Gli abiti da sposa low-cost avranno successo?
Li offrono sempre più marchi e negozi di abbigliamento: c'entra anche com'è cambiato il matrimonio negli ultimi anni
Un articolo di Business Of Fashion (BOF) spiega come molti marchi e negozi di abbigliamento, soprattutto americani, stiano integrando la loro offerta con collezioni per matrimoni e abiti da sposa a basso costo, per fornire un’alternativa alle sempre più persone che vogliono spendere meno e non vedono più il matrimonio necessariamente come una cerimonia costosa e sfarzosissima.
Fino a qualche anno fa al momento di sposarsi era considerato inevitabile acquistare in boutique specializzate l’abito da sposa, spendendo moltissimo: soprattutto per un abito poco funzionale e da usare auspicabilmente una volta nella vita. BOF scrive che secondo una società di ricerca del settore, The Wedding Report, nel 2014 negli Stati Uniti le spese per i matrimoni – comprensive di fiori, cibo e tutto quello che sta intorno all’aspetto festoso dell’evento – sono state in media 26.444 dollari a matrimonio (poco più di 24 mila euro), in aumento rispetto ai 25.656 dollari del 2012 (circa 23.500 euro). Tuttavia il 50 per cento delle spose del campione in esame ha detto di aver speso meno di 500 dollari per il proprio abito, cioè grossomodo meno di 455 euro. Secondo un altro studio pubblicato da David’s Bridal, la più grande catena che vende abiti da sposa degli Stati Uniti, il 50 per cento delle future spose considera una priorità spendere meno di 800 dollari per il loro vestito e il 54 per cento delle donne ritiene che non sia importante chi ne sia lo stilista.
Diversi marchi e negozi stanno provando a farsi spazio in questo segmento di mercato o l’hanno già fatto. L’ultimo è il famoso sito di e-commerce britannico Asos, che lancerà a marzo del 2016 una sua collezione di abiti da sposa a basso costo: offrirà 18 modelli di abiti dallo stile meno tradizionale (per esempio cooordinati due pezzi, tutine con mantelli e abiti in pizzo avorio stampato in 3D, secondo quanto scrive BOF) che costeranno non più di 250 dollari, l’equivalente di 230 euro. Vanessa Spence, direttrice del design ad Asos, ha spiegato a BOF che l’azienda ha deciso di fare questo tentativo dopo il successo di una collezione di abiti da damigella a basso costo, creata l’anno scorso.
Poi c’è Needle & Thread, un marchio fondato nel 2013: da dicembre i suoi vestiti da sposa nella fascia di prezzo dalle 105 alle 850 sterline (arrotondando, tra i 150 e i 1.200 euro) sono in vendita anche sul sito di Net-a-Porter. Dal 2014, inoltre, il marchio americano Reformation ha iniziato a proporre abiti da sposa da 518 dollari: oggi ha quattro collezioni e ha raddoppiato la media settimanale delle sue vendite rispetto al 2014.
Inoltre, da tempo gli abiti da sposa non vengono più venduti solo dalle boutique specializzate. Il marchio americano J Crew nel 2004 ha reso disponibili online per la prima volta due abiti da sposa e 12 vestiti da damigella: oggi offre diversi vestiti per gli invitati, ha decine di abiti da sposa che vanno dai 3 mila ai 4 mila dollari e ha aperto negozio a Madison Avenue, una delle strade più conosciute di New York. Nel 2011 Antropologie, un altro marchio americano, ha lanciato BHLDN, una linea per matrimoni ispirata ai vestiti vintage, con prezzi che vanno dai mille ai 4 mila dollari.
In generale oggi ci si sposa meno e a un’età più avanzata: nel 2014 in Italia sono stati celebrati 189.765 matrimoni, circa 4.300 in meno rispetto al 2013 (dal 2008 al 2014 i matrimoni sono diminuiti di circa 57mila, in media 8mila all’anno) ed è diminuita anche la propensione a sposarsi, cioè il numero di persone che si sposano ogni mille potenziali. Sono invece aumentate le seconde nozze e l’età media a cui le persone decidono di sposarsi: gli sposi al primo matrimonio hanno oggi in media 34 anni, gli uomini, e 31 anni le donne (gli ultimi dati ISTAT sul matrimonio in Italia sono qui).
Chi si sposa in seconde nozze di solito preferisce spendere meno rispetto alla prima volta. Ma anche chi si sposa per la prima volta è coinvolto da questo fenomeno: BOF spiega che la maggior parte delle coppie che si sposa vive già insieme e paga da sé quanto serve per la cerimonia. Marshall Cohen, analista a NPD Group, società che svolge ricerche di mercato, ha spiegato a BOF che i trentenni che si sposano oggi preferiscono spendere sull’esperienza da condividere – il luogo in cui ci si sposa o si mangia con gli amici, il viaggio di nozze, la musica – piuttosto che su cose più effimere come fiori e vestiti.