10 anni di Giambattista Valli
Lo stilista romano ha fondato un'azienda senza l'aiuto di soci o finanziatori: gli affari vanno bene ma per mantenerla disegna fino a 12 collezioni l'anno
di Enrico Matzeu – @enricomatzeu
La casa di moda aperta dallo stilista italiano Giambattista Valli, che porta il suo nome, ha compiuto quest’anno dieci anni: negli ultimi mesi la stampa ne ha scritto parecchio, sottolineando che Valli l’ha fondata e continua a gestirla senza l’aiuto di soci o investitori esterni. Business of Fashion, uno dei siti di moda più autorevoli, racconta la storia e lo stile di Valli e come riesce a mantenere l’indipendenza economica e creativa dell’azienda in un periodo in cui le altre vendono o cercano investitori.
Giambattista Valli ha 39 anni, ha studiato all’Istituto Europeo di Design (IED) e alla Central Saint Martins di Londra (una delle scuole di moda più prestigiose al mondo). I suoi abiti piacciono molto perché sono facili da portare anche se parecchio elaborati, spesso con fantasie a fiori e molte rifiniture. Sasha Sarokin, responsabile acquisti per la piattaforma di e-commerce di lusso Net-a-Porter, ha spiegato al Financial Times che Valli crea abiti «che guardano avanti, fatti di tessuti bellissimi e stampe che catturano l’attenzione. I suoi vestiti sono appropriati per ogni occasione e la silhouette sempre evidenziata è il suo segno distintivo». I suoi abiti haute couture (quelli di alta moda, fatti su misura) sono molto scenografici e voluminosi, come quello rosa che la cantante Rihanna ha indossato sul red carpet dei Grammy Awards di quest’anno. Il successo di Valli è garantito anche da molte celebrità, come Amal Clooney, la regina Rania di Giordania, Jessica Alba e Penelope Cruz, che scelgono di indossare i suoi abiti.
A influenzare le sue creazioni è stata soprattutto l’esperienza come assistente dello stilista Roberto Capucci alla fine degli anni Ottanta (fu il suo primo lavoro), dove ha imparato a non seguire per forza le tendenze del momento e a creare abiti molto scenografici. Nel 1990 ha iniziato a lavorare da Fendi con Karl Lagerfeld, e nel 1997 è stato assunto da Emanuel Ungaro a Parigi, che nel 2001 gli ha affidato la guida creativa della linea di prêt-à-porter.
Valli ha fondato la sua linea personale nel 2005; nonostante sia italiano (è di Roma) l’azienda si trova a Parigi perché lì – dice – la moda è sostenuta «da un autentico sistema culturale e fare abiti è considerato arte». Non ha soci, perché vuole essere autonomo anche dal punto di vista creativo oltre che economico. Per questo, Valli lavora molto non solo per sé ma anche per altri marchi, e disegna fino a dodici collezioni l’anno, praticamente una al mese – con l’aiuto di un team creativo molto piccolo. Ogni anno si occupa di: quattro collezioni per la sua linea principale di prêt-à-porter “Giambattista Valli”; due per la linea di haute couture, sempre a suo nome; due per la sua nuova linea “Giamba”, dedicata a un pubblico più giovane; e infine due come direttore creativo di “Moncler Gamme Rouge” (la haute couture del marchio Moncler).
Giambattista Valli ha aumentato negli ultimi tempi il numero delle sue collaborazioni: lavora per Max Mara Atelier, per il marchio di jeans e abbigliamento casual 7 For All Mankind, e ha firmato una linea di rossetti con il famoso marchio di cosmetici M.A.C. Tutto quello che guadagna con queste collaborazioni viene reinvestito nella sua azienda: in questo modo riesce ad autofinanziarsi, senza contributi esterni, come ha spiegato lui stesso qualche mese fa in un’intervista al Sole 24 Ore. Nella stessa intervista ha anche detto che le cose per la sua azienda stanno andando bene, e che nel 2014 ha avuto un fatturato di 32 milioni di euro, il 18 per cento in più dell’anno prima. La sua seconda linea, Giamba, in un anno ha aumentato il fatturato del 49 per cento: è piaciuta molto ai buyer – le persone che scelgono i prodotti da vendere nei negozi – e ai clienti.
In un’intervista sul New York Times, Valli ha spiegato che la parte più difficile del suo lavoro è il duplice ruolo di creativo e manager. Da una parte deve preoccuparsi di inventare le collezioni e dall’altra assicurarsi che vendano. A volte è complicato gestire da solo gli aspetti commerciali, legali e amministrativi, ma Valli dice che è anche stimolante, perché gli stilisti che si concentrano solo sulla creatività perdono il senso del fare affari vendendo vestiti. A luglio, sempre al Sole 24 Ore, aveva raccontato che il suo lavoro si sta stabilizzando e comincerà a cercare dei partner per far crescere l’azienda. Valli si concentrerà soprattutto sulla vendita e sulla distribuzione, perché al momento ha solo due boutique a Parigi e una a Milano: vorrebbe aprirne a New York, Londra e Shanghai.