Le cose da sapere su “Il ponte delle spie”
È il primo film di Spielberg dal 2012, è scritto dai fratelli Coen e il protagonista è Tom Hanks: vale la pena guardarlo, se avete già visto quell'altro
Il ponte delle spie – Bridge of spies, in inglese – è il nuovo film di Steven Spielberg: il primo dopo Lincoln, il film storico-biografico del 2012 che fu candidato a dieci premi Oscar e ne vinse due. Il ponte delle spie è stato scritto dai fratelli Coen, è nei cinema italiani dal 16 dicembre, è un thriller ambientato durante la Guerra fredda e l’attore protagonista è Tom Hanks, che ha già recitato per Spielberg in tre film: Salvate il soldato Ryan, Prova a prendermi e The Terminal. Negli Stati Uniti Il ponte delle spie è uscito a ottobre e se ne è parlato piuttosto bene: su IMDB il voto medio dato al film dagli spettatori è 7,9 su 10. Il nuovo film di Spielberg è piaciuto anche ai critici, che ne hanno parlato come di un film “classico”, elegante, ben girato e di qualità.
In Italia Il ponte delle spie è uscito lo stesso giorno del nuovo Star Wars ed è un po’ passato in secondo piano: abbiamo messo insieme un po’ di informazioni sulla trama e su quello che si dice del film, per decidere se vederlo prima, dopo, o al posto di Star Wars – Il risveglio della forza. Il ponte delle spie è tratto da una vera storia della Guerra fredda: quella storia in Italia non è però molto nota. Nei prossimi paragrafi gli spoiler sono pochissimi e non vanno oltre i primi minuti del film o quello che già si vede e intuisce dal trailer.
La storia
Le vicende raccontate in Il ponte delle spie riguardano una spia, un avvocato e un pilota dell’aeronautica militare statunitense. La spia è Vilyam Fisher che, facendosi chiamare Rudolf Abel, viveva a New York e diceva di essere un pittore: era in realtà una copertura per la sua attività di agente del KGB, la polizia segreta dell’Unione Sovietica. Le prime scene di Il ponte delle spie mostrano l’arresto di Fisher, avvenuto nel 1957. Gli Stati Uniti sono quasi certi di aver arrestato una spia del KGB ma – un po’ per democrazia, un po’ per non farsi criticare dai sovietici – gli garantiscono comunque un regolare processo. Per difendere Fisher viene scelto l’avvocato James B. Donovan, che per la maggior parte della sua carriera si è occupato di cause legate alle assicurazioni. Donovan – interpretato da Hanks – è (o comunque sembra) un uomo comune, un buon lavoratore e nulla più. Viene scelto per difendere Fisher proprio perché il processo è stato pensato per essere più che altro una formalità da sbrigare.
Dopo aver incontrato Fisher, Donovan si impegna invece nel caso e si dedica come meglio riesce – cioè piuttosto bene – alla difesa della spia del KGB. I personaggi di Donovan (che nel frattempo è stato accusato dalla stampa per la sua troppa dedizione al caso) e Fisher (che nel frattempo è stato processato) diventano importanti nel maggio 1960, circa tre anni dopo l’arresto di Fisher. Nel 1960 l’Unione Sovietica riesce ad abbattere un Lockheed U-2, un aereo-spia statunitense guidato dal pilota dell’aeronautica militare Francis Gary Powers (interpretato nel film da Austin Stowell), che dopo l’abbattimento dell’aereo riesce a sopravvivere ma fu catturato e processato dai sovietici.
Le premesse essenziali del film e della vicenda storica – nota negli Stati Uniti come il “1960 U-2 incident” – sono queste: gli Stati Uniti hanno una spia sovietica e l’Unione Sovietica ha un pilota militare statunitense. Donovan, che continua a essere un avvocato e per molti anni della sua vita è stato un avvocato assicurativo, si trova in mezzo a un complicato e rischioso meccanismo di contrattazioni e mediazioni: gli capiterà, tra le altre cose, di andare a Berlino e provare a trattare con i sovietici. Succedono molte cose, alcune hanno a che fare con il ponte di Glienicke, un ponte stradale che collega la città di Potsdam e Berlino. Il ponte esiste ancora oggi e sin dai tempi della Guerra fredda è davvero conosciuto come “il ponte delle spie”: collegava una parte di Berlino controllata dall’occidente a una città che invece era dal 1949 sotto il controllo sovietico. Capitò in più occasioni che agenti, spie e emissari dei due blocchi si incontrassero lì.
Cosa si dice di Il ponte delle spie
Si dice che nel film sia Spielberg che Hanks sono al loro meglio. Spielberg perché riesce a costruire una storia ragionata, con i giusti tempi, belle ambientazioni e una trama intrigante. Hanks perché riesce a fare quello che gli riesce meglio: praticare “l’understatement” (la “minimizzazione”). Secondo la maggior parte dei critici cinematografici Hanks è bravo nell’interpretare l’uomo apparentemente normale che si trova in un caso ben più grande di lui, e nella sua recitazione riesce a essere essenziale e proprio per questo efficace e credibile. Sul Guardian il critico Peter Bradshaw ha scritto che il film è “magnificent“, eccellente, e gli ha dato cinque stelle su cinque. Bradshaw suggerisce a chi andrà a vedere il film di gustarsi in modo particolare il «sottile, discreto e sapientemente diretto “inseguimento” nella metropolitana» che si vede nei primi minuti del film: è «stupendamente bello», scrive Bradshaw nella sua recensione.
Tra i critici che hanno invece messo in evidenza i difetti di Il ponte delle spie ci sono Peter Debruge di The Verge, Alonso Duralde di The Wrap e Christopher Gray di Slant Magazine. Debruge scrive che il film è così classico e «vecchio stile» che potrebbe annoiare gli adolescenti, Duralde scrive invece che è bello «a patto che si riesca a soprassedere ai tre-quattro finali del film»: Duralde fa riferimento a un problema tutt’altro che classico e tipico di molti film contemporanei, la cosiddetta moltiplicazione dei finali, quella cosa per cui certe scene sembrano le ultime, finali e definitive, e invece succede ancora qualcosa. Uno dei critici più severi è Gray: secondo lui il film tutto sommato funziona, ma sembra il lavoro di un grande maestro del cinema che anziché sperimentare si è accontentato di soddisfare il pubblico con lo stretto indispensabile.
Bonus: le trame alternative del film
Alcune settimane fa Hanks è stato ospite del programma televisivo statunitense condotto da Jimmy Fallon. Lì Hanks e Fallon hanno fatto una cosa che ogni tanto in quella trasmissione si fa con gli ospiti che presentano i loro film: i due hanno recitato – al meglio delle loro possibilità – delle brevi trame e dei brevi dialoghi che alcuni bambini hanno scritto pensando, senza avere altre informazioni, a una storia il cui titolo fosse Il ponte delle spie.