Amburgo rinuncia alle Olimpiadi 2024
I residenti hanno respinto la candidatura della città con un referendum: ora ne restano in corsa quattro, tra cui Roma
I residenti di Amburgo, in Germania, hanno votato contro la candidatura della loro città a organizzare e ospitare i Giochi Olimpici e Paralimpici nel 2024. I no hanno vinto il referendum cittadino con il 51,7 per cento, la candidatura sarà quindi ritirata; il sindaco Olaf Scholz, sostenitore del progetto, ha detto che «non avremmo voluto questa decisione, ma è una decisione chiara». Amburgo era una delle cinque città candidate: le altre sono Roma, Parigi, Budapest e Los Angeles. Prima di Amburgo, anche Toronto e Boston avevano ritirato la propria candidatura; due anni fa la città di Monaco aveva ritirato la sua candidatura a ospitare i Giochi invernali.
Il comitato per il no ha sostenuto che organizzare le Olimpiadi sarebbe stato uno spreco di risorse; quello per il sì invece ha detto che i Giochi sarebbero stati una grande opportunità per rinnovare la città e attrarre investimenti e turisti. Un portavoce del Comitato Olimpico Internazionale ha detto che con questa decisione la Germania perde «una grande opportunità per la città, il paese e lo sport», e che adesso «ci sarà una forte competizione tra quattro eccellenti città candidate».
Il comune di Roma ha ufficializzato la candidatura per le Olimpiadi del 2024 lo scorso settembre. Il Comitato Olimpico Internazionale ha stabilito che la decisione sulla città ospitante sarà presa a Lima, in Perù, nel settembre del 2017. Da anni sempre più nazioni e città trovano superfluo o dannoso organizzare le Olimpiadi, perché costano troppo e si lasciano dietro infrastrutture che rimangono spesso inutilizzate: allo stesso tempo sono aumentate le candidature e i grandi eventi sportivi organizzati da paesi con governi totalitari, che li usano per promuovere se stessi e sdoganarsi davanti alla comunità internazionale.
Anche in Italia esiste una discussione sull’opportunità di organizzare i Giochi. Da anni ogni “grande opera” in Italia è finita oggetto di inchieste per corruzione e accuse di scarsa trasparenza sugli appalti: per questo motivo nel 2012 l’allora presidente del Consiglio Mario Monti non firmò la lettera di garanzia che avrebbe dovuto portare alla candidatura di Roma alle Olimpiadi estive del 2020. Monti spiegò che il suo governo stava facendo grossi sforzi per il risanamento finanziario del paese, che sarebbe stato più facile e “spendibile” dal punto di vista politico accettare di sostenere la candidatura ma che scelse di non farlo data la delicata condizione economica italiana.