“Toy Story”, vent’anni fa
Il primo film d'animazione della Pixar è anche uno dei più apprezzati e meglio recensiti di sempre: la sua produzione fu però piuttosto complicata
Il 22 novembre 1995 usciva nei cinema statunitensi Toy Story, (il titolo italiano è Toy Story – Il mondo dei giocattoli) il primo film della Pixar e uno dei più apprezzati dal pubblico e meglio recensiti dai critici cinematografici. Nella classifica fatta da Vulture di tutti i film Pixar, Toy Story è al secondo posto, dietro a WALL•E. Toy Story – diretto da John Lasseter – è stato il film ad incassare di più di tutto il 1995 e nel 2007 l’American Film Institute l’ha inserito tra i 100 migliori film della storia del cinema. Toy Story ha avuto due seguiti e l’uscita del terzo – Toy Story 4 – è prevista per il 2018. Vulture ne ha parlato come di un «modello di quello che la Pixar ha fatto da allora: emotività, grandi scene d’azione, potenti lezioni sulla natura umana, e un sacco di risate frivole, leggere e intelligenti». Sul sito IMDB il voto medio dato al film da oltre 500mila utenti è di 8,3 su 10, un’ottima valutazione. Prima di avere così tanto successo, comunque, Toy Story ebbe molte difficoltà.
La storia di Toy Story iniziò in un certo senso negli anni Ottanta, quando Lasseter realizzò Tin Toy – “giocattolo di latta” – un cortometraggio d’animazione che dura poco meno di cinque minuti. Il protagonista del corto è Tinny, un uomo d’orchestra di latta con cui gioca il neonato Billy. Tinny è animato, esattamente come saranno anni dopo i giocattoli protagonisti di Toy Story: pensa, prova emozioni e si muove. Tinny scopre che essere il giocattolo di un neonato non è poi così bello: va a nascondersi sotto il letto – qui è dove incontra altri giocattoli spaventati – ma poi decide di tornare da Billy quando il bambino comincia a piangere per essere rimasto senza giochi.
Nel 1989 Tin Toy vinse l’Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione e se ne parlò come di qualcosa di rivoluzionario e profondamente innovativo. Negli anni successivi Lasseter pensò di partire dal concetto base di Tin Toy per sviluppare un cortometraggio d’animazione: il suo progetto era molto costoso ed era difficile capire se qualcosa di quel tipo sarebbe piaciuto al pubblico. Dopo molti problemi e tentativi, Lasseter riuscì a convincere la Pixar – che allora era guidata da Steve Jobs e non faceva ancora parte della Disney – a produrre un suo lungometraggio.
La decisione delle Pixar di produrre il progetto di Lasseter fu seguita da molte riscritture e rielaborazioni della sceneggiatura di base. A questa fase partecipò anche la Disney, che aveva deciso di partecipare alla produzione di Toy Story. La maggior parte dei cambiamenti alla sceneggiatura riguardarono i due giocattoli protagonisti: lo sceriffo cowboy Woody e l’astronauta Buzz Lightyear, in competizione per essere il giocattolo preferito di Andy, il bambino che ne è “proprietario”. All’iniziò si pensò a Woody come a un personaggio cattivo, quasi dispotico nei confronti degli altri giocattoli. Si decise poi di renderlo più buono, nonostante un iniziale contrasto con il personaggio di Buzz Lightyear.
Il personaggio di Buzz Lightyear cambiò più volte nome prima del film: si pensò per esempio ai nomi “Lunar Larry” e “Tempus from Morph”, ma alla fine si decise di chiamarlo Buzz, in omaggio all’astronauta Buzz Aldrin che partecipò alla missione Apollo 11 con Neil Armstrong e fu il secondo uomo a mettere piede sulla luna. Durante la produzione del film, si decise di costruire il rapporto tra Buzz Lightyear e Woody – il cui nome è un omaggio a quello dell’attore Woody Strode, famoso per i suoi western – basandosi sui “buddy film”: ovvero quei film incentrati sul rapporto tra due persone dello stesso sesso, di solito maschi. “Buddy” è il termine inglese per indicare in modo molto informale un “amico”.
Una volta costruita la storia e ultimati i disegni dei personaggi si decisero i doppiatori, che nella versione originale sono Tom Hanks per Woody e Tim Allen per Buzz Lightyear. IMDB spiega che Hanks fu scelto subito mentre Allen fu scelto dopo il rifiuto di Billy Cristal, Bill Murray e Jim Carrey. Per l’Italia furono scelsero Fabrizio Frizzi per Woody e Massimo Dapporto per Buzz Lightyear. La canzone più famosa del film – You’ve got a friend in me, in inglese; Hai un amico in me in italiano – è invece cantata da Randy Newman nel primo caso e da Riccardo Cocciante nel secondo.
Quando il 22 novembre 1995 Toy Story uscì nei cinema statunitensi – dopo un’anteprima il 19 novembre in un cinema di Hollywood – le recensioni furono subito ottime. Sul New York Times il critico Elvis Mitchell ne parlò come di una «opera di incredibile intelligenza», Peter Stack del San Francisco Chronicle lo descrisse come una «gemma di scene d’azione, umorismo sofisticato e ispirata comicità» e Kevin McManus del Washington Post scrisse che Toy Story era un film «da andare di sicuro a vedere, un film di cui si doveva parlare, e un film che si doveva andare a rivedere». Il film, che costò 30 milioni di dollari, ha poi incassati circa 360 milioni di dollari. Nel 1996 fu il primo film d’animazione a essere candidato all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale (premio che andò al film I soliti sospetti). Quell’anno Lasseter vinse il Premio Special Achievement, un Oscar speciale, per la regia di Toy Story: la categoria “Miglior lungometraggio d’animazione” ancora non esisteva.