Il Parlamento ha eletto i giudici della Corte costituzionale

Alla 32esima votazione si è raggiunto il numero di voti sufficiente grazie a un accordo tra Partito democratico, Movimento Cinque Stelle e Area Popolare

Seduta comune del Parlamento per l'elezione dei giudici della Corte Costituzionale (Roberto Monaldo / LaPresse)
Seduta comune del Parlamento per l'elezione dei giudici della Corte Costituzionale (Roberto Monaldo / LaPresse)

Dopo trentuno votazioni andate a vuoto, la sera di mercoledì 16 dicembre il Parlamento in seduta comune è riuscito a raggiungere il quorum e ad eleggere i tre giudici mancanti della Corte Costituzionale, quelli di nomina parlamentare: Augusto Barbera, giurista e candidato del PD, ha ottenuto 581 voti; Franco Modugno, docente di diritto costituzionale e candidato del Movimento Cinque Stelle, 609 e Giulio Prosperetti, giurista, indicato da Area Popolare, 585.

Alla 32esima votazione si è raggiunto il numero di voti sufficiente in Parlamento grazie a un accordo tra Partito democratico, Area Popolare e Movimento Cinque Stelle che nei giorni scorsi aveva espresso delle critiche sul nome di Augusto Barbera (anche attraverso un post sul blog di Beppe Grillo) ma che oggi, dopo un’assemblea, ha accettato di sostenere la candidatura. Il Pd, in cambio dei voti del M5S a Barbera, ha sostenuto la candidatura di Modugno. La ricerca di un accordo tra PD e Forza Italia sulle nomine dei giudici è saltata dopo una lite tra il presidente del Consiglio Matteo Renzi e il capogruppo di FI Renato Brunetta in aula: questa mattina Brunetta ha attaccato Renzi definendo una «mancia» il bonus di 80 euro mensili concesso alle forze dell’ordine, Renzi ha replicato dicendo: «Brunetta torni in sé, offende l’intelligenza degli italiani». Silvio Berlusconi ha commentato l’accordo dicendo: «È molto grave che la Corte Costituzionale non abbia neppure un giudice al suo interno che appartenga al centrodestra».

Da mesi il Parlamento si riuniva periodicamente in seduta comune per eleggere i tre nuovi giudici della Consulta senza che i partiti fossero riusciti però a trovare gli accordi necessari per portare a buon fine l’elezione. Dopo il ventottesimo voto di lunedì scorso, i presidenti di Camera e Senato Laura Boldrini e Pietro Grasso avevano stabilito delle convocazioni a oltranza alle 19 di ogni giorno al termine dei lavori parlamentari per accelerare l’elezione. I giudici da sostituire erano Luigi Mazzella, Paolo Maria Napolitano e Sergio Mattarella, i primi due indicati al momento dell’elezione dal centrodestra, il terzo dal centrosinistra.

Augusto Barbera ha 77 anni, è professore emerito di diritto costituzionale a Bologna, è stato deputato dal 1976 al 1994 per il PCI e il PDS ed è stato anche ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo Ciampi (1993): si dimise dopo l’uscita dal governo dei ministri della sinistra. Barbera ha sostenuto molti dei referendum sulla legge elettorale negli anni Novanta e ha fatto parte del comitato promotore per l’abrogazione del cosiddetto “Porcellum”. Barbera era stato anche tra i “saggi” incaricati dal governo di Enrico Letta per elaborare le linee che avrebbero dovuto portare alle riforme istituzionali. È anche presidente del Collegio Garante della Costituzionalità delle Norme della Repubblica di San Marino (la Corte Costituzionale di San Marino).

Franco Modugno ha 77 anni, è docente e costituzionalista: ha insegnato alla Sapienza di Roma, alla Luiss e diverse altre università. È direttore delle riviste Giurisprudenza Italiana (UTET) e Diritto e Società (Edizioni Scientifiche Italiane): è anche membro dell’Associazione italiana dei costituzionalisti. Giulio Prosperetti è nato a Perugia nel 1946 ed è un giurista. Dal 1994 è professore ordinario di diritto del lavoro all’Università di Roma Tor Vergata, dove insegna anche diritto della sicurezza sociale. È stato vicepresidente della Commissione di Garanzia sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, un’autorità amministrativa indipendente con il compito di vigilare sulla corretta applicazione dell’esercizio del diritto di sciopero nei cosiddetti servizi pubblici essenziali, ed è giudice della Corte d’appello della Città del Vaticano.

La Corte Costituzionale, che molti chiamano “Consulta” dal nome del palazzo dove si riunisce (la Consulta era un organo dello Stato Pontificio), è composta da quindici giudici. Cinque sono nominati dal presidente della Repubblica, cinque dalla magistratura e altri cinque sono eletti dal Parlamento in seduta comune. Per eleggere ciascun candidato è necessaria la maggioranza dei due terzi, che equivale a 571 voti: il Partito Democratico, che ha la maggioranza relativa in Parlamento, doveva quindi accordarsi con altre forze politiche per raggiungere il quorum. Il voto per i giudici della Consulta di nomina parlamentare avviene a scrutinio segreto: per prassi i principali partiti concordano chi scegliere prima del voto e poi votano tutti insieme i candidati scelti, anche per permettere ai partiti di minoranza di avere voce in capitolo e garantire una composizione plurale della Corte. Fino ad oggi, i candidati scelti dai partiti, e su cui in teoria doveva esserci accordo, non avevano mai ottenuto i voti richiesti per essere eletti.