiume su cui pattinare via”: è una cosa meravigliosa, dare le spalle al Natale e a tutta la sua costruzione commerciale e respirare l’aria pura dei boschi vicini a un fiume ghiacciato. È davvero una canzone triste».
È il motivo per cui lui lo stesso Ball l’ha registrata, nel 2000. Racconta lo stesso Ball: «Non sono un grande fan del Natale, e credo che ci siano un sacco di persone tristi in quel periodo. Ci siamo passati tutti: sta arrivando il Natale, tutti fanno i loro preparativi e tu vuoi solo andare via. Non vuoi cascarci. È un periodo dell’anno in cui alle persone tornano in mente un sacco di cose: e se ti manca qualcuno, è il peggior periodo dell’anno».
In un certo senso è la perfetta canzone anti-natalizia, dato che va contro lo spirito generale. Eppure diverse versioni di “River” sono diventate dei successi radiofonici che durante le feste suonano solo canzoni natalizie, facendo sì che la canzone di Mitchell diventasse uno dei rari pezzi recenti sono entrati nel canone natalizio, insieme a “All I Want for Christmas Is You” di Mariah Carey. La cantante country Ashley Monroe ha detto: «È la miglior canzone triste di Natale che abbia mai sentito. Ogni volta che la canto piango un pochino, dentro di me».
Se anche Mitchell non aveva intenzione di scrivere una canzone natalizia, non sarebbe la prima a cui capita questo “equivoco”: Ace Collins, che ha scritto Stories Behind the Best-Loved Songs of Christmas, ha detto al Washington Post che diverse canzoni che ora sono considerate parte del “canone” non erano state scritte per quello scopo. La più famosa fra queste è “Jingle Bells”, che è stata scritta per una recita del giorno del Ringraziamento da James Pierpoint negli anni Cinquanta dell’Ottocento.
“River” è diventata molto nota anche al cinema e in tv: è presente in due famose scene di Love Actually e C’è posta per te e in una puntata natalizia della serie televisiva E.R., nella versione un po’ eterea di Sarah McLachlan.
Linda Ronstadt ha detto che “River” è stata una scelta ovvia quando ha deciso di registrare il suo disco natalizio nel 2000. Al tempo, però, Ronstadt non ha discusso il significato della canzone con la sua amica Joni Mitchell. Ma ha qualche idea su cosa possa averla ispirata: probabilmente c’entrava la figlia di Mitchell, che era nata quando Mitchell aveva 21 anni e stava per trasferirsi a Toronto. Mitchell diede via sua figlia in adozione e non ebbe contatti con lei fino al 1997.
Ronstadt ha ipotizzato che questo possa essere il tema di “River”, «dato che il pezzo ha un sapore molto triste. Ma chi lo sa qual è il vero significato di “River”: io non lo so, e secondo me non lo sa neppure Joni». Da parte sua, Mitchell ha detto a NPR che la canzone parla di «prendersi la responsabilità del fallimento di una relazione».
La mia generazione – hai presente, la generazione dell’Io – è nota per essere narcisista, un po’ alla Peter Pan. E quindi parla di questa nostra incapacità, di quelli che si ritrovano a dire “sono egoista e sono triste”. Un sacco di gente pensa che sia una canzone che parla di una sofferenza mia personale, ma credete che fra le persone della mia età io sia l’unica a provare queste cose? E tutte quelle cover, allora?
James Taylor, che ha avuto una relazione con Mitchell nei primi anni Settanta, sostiene che la canzone sia autobiografica, ma che non ha mai parlato del suo significato con Mitchell. Dice Taylor: «Se voglio sapere chi ha fatto piangere, chi ha lasciato indietro? Beh, è l’unico mistero di questa storia. A chi ha spezzato il cuore, Joni Mitchell? Siamo stati in molti, diciamo».
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