Il grande furto di opere d’arte a Verona
Due giorni fa tre ladri sono entrati al Museo civico di Castelvecchio e hanno rubato opere per 15 milioni di euro, tra cui quadri di Tintoretto, Mantegna e Rubens
Poco prima delle otto di sera di giovedì 19 novembre tre uomini – due dei quali armati – sono entrati nel Museo civico di Castelvecchio, uno dei più importanti musei di Verona, che ospita soprattutto opere di arte antica e medievale. I ladri sono riusciti a rubare 17 opere di importanti artisti italiani e stranieri, tra cui Tintoretto, Mantegna, Pisanello e Rubens. La direttrice del museo, Paola Marini, ha detto che le opere rubate hanno un valore di circa 15 milioni di euro. Paolo Gallori ha riportato su Repubblica una dichiarazione del sindaco di Verona Flavio Tosi: «erano dei professionisti, sapevano cosa prendere e conoscevano il museo».
La dinamica del colpo
Al Museo Civico di Castelvecchio, più che un furto, è andata in scena una vera e propria rapina. La cui dinamica, dopo una giornata di verifiche, la illustra a Repubblica in serata il capo dell’Ufficio Stampa del Comune, Roberto Bolis. “Erano in tre, due armati, a volto coperto. In quel momento, verso le 19,30, poco prima della chiusura, al museo era in corso il passaggio di consegne tra il personale, che di giorno è di almeno 11 persone, ma che a quell’ora è ridotto alla sola cassiera, e l’agente della vigilanza notturna. La guarda giurata ispeziona le sale per verificare che non ci sia nessuno, quindi torna all’ingresso e manda via la cassiera. Ecco, il furto è avvenuto in quel passaggio”.Un varco, una falla, in chiusura ma a museo ancora aperto, quando i sistemi di allarme, in particolare i sensori volumetrici, collegati con la centrale operativa dell’istituto di vigilanza, non sono ancora attivati. I tre hanno immobilizzato la guardia giurata e imbavagliato la cassiera con nastro adesivo. Mentre due ladri costringevano il vigilante ad accompagnarli nelle sale dove hanno rubato i quadri, il terzo piantonava la cassiera. Alcune tele sono state rimosse dalle cornici e arrotolate, altre no. Per allontanarsi, i tre hanno utililizzato l’auto della guardia giurata, probabile che poi abbiano trasbordato le opere su un’altra vettura.
Professionisti del crimine, non esperti d’arte
“Erano professionisti, non hanno detto una parola – prosegue Bolis -. In un’ora e un quarto hanno fatto tutto. Ma non erano esperti d’arte, hanno sicuramente preso opere indicate in una lista. Non le più grandi, visto che sono fuggiti con l’auto del vigilante. Neanche le più preziose del museo. Al contrario, ne hanno prelevate di minori, forse a caso, per uso personale. Delle 17 opere rubate, quattro sono veramente di valore: La Madonna della quaglie attribuita al Pisanello, San Girolamo penitente del Bellini, la Sacra Famiglia con una Santa del Mantegna e il Ritratto di giovane con disegno infantile di Giovanni Francesco Caroto”.“Quei capolavori hanno un mercato nell’Est”
Anche Bolis conferma nel furto su commissione l’ipotesi investigativa più probabile. “E’ vero quanto si dice, che quelle opere non sono spendibili sul mercato. Ma, come mi hanno spiegato due carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, esiste un mercato informale per simili capolavori a Est, dove quelle opere potrebbero finire nel salotto di qualcuno. Speriamo di no. Ora si dovranno visionare i filmati delle 48 telecamere del museo, vengono conservati sempre quelli degli ultimi cinque giorni. E’ probabile che i ladri abbiano fatto degli appostamenti per studiare il colpo. Ma ci sono anche telecamere all’esterno, due banche, ristoranti, quelle della polizia municipale”.