La procura antidoping ha deferito 26 atleti italiani di atletica leggera
Sono accusati di mancata reperibilità e di aver eluso i controlli anti doping: per altri 39 atleti è stata chiesta l'archiviazione
La procura nazionale antidoping ha deferito 26 atleti italiani di atletica leggera, accusati di aver eluso i controlli antidoping. I 26 atleti sono stati deferiti a seguito dell’inchiesta “Olimpia” della Procura di Bolzano, iniziata l’estate scorsa, che riguarda il periodo compreso fra il 2011 e il 2012. Non si parla ancora né di doping né di squalifiche: nella giustizia sportiva il “deferimento” è una specie di rinvio a giudizio. Quando un tesserato viene deferito dalla procura, verrà poi citato in giudizio e processato, a meno che non ci sia un patteggiamento. Nella giustizia sportiva ci sono due gradi di giudizio: il primo grado della Commissione Disciplinare (per società sportive e tesserati) e il secondo grado (definitivo) della Corte di Giustizia federale.
L’indagine
I 26 atleti, tra il 2011 e il 2012, avrebbero violato gli articoli del regolamento del CONI che riguardano l’elusione dei controlli antidoping e la mancata reperibilità. Un elemento fondamentale dell’indagine sono i “whereabouts information”, ovvero i documenti da compilare e consegnare regolarmente ogni tre mesi in cui gli atleti devono comunicare la loro reperibilità per i controlli antidoping. Solo tre atleti nella lista dei deferiti hanno rispettato la consegna dei “whereabouts”. Tutti gli altri l’avrebbero saltata almeno una volta: alcuni anche nove, otto o sette volte. Secondo il regolamento dell’attività antidoping del CONI, “in un periodo progressivo di 18 mesi, con tre avvisi per la mancata comunicazione di informazioni accurate sui luoghi di permanenza o con un avviso per una combinazione di mancata comunicazione delle informazioni sui luoghi di permanenza, per un totale di tre evenienze, l’Atleta può essere soggetto a violazione delle norme antidoping”. Ben più grave è l’elusione di un controllo antidoping, per il quale basta una violazione per essere squalificati.
Gli atleti e le squalifiche
La Procura antidoping della NADO-Italia ha chiesto due anni di squalifica per ciascuno dei 26 atleti deferiti. Sono compresi nella lista alcuni dei più forti atleti italiani degli ultimi anni: Ruggero Pertile, Jacques Riparelli, Silvia Salis, Fabrizio Schembri, Daniele Secci, Simone Collio, Roberto Donati, Fabrizio Donato, Giovanni Faloci, Matteo Galvan, Giuseppe Gibilisco, Daniele Greco, Andrew Howe, Anna Incerti, Andrea Lalli, Stefano La Rosa, Claudio Licciardello, Daniele Meucci, Christian Obrist, Daddour Slimani, Gianluca Tamberi, Marco Vistalli, Silvia Weissteiner. I 20 atleti ancora in attività potranno gareggiare fino alla prima sentenza mentre sei di loro, tra cui Giuseppe Gibilisco e Simone Collio, non sono più in attività.
Nell’indagine sono stati coinvolti in tutto 65 atleti e per 39 di loro, fra cui Valeria Straneo, Antonietta Di Martino e Alex Schwazer, è stata chiesta l’archiviazione per scadenza dei termini. Il provvedimento inviato agli atleti è stato inoltrato anche alla WADA, l’agenzia antidoping mondiale, e alla IAAF, l’Associazione Internazionale delle Federazioni di Atletica Leggera.
In una breve intervista alla Gazzetta dello Sport, Fabrizio Donato – medaglia di bronzo nel salto triplo alle ultime Olimpiadi e anche lui fra la lista dei deferiti — ha parlato di “un sistema che fa acqua da tutte le parti” riferendosi probabilmente all’organizzazione del CONI e all’agenzia antidoping italiana. Anche altri atleti coinvolti hanno accusato il comitato olimpico italiano e l’agenzia antidoping di scarsa organizzazione: i richiami a cui gli atleti non hanno risposto non erano richiami formali, spiega il Corriere della Sera, ma email “bonarie” di promemoria che erano inviate loro da una dirigente della federazione di atletica. Queste email sono state mandate a molti più atleti dei 26 deferiti, ma la procura ha deciso di chiedere il processo solo per quelli che ne hanno ricevuti più degli altri.