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  • Martedì 8 dicembre 2015

La Russia ha perso un importante satellite

Il Canopus ST esploderà nei prossimi giorni nello Spazio a causa di un problema durante la fase di lancio, mostrando i crescenti problemi dell'agenzia spaziale russa

Un soyuz russo in partenza dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan
2 settembre 2015 
(KIRILL KUDRYAVTSEV/AFP/Getty Images)
Un soyuz russo in partenza dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan 2 settembre 2015 (KIRILL KUDRYAVTSEV/AFP/Getty Images)

Funzionari dell’agenzia spaziale russa hanno detto all’agenzia di stampa russa Itar-Tass che un loro satellite, il Canopus ST , si disintegrerà nei prossimi giorni nello Spazio a causa di un problema avvenuto durante le operazioni di lancio di venerdì 4 dicembre.

Il Canopus ST è un satellite ad uso sia militare che civile, equipaggiato con sofisticate telecamere e tecnologie in grado di scansionare gli oceani identificando sottomarini nemici, ma anche di localizzare gli incendi forestali che colpiscono la Russia ogni anno. Il lancio del Canopus è avvenuto venerdì 4 dicembre nel cosmodromo di Plesetsk, nel nord ovest della Russia, e secondo quanto spiegato dagli ufficiali all’agenzia Itar-Tass, l’errore è avvenuto nella fase di distaccamento del satellite dal suo razzo impulsore e ha comportato il cambio di traiettoria del satellite rispetto a quella prevista. Per costruire il Canopus ST erano occorsi dieci anni e lo scorso mese Viktor Selin, del Russian Space System, aveva detto che la Russia aveva in programma di lanciare nello spazio quattro satelliti Canopus.

Racconta Al Jazeera che questo è stato solo l’ultimo di una serie di fallimenti nel settore ingegneristico spaziale della Russia, la prima nazione a mandare un satellite nello Spazio e la prima a mandarci anche un essere umano. L’Unione sovietica infatti lanciò in orbita il primo satellite artificiale della Terra, lo Sputnik, nel 1957 e il nel 1961 mandò il primo uomo nello Spazio.

Questa primavera una nave spaziale con tre tonnellate di provviste diretta alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS, una stazione costruita dall’uomo nell’orbita terreste, quella dove ha vissuto Samantha Cristoforetti per 6 mesi) ha sbagliato traiettoria, ritardando così la consegna dei rifornimenti per le sei persone che si trovano ora a bordo della stazione.
A maggio il satellite messicano che trasportava il Proton-M è andato a fuoco sopra la Siberia poco dopo il suo lancio dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan (una stazione che la Russia affitta anche ad altre nazioni). Nel 2013 è precipitato un razzo che portava tre satelliti indirizzati al Glonass, il sistema satellitare globale di navigazione russo, presentato come valida alternativa a quello americano. E la Russia ha anche rinviato il primo lancio dal suo cosmodromo di Vostochny, nella regione più orientale della Russia vicino ai confini cinesi, perché il completamento del cosmodromo è stato rallentato da disguidi tecnici e scandali di corruzione.

Pavel Luzin, un esperto del settore, ha detto ad Al Jazeera che i problemi riguardano soprattutto i satelliti militari, che sono particolarmente vulnerabili e hanno un ciclo di vita di due o tre anni, perché gli ingegneri russi evitano di usare materiale straniero per ragioni di sicurezza.

La Russia ha una storia importante nell’ingegneria spaziale. Dopo il collasso dell’Unione Sovietica nel 1991 però l’industria spaziale russa ha ridotto il suo impegno e ora si occupa di collaborazioni con altre agenzie spaziali, a cui mette a disposizioni le sue strutture: centinaia di satelliti di proprietà di agenzie spaziali occidentali sono stati lanciati dalla base di Baikonur. Da quando nel 2011 gli Stati Uniti hanno smesso di usare gli shuttle, la Russia è rimasta l’unica nazione in grado di mandare satelliti dotati di equipaggio alla Stazione Spaziale Internazionale: oggi per raggiungere la ISS è necessario un viaggio di circa sei ore su una Soyuz, un sistema di trasporto spaziale sviluppato nella Russia sovietica e in seguito rivisto e aggiornato, che permette il lancio di tre astronauti dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan.