Com’è finita la storia della moglie di Gesù?
La scoperta del papiro che tre anni fa fece notizia in tutto il mondo fa ancora discutere gli esperti: l'ipotesi più diffusa è sia un falso, ma non ci sono prove definitive
Da quando fu presentato per la prima volta alla comunità scientifica tre anni fa, il cosiddetto “Vangelo della moglie di Gesù”, un piccolo e controverso frammento di papiro che contiene un riferimento esplicito al fatto che Gesù avesse una moglie, è stato intensamente studiato e discusso. L’autenticità del papiro viene dibattuta sin da quando Karen L. King, una rispettata professoressa della facoltà di teologia di Harvard, lo presentò alla comunità scientifica nel 2012, sostenendo che risalisse al IV secolo e fosse stato scritto da un’antica comunità cristiana. Il Vaticano però l’ha sempre considerato un falso e altri importanti scienziati hanno criticato la teoria di King, spiegando che il papiro – scritto in copto, una lingua discendente dall’egiziano e scritta coi caratteri greci – presenta strani errori di grammatica e che la sua provenienza non è chiara. Di recente il Boston Globe ha fatto un punto sul dibattito attorno al papiro, spiegando che al momento l’ipotesi più diffusa è che sia un falso, ma che c’è ancora margine affinché la sua autenticità venga dimostrata con nuovi test scientifici.
Il papiro
Il papiro è stato presentato da King nel settembre del 2012 durante durante il Convegno Internazionale di Studi Copti. Il frammento – che misura 4 centimetri per 8 ed è scritto su entrambi i lati con inchiostro nero – contiene un dialogo tra Gesù e i suoi discepoli. King dice di averlo acquistato da un venditore anonimo – di cui non ha mai voluto rivelare l’identità – che a sua volta dice di averlo comprato dall’imprenditore tedesco Hans-Ulrich Laukamp. Il papiro contiene solamente frasi spezzate scritte in una grammatica piuttosto incerta, ed è possibile solamente fare ipotesi su che tipo di testo fosse. Alla quarta riga del lato recto c’è scritto:
«Gesù disse loro: mia moglie…»
La formula “ta-hime”, forma rara di “ta-shime”, corrisponde in copto alle parole “moglie”. E poco sotto:
“Lei è in grado di essere mia discepola”
Il papiro era stato presentato da Karen L. King come risalente al IV secolo sulla base dell’influenza di altri Vangeli “apocrifi”, cioè non riconosciuti dal canone ufficiale della Chiesa cattolica. King ha comunque spesso ribadito che il contenuto del frammento non costituisce una prova che Gesù fosse effettivamente sposato, ma dimostra con qualche certezza in più che tra i primi cristiani ci fossero discussioni vivaci su celibato, sesso, matrimonio e discepolato.
Negli anni King ha fatto compiere diverse analisi sul papiro: nel 2014 un test al carbonio-14, usato per datare l’età degli oggetti sulla base degli isotopi del carbonio, ha rivelato che il papiro è dell’VIII secolo, molto più tardo di quanto pensasse King ma comunque non contemporaneo. Altri studi effettuati sull’inchiostro non sono risultati decisivi. Malcolm Choat, un papirologo esperto di copto della Macquarie University di Sydney, ha studiato il papiro dal vivo nel 2012, ma in un report pubblicato due anni più tardi ha spiegato: «Non sono riuscito a trovare la prova decisiva che questo testo non sia stato scritto nell’antichità, ma non posso nemmeno provare che sia autentico». In quanto al testo scritto, nel 2012 circolò molto una teoria di uno studioso che sosteneva che contenesse quasi solamente parole copia-incollate e sistemate in un altro ordine tratte da un altro testo copto la cui traduzione fu pubblicata su Internet nel 2002 (cosa che poteva spiegare gli errori grammaticali): King fece notare però che fra queste parole non c’era quella che significava “moglie”, e che quindi l’osservazione perdeva molto valore.
Sviluppi recenti
King ha detto di aver acquistato il frammento contenente il “Vangelo della moglie di Gesù” assieme ad altri cinque papiri. Uno di questi contiene un frammento del Vangelo di Giovanni, che un esame al carbonio-14 ha stabilito risalire a un periodo compreso fra il VII e il IX secolo. Pensando che fosse autentico, King ha pubblicato una trascrizione e la foto del papiro. Entrambe sono state notate da Christian Askeland, un esperto del Vangelo di Giovanni che nell’aprile del 2014 che ha sottolineato tre cose: la prima è che il frammento è scritto in dialetto copto licopolitano, che gli studiosi considerano estinto già dal VI secolo (molto prima della creazione del papiro di King). La seconda è che il frammento appare una copia riga per riga – caso rarissimo nell’antichità, dove il testo veniva adattato ogni volta al supporto su cui veniva scritto – di un testo pubblicato nel 1924 e piuttosto noto. La terza, forse la più importante, è che la mano del frammento contenente il Vangelo di Giovanni e quella del “Vangelo della moglie di Gesù” sembrano le stesse: se il frammento del Vangelo di Giovanni è falso, dunque, lo è anche il “Vangelo della moglie di Gesù”.
Nel novembre del 2015 Malcolm Choat è tornato ad Harvard per esaminare sia il papiro del “Vangelo della moglie di Gesù” sia quello che contiene un pezzo del Vangelo di Giovanni, anche sulla base delle teoria di Askeland. Racconta il Boston Globe:
Choat ha passato più di otto ore ad esaminare i papiri alla Houghton Library, controllato da un membro dello staff della biblioteca. In un punto del papiro contenente il Vangelo di Giovanni ha trovato dell’inchiostro dove non doveva essercene. In un altro punto ha trovato un’area del papiro senza inchiostro, dove invece si era aspettato di trovarlo. Dialetto che non torna, righe identiche a un altro manoscritto e ora dell’inchiostro fuori posto: per Choat la spiegazione più semplice è che sia un falso. Poi Choat è passato a esaminare nuovamente il “Vangelo della moglie di Gesù”. «Sembrano molto simili, nel modo in cui sono state composte le lettere», ci ha spiegato. «La soluzione più semplice, anche qui, è che siano state scritte dalla stessa persona».
Choat ha comunque detto che le sue scoperte non sono definitive: nei prossimi mesi verrà pubblicato un nuovo studio sull’inchiostro utilizzato nei due frammenti da James Yardley della Columbia University. King continua a difendere l’autenticità dei frammenti, ma in agosto si è detta «aperta» all’ipotesi che alla fine siano dei falsi moderni.