Al Qaida e ISIS non sono la stessa cosa
Hanno obiettivi simili ma usano metodi diversi e sono in competizione nel mondo jihadista: una guida sui due gruppi che hanno rivendicato gli attentati degli ultimi giorni
Una settimana dopo gli attentanti di Parigi, un gruppo affiliato ad al Qaida ha rivendicato l’attacco a un hotel di Bamako, in Mali, in cui sono state uccise almeno 21 persone tra cui due attentatori. In Mali gli estremisti islamici portano avanti da anni un’insurrezione contro il governo – e la rivendicazione dell’attacco all’hotel di Bamako cita una serie di motivazioni locali – ma secondo diversi analisti dietro gli attacchi c’è anche un’altra ragione: la rivalità che da diverso tempo divide l’ISIS (o Stato Islamico) e al Qaida, e la competizione tra le due organizzazioni per la supremazia nel mondo jihadista globale. Bamako «si inserisce nella crescente e violenta rivalità tra i due gruppi», hanno scritto sul New York Times Anne Barnard e Neil MacFarquhar.
Per quanto ISIS e al Qaida vengano spesso associati e confusi, sono due organizzazioni molto diverse e in competizione tra loro. I primi segnali che gli attacchi di Parigi erano opera dell’ISIS sono arrivati da Twitter, dove i sostenitori dello Stato Islamico hanno quasi subito celebrato l’attacco. La stessa cosa è avvenuta con i sostenitori di al Qaida dopo Bamako, e i due gruppi si sono scambiati reciproche accuse sui social network, ognuno attribuendo al proprio gruppo il ruolo di organizzazione più temuta dall’Occidente. La rivalità tra ISIS e al Qaida non rimane comunque confinata solo su Twitter e nell’ultimo anno i due gruppi si sono spesso scontrati in Siria, dove le loro aree di influenza si toccano e si sovrappongono. Circa due anni fa proprio in Siria è avvenuta la scissione tra ISIS e al Qaida, dopo che l’ISIS era stato per diversi anni il gruppo affiliato ad al Qaida operante in Iraq (allora si chiamava AQI, al Qaida in Iraq). La scissione è arrivata dopo una serie di disaccordi in parte per le rivalità tra i leader e in parte per le divisioni su metodi e strategie da adottare.
ISIS e al Qaida condividono lo stesso obiettivo: la creazione di uno stato islamico sul modello di quello creato dal profeta Maometto e dai suoi successori, i califfi, ma differiscono su quasi tutto il resto, a partire dai metodi da usare. Per al Qaida – fondata nei primi anni Novanta dallo sceicco saudita Osama bin Laden e, dopo la sua morte, guidata dal medico egiziano Ayman al Zawahiri – la creazione del califfato è un obiettivo distante nel tempo. Per raggiungerlo, al Qaida intende utilizzare la classica strategia del terrorismo: colpire i nemici in modo da causare una reazione violenta che a sua volta spinga gran parte della popolazione civile a schierarsi con il gruppo.
Il nemico, in questo caso, sono gli Stati Uniti e i regimi che governano molti paesi arabi, quello dell’Arabia Saudita in particolare. La strategia di al Qaida è quella di compiere attacchi terroristici così gravi da spingere gli Stati Uniti a intervenire nei paesi arabi e i regimi musulmani a portare la repressione ad un livello intollerabile per la popolazione. In questo modo, i qaidisti vogliono provocare un’insurrezione generale dei musulmani che porterà alla creazione di uno stato islamico. L’ISIS ritiene che questa fase si sia già compiuta e che comunque non debba precedere la creazione dello Stato Islamico. Secondo l’ISIS, il califfato è già una realtà e ora è dovere di ogni buon musulmano accorrere in sua difesa.
Quello dell’ISIS è un messaggio considerato oggi da molti jihadisti molto più “attraente”: anche grazie ai successi militari ottenuti nell’estate del 2014 – con cui i miliziani dell’ISIS sono riusciti a conquistare rapidamente molti territori in Iraq e in Siria – lo Stato Islamico è di fatto riuscito a eclissare al Qaida. Quasi 20 mila “foreign fighters” – i combattenti stranieri che si uniscono a fazioni jihadiste in Siria – hanno risposto all’appello dell’ISIS, un numero molto più alto di quanto Bin Laden e i suoi successori abbiano mai raggiunto. L’ISIS si è dimostrata molto più abile anche nella propaganda, ad esempio girando e diffondendo video spesso cruenti, ma realizzati con cura cinematografica. Al Qaida era stato il primo gruppo a puntare molto sulla propaganda, ma i suoi metodi sono stati ripresi e poi perfezionati dall’ISIS.
Al Qaida e ISIS sono divisi anche sui metodi tattici con cui intendono raggiungere il loro obiettivo. L’ISIS adotta tattiche particolarmente brutali e spettacolari e ne fa un punto saliente della sua propaganda. Utilizzando una teologia particolarmente estrema, il “takfirismo”, l’ISIS giustifica l’uccisione di altri musulmani che rappresentano senza dubbio la grandissima parte delle persone uccise dal gruppo. Nel libro “ISIS: Inside the Army of Terror” scritto da Micheal Weiss e Hassan Hassan viene raccontato come fu proprio l’uso di queste tattiche spietate che causò la prima frattura tra i leader di AQI e i vertici di al Qaida.
Prima della scissione l’attuale leader di al Qaida, Ayman al Zawahri, aveva rimproverato più volte AQI per le sue campagne di attacchi suicidi indiscriminati contro gli sciiti iracheni, sottolineando come il vero nemico fossero gli Stati Uniti e che colpire altri musulmani danneggiasse l’immagine del gruppo (sia al Qaida che l’ISIS sono organizzazioni sunnite, come la maggioranza dei musulmani, mentre l’Iraq è uno dei pochi paesi a maggioranza sciita). Quello del “takfirismo” è un tema molto sentito ancora oggi dai sostenitori dei due gruppi. Dopo l’attacco di Bamako, i sostenitori di al Qaida hanno celebrato il fatto che gli attentatori abbiano liberato i musulmani presi in ostaggio, mentre gli affiliati dell’ISIS che hanno attaccato Parigi hanno colpito in maniera indiscriminata, finendo con l’uccidere anche musulmani.
La scissione dell’ISIS ha fatto sì che in territorio iracheno al Qaida non abbia più un suo “rappresentante” ufficiale. ISIS e al Qaida si affrontano direttamente in Siria, dove al Qaida è rappresentata dal Fronte al Nusra. Anche qui si vedono le differenze principali tra i due gruppi. Mentre l’ISIS ha proclamato la nascita del califfato ed è entrato in guerra praticamente con tutte le fazioni in campo (curdi, regime, ribelli moderati e ribelli “non abbastanza estremisti”), al Nusra ha cercato di stringere rapporti e alleanze con i ribelli locali. L’obiettivo in Siria di al Qaida è la sconfitta del presidente siriano Bashar al Assad e la creazione di uno stato basato sulla legge islamica, obiettivi con cui la gran parte dei ribelli può convivere, anche senza condividerli.
Oggi il Fronte al Nusra collabora con altri gruppi ribelli, in alcuni casi gli stessi che hanno ricevuto armi e addestramento della CIA. Il suo leader, Abu Muhammad al Jawlani, ha dato diverse interviste ad al Jazeera. Al Nusra è un’organizzazione brutale, responsabile di massacri e di pulizie etniche, ma nel corso del 2015 ha cercato di moderare la sua immagine, attenuando la repressione della popolazione nei territori sotto il suo controllo e promettendo di non usare violenza contro i membri delle minoranze religiose che si arrenderanno al gruppo.