Il Regno Unito ha attaccato l’ISIS in Siria
Stanotte aerei da guerra britannici sono partiti da Cipro e hanno attaccato lo Stato Islamico nella Siria orientale, non si sa ancora con quale esito
Nella notte tra mercoledì e giovedì il Regno Unito ha compiuto i suoi primi attacchi aerei contro lo Stato Islamico (o ISIS) in Siria. Quattro aerei da combattimento sono partiti da una base britannica a Cipro con l’obiettivo di colpire sei postazioni dell’ISIS nei pressi di un giacimento petrolifero nella Siria orientale. Gli attacchi erano stati autorizzati poco prima dalla Camera dei Comuni – la Camera bassa del Parlamento britannico – dove il piano proposto dal governo conservatore di David Cameron aveva ricevuto anche i voti favorevoli di più di 60 laburisti.
Il ministro della Difesa britannico, il conservatore Michael Fallon, ha confermato che gli aerei hanno compiuto la “prima operazione di attacco in Siria” e che ora sono tornati alla base a Cipro. Jonathan Beale, esperto di Difesa per BBC, ha scritto che gli aerei hanno lasciato la base dopo essere stati armati con delle bombe a guida laser, e non dei missili: le bombe, ha scritto Beale, vengono usate più comunemente per colpire obiettivi statici (come delle infrastrutture), mentre i missili per colpire obiettivi in movimento. La stampa britannica scrive che il ministro della Difesa dovrebbe dare oggi ulteriori informazioni sull’esito dei primi attacchi.
Negli ultimi giorni altri paesi avevano deciso di aumentare il loro coinvolgimento nella guerra in Siria. Il ministro della Difesa statunitense, Ash Carter, aveva annunciato l’intenzione degli Stati Uniti di mandare una forza militare nell’area che operi indipendentemente dalle truppe locali che agiscono in Iraq e in Siria (quindi che non abbia solo compiti di addestramento e supporto all’esercito iracheno, come è successo finora). Anche il governo tedesco aveva elaborato un piano per mandare 1.200 soldati a sostegno della coalizione internazionale che combatte l’ISIS in Siria: il piano deve però essere ancora approvato dal Parlamento.
Nonostante dopo gli attentati di Parigi diversi paesi abbiano preso una posizione più netta nella guerra contro l’ISIS in Siria, molti analisti continuano ad avere dubbi sull’efficacia dell’attuale strategia adottata contro lo Stato Islamico. Oltre alla difficoltà di sconfiggere l’organizzazione solo con gli attacchi aerei, c’è anche il problema di cosa fare dopo, in pratica a chi affidare la gestione del territorio una volta sconfitto l’ISIS. Per esempio Charlie Winter, esperto di ISIS, ha scritto su Twitter che una soluzione militare deve essere necessariamente accompagnata da una soluzione politica, che al momento non esiste.
14 I am pro-intervention, but only if it’s carefully thought-out & considered, coupled with robust, realistic plan for political resolution.
— Charlie Winter (@charliewinter) 2 Dicembre 2015