Sull’Everest si stanno formando i laghi
Quelle che una volta erano pozzanghere stanno diventando grandi bacini d'acqua a causa dello scioglimento dei ghiacci, creando potenziali pericoli
di Sarah Kaplan - The Washington Post
Quando Duncan Quincey arrivò alla base del ghiacciaio Khumbu vide un enorme fiume di ghiaccio scendere dal versante occidentale dell’Everest, e sentì una fitta al cuore. «Guardai oltre il crinale e pensai: ‘Wow, questo è un cambiamento enorme”», ha spiegato poi al Washington Post. Anche adesso, mentre ne parla dal suo caldo ufficio della University of Leeds, può vedere i segni lasciati nelle rocce dal ghiaccio che si è sciolto, come l’alone di sporcizia che rimane in una vasca da bagno. Vede il cambiamento nelle dimensioni del ghiacciaio. E ricorda i laghi che si sono formati sulla superficie del ghiaccio, ampie distese d’acqua dove una volta vedeva solo qualche pozzanghera.
Quincey, che di mestiere fa il professore di geomorfologia, spiega: «Quei ghiacciai stanno cambiando, e lo stanno facendo molto rapidamente: le nostre prove più consistenti indicano che il fenomeno sia dovuto al cambiamento climatico». Il problema, aggiunge, è capire «cosa comporterà questo per i ghiacciai e per le persone che vivono a fondovalle». Insieme con un gruppo di geologi britannici, Quincey è da poco ritornato da una missione di tre settimane sul ghiacciaio Khumbu – che parte a un’altitudine di 4.600 metri e raggiunge quota 7.600 – per capire meglio il problema. I ricercatori dicono che per la prima volta le pozze superglaciali (che si trovano cioè sopra la superficie del ghiaccio) sono confluite in grandi laghi con una larghezza pari a quella di diversi campi da calcio. Molti sono profondi e ampi a sufficienza da essere attraversati con le barche.
Vast supraglacial water storage on lower terminus and huge unstable ice cliffs. Difficult access #safetyfirst pic.twitter.com/WpO2XYVHnu
— Scott Watson (@CScottWatson) October 23, 2015
L’aspetto dei laghi è forse la «migliore rappresentazione visuale di come questi ghiacciai si stiano trasformando rapidamente», spiega Quincey. Se continueranno ad ampliarsi, potrebbero diventare un pericolo per chi vive a valle. In passato alcuni laghi glaciali sono cresciuti a tal punto da superare le dighe naturali che li contenevano, facendo arrivare migliaia di litri d’acqua nelle valli sottostanti. «La cosa preoccupante è che se il processo continuerà, avremo un nuovo lago glaciale di cui preoccuparci in una valle molto popolata e frequentata», ha spiegato Jeffrey Kargel della University of Arizona a BBC.
Secondo Quincey si tratta di un pericolo ancora remoto: dice che saranno necessari anni o forse decenni prima che il lago sul Khumbu sia grande a sufficienza da costituire una minaccia. Il problema, semmai, è che i ricercatori non hanno idea di quali saranno gli effetti di questi laghi d’acqua per il ghiacciaio stesso, ed è proprio questo uno dei punti fondamentali della sua ricerca.
The first voyage of HMS @CScottWatson and camp at Lobuche! pic.twitter.com/7TcNv27bCm
— RockyGlaciers (@RockyGlaciers) October 24, 2015
L’unica cosa certa per ora è che la formazione di questi laghetti sta accelerando. L’acqua riflette meno luce rispetto al ghiaccio: invece di respingere parte dell’energia del sole, la assorbe, riscaldando sia le pozze sia il ghiaccio che è loro intorno. Il fenomeno porta a un circolo vizioso: «Il sole può scaldare l’acqua più velocemente, l’acqua trasmette il calore al ghiaccio che le sta intorno, il ghiaccio si scioglie un po’ più velocemente, si produce più acqua e questa scalda altro ghiaccio, e il ciclo continua», spiega Quincey.
Il fenomeno per il Khumbu, un ghiacciaio con molte rocce e accumuli di detriti, è piuttosto marcato. Le pietre si scaldano più lentamente rispetto al ghiaccio e all’acqua, quindi di solito uno strato di detriti rocciosi protegge il ghiacciaio dagli effetti dell’innalzamento della temperatura, rispetto a ghiacciai “lisci”. Ma se sulla superficie si formano pozze d’acqua, l’effetto protettivo viene ridotto. Le pozze sul Khumbu sono ancora relativamente piccole, ma i laghi glaciali in altre parti dell’Himalaya danno qualche indizio su come si potrebbe evolvere la cosa. Poco più a ovest dell’Everest, il lago glaciale Tsho Rolpa è lungo 3 chilometri e contiene circa 100 milioni di metri cubi di acqua. Il National Geographic stima che mezzo secolo fa si estendesse per appena 160 metri. Quest’anno il Thso Rolpa è stato dotato di un nuovo sistema di allerta, considerato il rischio di una inondazione a valle causata dal suo lago. Se dovesse accadere, l’acqua raggiungerebbe un’area popolata da 6mila persone.
Sull’Everest, la crescita delle pozze potrebbe avere diversi tipi di conseguenze. Potrebbero superare le barriere naturali che le trattengono causando inondazioni, come dice Kargel, o potrebbero funzionare da riserva naturale fornendo nuova acqua a valle. Nel breve periodo, i laghi contribuiscono a trattenere l’acqua dovuta al disgelo, ma se ne trattengono troppa si possono creare problemi per chi vive nelle valli e dipende dai torrenti glaciali. Quincey spiega che tra i problemi c’è il «non avere metodi oggettivi per comprendere il tipo di pericolo dovuto a questi laghi».
Si tratta di un lavoro importante, dice, soprattutto alla luce della conferenza sul clima che si sta svolgendo a Parigi, ma è anche un tipo di ricerca difficile e pericoloso: gli scienziati corrono gli stessi rischi degli scalatori, tra i crepacci del Khumbu. Quincey tornerà comunque con i suoi colleghi su quei pendii scoscesi il prossimo maggio per vedere come sarà cambiato il ghiacciaio.
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