In Spagna è il momento di Ciudadanos?
Che è un po' di destra e un po' di sinistra, nei sondaggi ha superato di molto Podemos e ha un leader carismatico e contrario all'indipendenza della Catalogna
In Spagna il 20 dicembre si terranno le elezioni politiche, a quattro anni di distanza da quelle vinte dal Partito Popolare – la principale forza di centrodestra del paese – dell’attuale primo ministro Mariano Rajoy. A meno di un mese dal voto c’è ancora molta incertezza sull’esito delle elezioni, anche se gli ultimi sondaggi hanno già dato qualche indicazione significativa: per esempio che assieme ai due partiti più “istituzionali” – cioè il partito Popolare e quello Socialista, di centrosinistra – la forza politica che raccoglie oggi più consensi è Ciudadanos (“cittadini”), un partito catalano fondato nel 2006 e descritto dai giornali internazionali come “centrista”, sebbene sia difficilmente inquadrabile in una definizione netta.
Ciudadanos finora non è mai entrato in Parlamento – ci ha provato una sola volta, nel 2008: prese lo 0,2 per cento – ma negli ultimi mesi è diventato molto popolare grazie al carisma del suo leader Albert Rivera e alle sue posizioni contro l’indipendenza della Catalogna, contro i partiti tradizionali ma al contempo molto europeiste. In un sondaggio pubblicato su El País e compiuto fra il 23 e il 25 novembre, Ciudadanos ha praticamente le stesse percentuali del Partito Socialista e del Partito Popolare. Ha invece perso molti consensi Podemos, il partito di sinistra radicale che all’inizio del 2015 i sondaggi davano come la forza politica più popolare del paese.
Il New York Times ha fatto notare la particolarità della situazione spagnola rispetto a quella di altri paesi europei: in un periodo storico in cui sembra che i partiti con posizioni radicali e anti europeiste ottengano più consensi rispetto a qualche anno fa, in Spagna la maggioranza dei seggi potrebbe essere ottenuta da un partito che ha posizioni più centriste dei partiti tradizionali.
Il New York Times sintetizza il successo di Ciudadanos sostanzialmente in due punti, che specularmente sono gli stessi su cui è in difficoltà Podemos. Per prima cosa, Ciudadanos ha una posizione storicamente contraria all’indipendenza della Catalogna – Josep Borrell, un economista catalano, ha detto che Rivera «è stato l’unico politico catalano pronto sin dal primo giorno a confutare la mitologia nazionalista catalana» – mentre Podemos non ha ancora una posizione chiara a riguardo: ad esempio a Barcellona sostiene Ada Colau, che ha vinto con una coalizione molto di sinistra e indipendentista ma che da quando è in carica ha ammorbidito le sue posizioni. Pablo Iglesias, il leader di Podemos, ha inoltre detto che nel caso si trovasse a governare garantirebbe un referendum per l’indipendenza, ma al contempo ha affermato esplicitamente di non volere che «la Catalogna lasci la Spagna».
Ciudadanos inoltre spinge molto per una maggiore integrazione della Spagna in Europa, e ha occupato sostanzialmente una specie di “vuoto” al centro che si era creato nella politica spagnola: grazie alle sue posizioni flessibili è riuscito ad attirare sia ex elettori del Partito Popolare sia del Partito Socialista. Podemos, secondo il New York Times, sta pagando la sua esplicita vicinanza a Syriza, il partito greco di sinistra radicale del primo ministro Alexis Tsipras che finora non è riuscito a risolvere i gravissimi problemi economici della Grecia. Che Podemos sia percepito come un partito “radicale” lo suggerisce un altro sondaggio pubblicato da El País, condotto assieme a quello già citato. Alla domanda «qual è il partito che non votereste in nessun caso?», dopo il primo posto per il Partito Popolare c’è proprio Podemos, indicato dal 37 per cento degli intervistati (in questo sondaggio Ciudadanos ha preso l’11 per cento).
La natura di Ciudadanos è un po’ controversa: un articolo del Guardian di marzo sostiene che in molti lo chiamano “il Podemos di destra”, mentre l’edizione europea di Politico lo definisce di centro-sinistra. Juan Ignacio Torreblanca, un professore di politica della Universidad Nacional de Educación a Distancia di Madrid, ha sintetizzato: «sono liberali per quanto riguarda l’economia e i diritti civili, ma molto di destra quando si tratta di difendere l’identità spagnola». La loro proposta economica prevede agevolazioni per le famiglie povere e una riforma che moderi l’utilizzo dei contratti di lavoro temporanei: al contempo, scrive il Guardian, «in Catalogna alcuni membri del partito hanno appoggiato la restrizione dell’accesso alle cure mediche per i clandestini e proposto che il burqa venga vietato nei luoghi pubblici». Ciudadanos è stato effettivamente fondato da un gruppo di professori universitari di centro-sinistra, e una dettagliata analisi del sito Policy Network considera i suoi programmi «in linea con quelli di Matteo Renzi e Manuel Valls». Il sondaggista spagnolo José Pablo Ferrándiz ha però spiegato che sebbene Ciudadanos sia visto come una specie di alternativa anti sistema “più sicura” di Podemos, «la maggior parte dei loro voti proviene comunque dal Partito Popolare».
Quale che sia la natura di Ciudadanos e la solidità di Podemos, secondo il Financial Times è probabile che né il Partito Popolare – nonostante l’economia della Spagna sia complessivamente migliorata – né quello Socialista otterranno da soli una maggioranza per formare un nuovo governo: di conseguenza entrambi dovranno cercare il sostegno di uno dei due “nuovi” partiti.