Perché in India cresce il mercato del lusso
Fino a pochi anni fa le persone a Delhi e Mumbai si limitavano a guardare le vetrine dei negozi costosi, ma ora le cose stanno cambiando
di Enrico Matzeu – @enricomatzeu
Negli ultimi tempi il mercato indiano del lusso si sta sviluppando molto e in pochi anni diventerà un mercato importante per le aziende sia occidentali che indiane. Il giornalista Samar Srivastava racconta il fenomeno in un articolo per l’edizione indiana di Forbes, dove spiega che l’India è considerata l’ultima frontiera del mercato del lusso. La sua situazione è simile a quella della Cina nel 2003, poco prima che esplodessero le vendite dei prodotti di lusso: a Delhi e Mumbai infatti le persone non si limitano più a guardare le vetrine dei negozi di lusso, come facevano fino a pochi anni fa, ma iniziano a entrare e comprare qualcosa. Secondo uno studio fatto nel 2014 dalla società di revisione KPMG, il mercato del lusso indiano crescerà del 18 per cento all’anno fino a raggiungere una dimensione di 14 miliardi di dollari, oltre 13 miliardi di euro.
Secondo la rivista finanziaria Business Insider ci sono principalmente tre fattori che fanno pensare a una crescita consistente del mercato del lusso in India. Il primo è il rapido aumento della popolazione di milionari, cioè le persone che possono essere definite ricche: nell’ultimo anno è aumentata del 27 per cento passando da 196mila a 250mila persone; secondo l’agenzia di ricerca Wealth-X entro il 2018 diventeranno 473mila. Il secondo è la crescita dei consumi e delle importazioni (quelle di champagne sono aumentate del 6 per cento), e di conseguenza sono proliferati anche i negozi per vendere i prodotti di lusso: nei prossimi tre o quattro anni nelle principali città indiane saranno destinati circa 16 milioni di metri quadrati ai prodotti di questo tipo. Il terzo segnale è l’aumento della vendita di auto costose: stando all’agenzia indiana ICRA, entro il 2020 le auto importate passeranno da 33mila a 100mila.
Negli ultimi anni in India ci sono stati grossi cambiamenti economici e sociali – favoriti anche dalle riforme del primo ministro Narendra Modi, eletto nel 2014 – che hanno creato potenziali clienti del lusso. Ci sono quelli che guadagnano bene ma non possono ancora considerarsi ricchi, come i giovani professionisti e manager a cui le aziende progettano di rivolgersi; quelli che Srivastava definisce i “nuovi ricchi”, diventati improvvisamente tali grazie a una grossa eredità o per la vendita di una proprietà, ma che non sono ancora abituati a comprare, e che quindi sono ignorati dai grandi marchi; e le grandi famiglie di industriali indiani, le uniche ad avere una forza d’acquisto solida e che, viaggiando molto, conoscono e comprano borse, scarpe e cravatte di marca, e sono curiose di scoprire cose nuove.
Darshan Mehta, amministratore delegato di Reliance Brands (società sussidiaria del gruppo Reliance Industries, partner di marchi italiani come Ermenegildo Zegna e Diesel), spiega che i prodotti di lusso seguono solitamente la stessa evoluzione all’interno del mercato, che prevede quattro fasi. All’inizio ci sono i prodotti contraffatti: i clienti iniziano a desiderare un certo oggetto prestigioso ma non potendoselo permettere ne acquistano uno falso: è la fase in cui si trovano ancora la Cina e l’India. Poi arriva il momento dei cosiddetti “prodotti da sfoggiare”: borse e scarpe acquistate per ostentare benessere sociale. A quel punto i marchi occidentali iniziano a interiorizzare la cultura del mercato a cui puntano, creando capi che rispettano le tradizioni culturali o religiose del paese in cui vogliono espandersi: sta succedendo per esempio con le clienti islamiche e le ebree ortodosse. Infine l’entusiasmo verso i beni di lusso prima desiderati cala gradualmente, anche perché il mercato ne è saturo. In India in questo momento le aziende stanno iniziando a inserirsi in modo solido nel mercato e a ottenere i primi risultati.
Alcuni analisti hanno opinioni un po’ più caute sullo sviluppo del mercato del lusso in India, soprattutto su quello legato ai marchi occidentali. Gli indiani, infatti, spendono ancora di più per i matrimoni che per i vestiti e quando comprano abiti firmati, sono spesso di marche locali. Stilisti come Tarun Tahiliani, Sabyasachi Mukherjee e Ritu Kumar, che creano abiti molto ispirati alla tradizione, stanno andando bene e sono cresciuti molto velocemente. Oltre all’abbigliamento, si sta sviluppando anche il settore dei cosmetici, soprattutto quello legato alla medicina ayurvedica, la medicina tradizionale indiana. L’azienda Forest Essentials, che vende prodotti di bellezza ayurvedici, ha basi così solide che il marchio francese Estée Lauder ha acquistato il 20 per cento dell’azienda. Il mercato indiano del lusso è comunque ancora poco democratico. In altri paesi asiatici come Hong Kong, Singapore e Corea del Sud, si vedono facilmente segretarie o impiegate con una borsa di Louis Vuitton; in India invece la classe media non può ancora permettersi beni di lusso di questo tipo.