Da dove viene Guo Pei
La carriera della stilista cinese d'alta moda è iniziata quasi vent'anni fa, ma tutti la conosciamo soprattutto per il vestito-frittata di Rihanna
di Enrico Matzeu – @enricomatzeu
La rivista americana Forbes ha raccontato in un lungo articolo la storia della stilista cinese Guo Pei, che nonostante crei abiti di alta moda da quasi vent’anni e abbia sempre avuto un grande successo in Cina, è diventata famosa solo recentemente grazie al vistoso abito giallo che la cantante Rihanna ha indossato nel maggio scorso, durante la serata del Met Ball 2015, l’evento che inaugura ogni anno una mostra di moda al Costume Institute del Metropolitan Museum of Art’s di New York.
Nel maggio 2015 due delle sue creazioni sono state scelte per la mostra “China: Through the Looking Glass”, dedicata alle ispirazioni cinesi nella moda, inaugurata appunto all’evento del Met Ball. Rihanna ha visto su internet il vestito giallo di Guo Pei: quello con un lungo strascico ricamato e orlato di pelliccia, con un mantello che pesava 25 chili, e che è diventato uno dei meme di internet di quest’anno, e ha chiamato la stilista per chiederle di poterlo indossare. Il giorno dopo l’evento, la foto di Rihanna con il vestito di Guo Pei era su tutti i giornali, e sul web si sono diffuse subito parodie e prese in giro: tra le più condivise ci sono quelle in cui lo strascico è stato trasformato in una pizza o in una frittata. Pei ha detto a Forbes che all’inizio ignorava chi fosse Rihanna ed è rimasta molto stupita del successo che ha avuto l’abito.
Did you see @rihanna and @SJP dresses at the Met Gala? Here's a look at an apt meme #PMCB pic.twitter.com/8g4eMuwhzf
— Phoenix Marketcity Bangalore (@PMCBangalore) May 13, 2015
Al tempo stesso però il vestito è stato molto apprezzato tra gli addetti ai lavori e molti giornalisti hanno voluto conoscere e intervistare la stilista. La Chambre Syndicale de la haute couture di Parigi, cioè l’organo che organizza le sfilate dell’alta moda francese, l’ha invitata a sfilare come ospite durante la settimana dell’haute couture il prossimo gennaio 2016: è la prima volta che uno stilista asiatico viene coinvolto nella settimana dell’alta moda francese. Guo Pei ha detto di non aver mai cercato la fama mondiale: «Non seguo le tendenze e non entro in competizione con nessuno. Tutto ciò che faccio, lo faccio per seguire la mia passione e per amore della moda».
Guo Pei è di Pechino, dove è nata nel 1967, ed è cresciuta nei primi anni della sua infanzia nella Cina di Mao Tse-tung, quando tutti indossavano solamente divise e non c’era molto spazio per la moda. Imparò a cucire a due anni, aiutando la mamma a sistemare i vestiti per la famiglia. Ha detto di essere sempre stata creativa: andava a scuola con i vestiti usati della mamma, che cercava di rendere più alla moda, e la maestra la accusava di essere “una capitalista”. Nel 1982 riuscì a entrare nella prima scuola di moda del paese e subito dopo il diploma trovò lavoro in una fabbrica di abiti, grazie al periodo economico positivo che il paese stava attraversando. Nel 1997 decise di lasciare la fabbrica e mettersi in proprio, aprendo il suo atelier. Spesso l’industria della moda cinese viene accusata di essere più forte nella produzione di grandi quantità di abiti e meno nell’aspetto creativo, ma Guo Pei ha spiegato che il lavoro nell’industria tessile le è servito molto per imparare le tecniche che le servono oggi per realizzare le sue idee.
I suoi abiti sono spesso opulenti e richiamano molto lo stile degli abiti tradizionali cinesi, anche se Pei ha detto di ispirarsi a quello che vede in giro per il mondo. Propone vestiti molto elaborati e pieni di ricami, che produce nel suo lussuoso laboratorio in una zona industriale di Pechino. Tutti gli abiti sono fatti a mano, ogni anno produce tra i 3mila e i 4mila pezzi. Un vestito di Guo Pei può costare tra i 68mila e 274mila euro; recentemente ha aperto la linea dedicata alla sposa, dove si possono trovare anche vestiti meno costosi, dai 7mila ai 15 mila dollari. Il suo abito più famoso occupa un’intera stanza: è stato cucito con filo in oro e per realizzarlo ci sono volute 50 mila ore di lavoro. Per crearlo si è ispirata alle divise indossate da Napoleone Bonaparte e la critica lo considera come il punto di partenza della haute couture cinese.
La stilista è stata però anche accusata di fare abiti troppo tradizionali. Qualche anno fa la magnate cinese Hung Huang (che ha interessi nella moda, ma anche nell’editoria e nelle comunicazioni) ha detto che Guo Pei crea una «couture politicamente corretta» che soddisfa soprattutto le mogli dei funzionari del governo. In sua difesa la direttrice di Vogue China, Angelica Cheung, ha detto che Pei sta facendo un ottimo lavoro per l’artigianato cinese e che, anche se come lei ci sono tanti altri designer cinesi che fanno le cose a mano e bene, i suoi lavori «catturano l’essenza della couture e spero che i giovani designer prendano ispirazione dalla bellezza dei suoi lavori per creare i propri linguaggi moderni».