Cos’è successo ieri a Bamako, in ordine
Nella capitale del Mali è stato attaccato un hotel frequentato da occidentali: sono state uccise almeno 19 persone, l'attentato è stato rivendicato dal gruppo di Mokhtar Belmokhtar
Venerdì 20 novembre un gruppo di terroristi ha attaccato l’hotel Radisson di Bamako, la capitale del Mali, un’ex colonia francese nell’Africa centro-occidentale e dalla storia recente molto complicata. L’hotel Radisson è uno dei più lussuosi di Bamako ed è spesso frequentato da occidentali. Venerdì sera il presidente maliano Ibrahim Boubacar Këita ha detto che durante l’attacco sono state uccise 21 persone, tra cui i due attentatori, mentre altre 7 persone sono rimaste ferite. Per il momento sono stati identificati solamente cinque morti: un belga, una statunitense e tre cinesi. Le notizie sono arrivate in maniera confusa per tutta la giornata, e ancora adesso sono molti i punti non chiari su quello che è successo al Radisson: ad esempio non si sa quanti attentatori abbiano partecipato all’attacco, e se alcuni di loro siano scappati o siano stati arrestati.
L’attacco è stato rivendicato da al Murabitoun, un gruppo terroristico islamista guidato da Mokhtar Belmokhtar, uno dei più conosciuti leader di organizzazioni terroristiche islamiste. Belmokhtar – che in passato è stato dato per morto diverse volte – è ritenuto l’organizzatore del grave attacco all’impianto di estrazione del gas naturale di Amenas in Algeria, avvenuto nel gennaio 2013. Il ministro della Difesa francese Jean-Yves Le Drian ha detto che Belmokhtar è «probabilmente» responsabile degli attacchi, ma che «ancora non ne abbiamo la certezza».
L’attacco è iniziato alle 7 di mattina locali ed è proseguito fino alla sera: appena arrivati nell’hotel, gli attentatori hanno attaccato gli ospiti con armi da fuoco, mentre nelle ore successive hanno tenuto in ostaggio diverse decine di persone. Le forze speciali maliane sono entrate al Radisson durante la mattina, ma nel pomeriggio gli ostaggi erano ancora 138. Diversi testimoni hanno detto che gli attentatori sono entrati nell’hotel gridando Allahu akbar (“Dio è grande”, in arabo). Un’impiegata della reception ha detto al New York Times di aver visto gli attentatori entrare e «sparare ovunque», e tagliare la gola a un uomo. Altri testimoni hanno raccontato di aver sentito degli spari mentre si trovavano nella propria stanza.
Pictures show hostages fleeing to safety from #Mali hotel; 138 people still inside https://t.co/uwLmeVlryb pic.twitter.com/2CBC4HJlG7
— BBC Breaking News (@BBCBreaking) November 20, 2015
I giornalisti che si trovavano ieri fuori dal Radisson hanno raccontato che le forze speciali maliane – aiutate da quelle francesi, dal primo pomeriggio in avanti – hanno avanzato piano per piano, liberando man mano gli ostaggi che erano rimasti nelle loro stanze. L’operazione è finita nel tardo pomeriggio: non è chiaro se ci fossero altri attentatori poi scappati o arrestati. In serata, il presidente Ibrahim Boubacar Këita ha proclamato tre giorni di lutto nazionale. Il governo ha anche dichiarato lo stato di emergenza di dieci giorni.
Il Mali – oltre ad essere uno dei paesi più poveri al mondo – è da anni un paese piuttosto problematico: ottenne l’indipendenza dalla Francia nel 1960, ma fu governato da una dittatura militare dal 1969 al 1992. Sin dagli anni Novanta nel nord del paese è in corso una guerra civile con le minoranze tuareg: il conflitto è diventato più violento a partire dal 2012, quando alcune zone del Mali sono passate di fatto sono il controllo di al Qaida. Nello stesso anno militanti islamisti vicini ad al Qaida hanno iniziato a guadagnare sempre più territori e destituito il presidente in carica: la loro avanzata è stata fermata da un intervento militare della Francia nel 2013. Fra luglio e agosto del 2013 sono poi avvenute nuove regolari elezioni presidenziali, precedute di poco da un parziale ritiro dell’esercito francese.