Gli Stati Uniti e le “armi d’assalto”
Dopo la strage di San Bernardino, il New York Times ha chiesto di vietarle una volta per tutte: ma che cosa sono e vietarle potrebbe davvero cambiare qualcosa?
Sabato, per la prima volta in quasi cento anni, il New York Times ha pubblicato un editoriale in prima pagina. Non succedeva dal 1920, quando si schierò contro la nomina di Warren G. Harding alle primarie del Partito Repubblicano. Ieri il New York Times ha chiesto al Congresso degli Stati Uniti di vietare la vendita ai civili di armi e munizioni pensate per la guerra, un tipo di armi usate per esempio dalla coppia che una settimana fa ha ucciso 14 persone a San Bernardino, in California. Negli Stati Uniti queste armi sono note come “armi d’assalto” e sono state usate in alcune delle più sanguinose sparatorie degli ultimi decenni. Secondo il New York Times, vietare questo tipo di armi è l’unica cosa che a questo punto può fare una nazione “decente”. Secondo altri, invece, il divieto non è altro che un palliativo e non risolverà il problema.
Che cos’è un’arma d’assalto?
“Arma d’assalto” è una definizione legale, non tecnica, ed è usata quasi esclusivamente negli Stati Uniti dove ne esistono diverse, alcune utilizzate dal governo federale, altre dai singoli stati. In genere la categoria include fucili con impugnatura a forma di pistola, caricatori capienti e facili da sostituire e altre caratteristiche tecniche specifiche. Spesso le “armi d’assalto” vengono confuse con i “fucili d’assalto”, che sono le armi standard in dotazione agli eserciti di tutto il mondo. I fucili d’assalto possono sparare a raffica (una volta premuto il grilletto l’arma continua a sparare fino a che il pulsante di sparo non viene rilasciato). I modelli moderni sono illegali in tutti gli Stati Uniti, dove sono vietate quasi tutte le armi capaci di sparare a raffica. Una volta rimossa la possibilità di sparare a raffica, un fucile d’assalto diviene per la legge americana una “arma d’assalto” perfettamente legale.
Ai difensori delle armi non piace la definizione di “armi d’assalto”, che rischia di creare confusione, e preferisce quella di “moderni fucili sportivi” o “fucili tattici”. Probabilmente più di tre milioni di “moderni fucili sportivi” sono posseduti da civili americani. In molti casi si tratta di di versioni modificate del AK-47, il Kalashnikov, una delle armi più diffuse al mondo, oppure di AR-15, la versione civile del fucile di ordinanza dell’esercito americano.
I fucili d’assalto sono più pericolosi?
Nel dicembre 2012, alla scuola elementare di Sandy Hook, in Connecticut, 26 persone furono uccise con una delle numerose versioni dell’AR-15 in commercio. La reazione dell’opinione pubblica, all’epoca, fu molto forte e il presidente Barack Obama definì quel giorno, “il peggiore della mia presidenza”. In molti cominciarono a chiedere che le armi d’assalto venissero vietate, ma visto che la definizione di queste armi è molto generica, la discussione divenne rapidamente molto tecnica. Alla fine il Congresso iniziò a discutere una legge per vietare la vendita ai civili di armi di grosso calibro, maneggevoli e con caricatori superiori ai dieci colpi.
Era una legge molto simile a quella che il Congresso aveva approvato quasi 20 anni prima, quando nel paese cominciarono a verificarsi le prime sparatorie compiute con “armi d’assalto”. All’epoca l’opinione pubblica era così favorevole al controllo delle armi che persino l’ex presidente Ronald Reagan, l’idolo del partito Repubblicano, si schierò a favore del divieto. Ma nonostante il clima favorevole, far passare la legge fu comunque molto complesso e per assicurarne l’approvazione i promotori furono costretti a inserire al suo interno un limite temporale. La legge sarebbe rimasta in vigore soltanto per dieci anni, cioè fino al 2004.
Diversi gruppi per il controllo delle armi festeggiarono quella che sembrava un’importante vittoria, ma altri misero in guardia sulla reale portata della nuova norma. All’epoca il Washington Post scrisse in un editoriale: «Le armi d’assalto vengono utilizzate soltanto in una piccola percentuale dei crimini. La nuova legge è soprattutto simbolica e la sua approvazione si tramuterà in una vittoria soltanto se sarà, come speriamo, il primo passo in un più ampio processo di controllo delle armi».
Si trattava di un’obiezione che viene spesso fatta anche oggi dai sostenitori delle armi: le cosiddette “armi d’assalto” non sono necessariamente più pericolose o letali delle altri armi. In un articolo molto letto e discusso, il neuroscienziato Sam Harris, che tra le altre è esperto di armi ed è favorevole a leggi che rendano più difficile il loro acquisto, sostiene che non necessariamente le armi d’assalto sono più pericolose delle normali pistole. Sono ad esempio più difficili da nascondere e meno maneggevoli in un ambiente dove c’è poco spazio per muoversi. È più facile disarmare qualcuno armato di fucile, afferrando la canna dell’arma, piuttosto che strappare di mano una pistola. Una dimostrazione dei problemi di usare armi lunghe in spazi ristretti l’hanno data i passeggeri del treno Thalys che lo scorso agosto, in Francia, sono riusciti a disarmare un uomo che impugnava un Kalashnikov.
Alcuni dei passeggeri avevano un addestramento militare e quello del treno Thalys è rimasto un caso isolato. Non accade spesso che durante una sparatorie l’aggressore venga disarmato, sia che impugni un’arma lunga o una pistola. La difficoltà di disarmare un uomo armato, quale che sia la sua arma, è un punto che sottolineano spesso i difensori delle armi che ricordano anche come la sparatoria di Columbine, avvenuta nell’aprile del 1999, venne compiuta mentre era in vigore il divieto all’acquisto di “armi d’assalto”. i due assalitori utilizzarono soltanto armi che non ricadevano nella definizione e che avevano caricatori con un massimo di dieci proiettili. Tredici persone furono uccise nel massacro e altre 24 rimasero ferite.
La fine del bando
Nel 2004 il bando giunse alla sua scadenza e nonostante i vari tentativi di rinnovarlo da allora le armi d’assalto sono rimaste legali in quasi tutto il paese. Anche il tentativo di ripristinarlo nel 2013 è fallito. Alcuni stati hanno cercato di aggirare le difficoltà del governo federale introducendo legislazioni locali sulle armi più restrittive. Ad esempio, in California sono vietate le armi con caricatori superiori ai dieci colpi. Inoltre, la legge prevede che le armi non debbano avere un caricatore facile da sostituire. Per estrarlo, prevede la legge, bisogna utilizzare uno strumento non incluso nell’arma. In genere, i produttori inseriscono nelle armi vendute in California un bottone situato in un punto che non può essere raggiunto con un dito, ma che ha bisogno di uno strumento più sottile per essere attivato. Diversi video in internet mostrano quanto sia facile sostituire i caricatori con questi strumenti. Al momento, sembra che la strage di San Bernardino sia avvenuta con armi che rispettano le severe leggi californiane sulle armi.