La Francia e la detenzione preventiva
Il governo ha chiesto un parere al Consiglio di Stato su nuove dure misure per rafforzare la lotta al terrorismo, tra cui la detenzione senza processo dei sospettati
Dopo gli attentati terroristici di Parigi e Saint-Denis in cui sono morte 130 persone, il presidente francese François Hollande e il governo socialista di Manuel Valls hanno reagito usando con decisione i larghi poteri che concede loro la Costituzione francese in materia di sicurezza, rafforzati anche dallo stato d’emergenza proclamato dopo gli attacchi: oltre 2 mila perquisizioni, 210 fermi, più di 300 ordini di domicilio coatto e un testo di riforma che vuole inserire lo stato d’emergenza nella Costituzione, e che dovrebbe essere approvato definitivamente nei primi mesi del 2016.
Nelle ultime ore il governo ha chiesto un parere al Consiglio di Stato (che ha funzioni sia consultive che giurisdizionali) su alcune nuove misure per rafforzare la lotta al terrorismo: il ministero dell’Interno ha chiesto se la legge può consentire la detenzione delle persone schedate come “S” in specifici centri (molti giornali scrivono oggi nei titoli che la Francia chiede una “Guantanamo anti-ISIS”, con riferimento al campo di prigionia statunitense nella base di Cuba). “Fiche S” è una delle 21 categorie con le quali in Francia possono essere schedate e monitorate le persone sospettate di aver commesso qualche reato o che rientrano in specifiche tipologie: “fiche M” è per i minori in fuga, “PJ” per i ricercati dalla polizia giudiziaria, “T” per i debitori del Tesoro, “V” per gli evasi, “S” per le persone sospettate di minacciare la sicurezza pubblica, la sicurezza dello stato o che si stanno radicalizzando all’islamismo, ma che non sono necessariamente già state condannate. Ci sono poi delle sotto-categorie: “S14”, per esempio, viene assegnata a jihadisti tornati dall’Iraq o dalla Siria. Se dopo un anno una persona schedata non commette un reato o non ha comportamenti sospetti, la sua fiche viene eliminata.
Il governo ha posto al Consiglio di Stato questa domanda: «La legge può autorizzare una privazione di libertà degli interessati a titolo preventivo e prevedere la loro detenzione in centri previsti a questo scopo?». L’obiettivo è «accrescere la sorveglianza» delle persone già segnalate alla polizia e che sono potenzialmente pericolose, per evitare che uno schedato “S” possa commettere un reato: erano schedati con una “fiche S” sia Mohamed Merah, responsabile degli attentati di Tolosa e Montauban nel marzo 2012, sia i fratelli Kouachi e Coulibaly responsabili lo scorso gennaio della strage a Charlie Hebdo, dell’uccisione di una poliziotta a Parigi e di 4 persone durante il sequestro a Porte de Vincennes, sia l’attentatore del treno Thalys e anche i kamikaze del Bataclan dello scorso 13 novembre.
Circa 20 mila persone in Francia sono schedate «S»: 10.500 per motivi legati alla radicalizzazione islamica. Il documento con la richiesta è stato diffuso mercoledì 10 dicembre dal sito Lundi Matin e non è stato smentito. Secondo l’ufficio del primo ministro si tratta però di una proposta fatta dall’opposizione e il presidente Hollande, parlando al Congresso a Versailles lo scorso 16 novembre tre giorni dopo gli attentati, aveva detto che avrebbe considerato anche le proposte dell’opposizione e che le avrebbe sottoposte al parere del Consiglio di Stato: Laurent Wauquiez, membro del nuovo partito Les Républicains di Nicolas Sarkozy aveva proprio chiesto la creazione di un campo di internamento per gli «schedati S».
Tra le richieste inviate al Consiglio di Stato ce ne sono altre due: il ministero dell’Interno ha chiesto se, secondo la legge, è possibile porre in detenzione amministrativa almeno coloro che sono già stati condannati al carcere per atti di terrorismo, ma che hanno comunque scontato la loro pena, o mettere queste stesse persone sotto sorveglianza con un braccialetto elettronico.